2022-05-25
I mercati puntano su Banco Bpm conteso tra francesi e Unicredit
Giampiero Maioli (Imagoeconomica)
Il titolo fermato per eccesso di rialzo e poi riammesso. Credit Agricole è salito nel capitale di Anima, controllata dall’istituto milanese, attraverso Amundi. Verso l’acquisizione? O un nuovo intervento di Andrea Orcel?Quella del titolo del Banco Bpm ieri è stata una corsa improvvisa, con tanto di sospensione per eccesso di rialzo, e poi la chiusura a 3,14 euro con un +1,16%. Segno che Piazza Affari scommette sul fatto che la prossima mossa del risiko avverrà sul campo di gioco attorno all’istituto guidato da Giuseppe Castagna magari con una sfida all’Ok Corral tra francesi e italiani. A innescare il rally di ieri ha sicuramente contribuito l’ascesa di Amundi nel capitale di Anima. Come ha scritto ieri La Verità, infatti, la società di asset management controllata dal Crédit Agricole è salita al 5,16% del gruppo del risparmio gestito di cui è primo socio proprio il Banco Bpm con il 20,6%. Lo stesso Banco di cui l’Agricole ha comprato più del 9%. Amundi ha anche un accordo di distribuzione con Unicredit in scadenza nel 2026 mentre è «in coabitazione» sul Creval con la stessa Anima (il cui accordo scadrà nel 2027). I francesi di Amundi possono decidere di allargarsi senza fretta perché fino al 9,9% non sono costretti a comunicare l’aumento della quota a Consob. Nel frattempo, però, si sono piazzati in campo pronti a giocare la partita, vedremo se in attacco o lungo la fascia valorizzando il pacchetto al miglior offerente. Lo shopping, avvenuto il 17 maggio, è però affiorato solo lunedì, per altro proprio nello stesso giorno in cui il numero uno di Agricole in Italia, Giampiero Maioli, ha escluso che l’istituto possa essere interessato al risparmio gestito: «Siamo in questo momento esclusivamente concentrati sulla bancassurance» e non c’è «nessuna questione che ci riguardi su Anima». Di certo, Anima, che ha accordi di partnership a lungo termine con lo stesso Banco e anche con Mps oltre a un accordo commerciale con Poste (che è anche azionista con l’11%), si trova al centro di interessi incrociati che possono intrecciarsi ancora di più quando si concretizzeranno le prossime mosse del risiko non solo bancario. Dalle comunicazioni a Consob è emerso che gli acquisti di Amundi sono stati effettuati dai fondi della società, come ha confermato ieri la banca francese, definendo gli acquisti non strategici. «Questa situazione rientra nella normalità per un asset manager di grandi dimensioni. Questa partecipazione è detenuta attraverso fondi gestiti per conto di terzi e in nessun modo costituisce una posizione costruita da Amundi per proprio conto», ha riferito un portavoce. Ma gli analisti e il mercato ritengono che il titolo non manchi di interesse speculativo in ottica di fusione e acquisizioni ricordando anche che Anima ha «in pancia» oltre 100 miliardi di euro di titoli di Stato, ovvero quasi il 5% del nostro debito pubblico. L’operazione del Crédit Agricole attraverso Amundi sulla società guidata da Alessandro Melzi d’Eril potrebbe avere un valore difensivo o comunque strategico perché attorno ad Anima si muovono anche altri giocatori. Come Francesco Gaetano Caltagirone che a fine aprile è salito al 3,192% della holding (in cui era entrato a marzo 2020 guardando anche alla politica generosa di dividendi), a pochi mesi dal fallito blitz sul Banco Bpm di Unicredit di febbraio e a ridosso dell’assemblea delle Generali, da cui l’imprenditore romano è uscito sconfitto. Negli stessi giorni, inoltre, Caltagirone ha rafforzato anche la sua quota (al 5,5%) in Mediobanca che intanto punta a crescere nel gestito e ha pure assoldato l’ex ad di Anima Marco Carreri nella controllata Che Banca!. Non solo. In caso di nozze tra Anima e Amundi i due gruppi insieme arriverebbero intorno a 430 miliardi, oltre il 17,5% del mercato totale. E lancerebbero la sfida al secondo in classifica, che con i suoi 490 miliardi possiede il 20% del mercato, ovvero le Generali. Che sono scese in campo per conquistare il ruolo di partner assicurativo esclusivo del Banco Bpm. Ecco perché nelle sale operative nelle ultime settimane non si è escluso uno scenario alternativo con il Leone di Trieste che potrebbe avere l’interesse ma anche l’opportunità di comprarsi Anima. Prima però bisognerà capire cosa deciderà di fare l’ad del Banco, Castagna, con la cessione del business assicurativo (nel Piano strategico annunciato lo scorso 5 novembre, l’opzione principale rimane l’internalizzazione ma i corteggiatori sono parecchi, tra questi anche Axa e Allianz). Se il Leone si buttasse nella mischia potrebbe contrastare sia eventuali scalate francesi sia le mosse di Caltagirone con un occhio anche alla delicata partita che sta giocando il Tesoro su Mps. Ma c’è anche un’altra ipotesi che in queste ore circola tra banker e trader, ovvero che l’ad di Unicredit, Andrea Orcel, potrebbe tornare all’assalto del Banco Bpm, dopo che la fuga di notizie spifferate al Messaggero aveva fatto «abortire» l’operazione a febbraio e anche dopo le trattative con il Mef su Mps saltate a novembre dell’anno scorso.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)