2020-05-06
I giallorossi aiutano gli immigrati mentre abbandonano le famiglie
Certa la sanatoria per i clandestini, dubbi solo sui numeri. E gli sbarchi continuano: Lampedusa allo stremo. Ma per chi ha figli le risorse non si trovano. La renziana Elena Bonetti si lamenta però non molla la poltrona.Aumentano i casi gravi in Africa. Fra i Paesi più colpiti del continente Egitto, Algeria e Marocco.Lo speciale contiene due articoli.I ministri dell'attuale governo stanno ridefinendo il concetto di «turista della democrazia». Nel senso che, da come si comportano, sembrano passanti e non membri di un esecutivo con il potere di incidere sulle sorti della nazione. Si comportano come gente capitata a Roma quasi per caso, giunta da lontano per ammirare il colore locale: turisti, appunto. Prendiamo Elena Bonetti, che dovrebbe guidare il dicastero per la Famiglia. Ieri, e non per la prima volta, se n'è uscita con dichiarazioni allucinanti. Intervistata da Paolo Liguori, ha fatto sapere che «le risorse che saranno stanziate dal prossimo decreto le ritengo del tutto insufficienti per rispondere alle reali esigenze delle famiglie. La mia richiesta non è stata accolta, non sono stati stanziati sufficienti soldi».Poi ha dettagliato: «Avevo proposto un assegno per ogni figlio che non è stato accolto dalla maggioranza. Avevo chiesto risorse adeguate per i congedi parentali e i voucher baby sitter da estendere però per un maggior utilizzo per i servizi educativi. Credo sia un errore, in questo momento le famiglie italiane necessitano davvero di investimenti. Da esponente del governo devo accettare fatiche e battaglie perse, anche se giuste».Beh, veramente le cose non stanno proprio così. Se uno fa parte di un governo che non lo ascolta, che lo snobba e gli blocca azioni fondamentali, allora dovrebbe dimettersi e far cadere l'esecutivo irresponsabile. Invece la Bonetti resta al suo posto, terrorizzata (come del resto il suo intero partito, Italia viva) all'idea di non avere più una poltrona su cui sedersi. Però, nel frattempo, frigna e fa la vittima, facendo crescere nel petto di chi la ascolta la sensazione di essere stato preso per i fondelli. Come se non bastasse, il sedicente ministro per la Famiglia cerca di coprire la sua inutilità con l'aria fritta: «Ci saranno delle risorse, non tante, per costruire una rete di servizi educativi, cioè attività come i centri estivi in aiuto per le famiglie», dice arrampicandosi sugli specchi. «E sono convinta che queste risorse sapranno attivare quella comunità educante che non è presente solo nella scuola ma anche fuori e che comprende il terzo settore, le comunità locali, il volontariato, il mondo dello sport. Non lasceremo sole le famiglie».Ma certo, non lasciano da sole le famiglie: le affidano alla «comunità educante», cioè alla sorte, sperando che qualche volontario o filantropo venga in soccorso dei genitori in difficoltà economiche che, dovendo magari rientrare al lavoro, non sanno come gestire i pargoli. Lo spettacolo offerto dalla Bonetti è grottesco e le dimissioni sarebbero a questo punto un atto dovuto. Ma la croce non va calata soltanto sulle sue spalle: è tutto il governo a essere responsabile. Spazio per le famiglie nel nuovo decreto non riesce a trovarlo, in compenso però troverà posto per gli immigrati. Ormai, infatti, i ministri devono soltanto accordarsi sui numeri, ma la sanatoria per i clandestini pare cosa fatta. E lo dobbiamo a Teresa Bellanova, altra esponente di Italia viva, che insiste da settimane per regolarizzare ben 600.000 immigrati. Luciana Lamorgese, al Viminale, non è completamente d'accordo: vorrebbe metterne in regola soltanto 200.000. Alcuni dei 5 stelle, invece, si dicono del tutto contrari. Una trattativa degna, come nota Matteo Salvini, di un mercato degli schiavi: se si accapigliassero così anche per trovare le risorse utili a sostenere genitori e figli, forse gli italiani si sentirebbero un poco rassicurati. Invece litigano sui servi della gleba da spedire nelle campagne. È il delitto perfetto: niente fondi alle famiglie, cioè ai poveretti che si ostinano a fare bambini; dentro gli stranieri, cioè gli altri poveracci chiamati a colmare il vuoto demografico. La grande sostituzione è servita, ovviamente con la scusa della sicurezza sanitaria. Come se dare un permesso di soggiorno a un clandestino lo mettesse al riparo dal virus o gli consentisse automaticamente di uscire da una baraccopoli. Ma ancora non basta. Perché oltre ai migranti da regolarizzare ce ne sono altre centinaia che continuano ormai quotidianamente a sbarcare sulle nostre coste. Un portavoce della Commissione Ue, Adalbert Jahnz, ha fatto sapere ieri dal governo italiano non sono giunte richieste di «coordinare un ricollocamento» degli stranieri. Intanto però a Lampedusa si sono registrati quattro approdi solo nella notte tra lunedì e martedì. Significa 200 persone in più che dovranno affrontare la quarantena su un'isola già allo stremo. Chiaramente, in questa maniera, il rischio contagio aumenta: la pandemia di coronavirus ha iniziato a diffondersi con prepotenza anche in Africa, ed è solo questione di tempo prima che giunga qui qualche malato. Ma a quanto pare il governo pensa di cavarsela facendo sapere che i tamponi effettuati su qualche decina di aspiranti profughi sono negativi, come se questo bastasse a garantire la sicurezza. C'è inoltre da considerare l'aumento della spesa: più gente in arrivo equivale a nuove strutture da destinare all'accoglienza. Alberghi, navi, edifici vari: tutte soluzioni che vanno pagate, e nemmeno poco (per rendersene conto basta dare uno sguardo ai nuovi bandi emessi dalle prefetture). Ne dobbiamo dedurre che, quando c'è da sborsare per gli stranieri, i denari si trovano. E chi ha figli si arrangi pure. Dopo tutto i bimbi mica possono lavorare nei campi, no?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-giallorossi-aiutano-gli-immigrati-mentre-abbandonano-le-famiglie-2645928223.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="paura-in-africa-3-000-positivi-in-piu-in-24-ore" data-post-id="2645928223" data-published-at="1588718685" data-use-pagination="False"> Paura in Africa: 3.000 positivi in più in 24 ore Paura in Africa per il coronavirus. A fronte di 1.862 decessi complessivi, il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie dell'Unione africana ha segnalato ieri pomeriggio 47.118 contagi confermati, mentre lunedì mattina i casi erano 44.483: circa 3.000 contagi in più in 24 ore. Nel dettaglio, l'area maggiormente interessata risulterebbe il Nord Africa con quasi 18.000 contagi, seguita dall'Africa Occidentale (a quota 13.000). Secondo la Johns Hopkins university, i Paesi caratterizzati al momento dal più alto numero di contagi sono l'Algeria (4.648), il Marocco (5.053) l'Egitto (6.813) e il Sudafrica (7.220). Numeri preoccupanti si registrano anche in Cameron (2.104), Ghana (2.719) e Nigeria (2.802). Minore intensità si riscontrerebbe invece nelle regioni dell'Africa centrale, dove si ha per ora un totale di «appena» 4.000 contagi. Non bisogna dimenticare che, negli ultimi giorni, alcuni Stati africani (come Sudafrica, Ghana e Nigeria) hanno allentato le misure restrittive: non è per ora chiaro se l'incremento sia dovuto a questa scelta. La situazione è sempre più preoccupante. Finora era sembrato che il continente africano fosse il meno colpito dal virus, soprattutto in raffronto ad Asia, Europa e Stati Uniti. Adesso i numeri pare stiano aumentando. E le conseguenze di un simile scenario potrebbero rivelarsi non poco negative. In primo luogo, si registra ovviamente un problema sanitario. In Africa mancano spesso strutture ospedaliere adeguate e, qualora la pandemia continuasse a colpire con sempre maggior vigore il continente, risulterebbe difficile arginarla, soprattutto per i settori più vulnerabili della popolazione locale. In secondo luogo, non vanno poi trascurati gli impatti economici. Già a metà marzo, le Nazioni unite calcolarono che, a causa del coronavirus, la crescita economica stimata del continente poteva ridursi dal 3,2% all'1,8%. Nel dettaglio, le contrazioni peggiori rischiano di registrarsi nei settori del turismo e delle materia prime, senza poi trascurare che, per quanto riguarda il consumo farmaceutico, l'Africa subsahariana è dipendente per l'80% dalle importazioni. In tutto questo, non bisogna poi trascurare le dinamiche di natura geopolitica. Sono settimane che la Cina sta inviando in vari Paesi africani aiuti medici ed economici, seguendo una strategia che in buona sostanza è riscontrabile anche in altre aree (dal Medio Oriente all'Europa). Come notava Bloomberg a fine aprile, questi aiuti non sono esattamente disinteressati: più che alle materie prime e ai commerci, Pechino punta infatti a estendere la propria influenza politica sul continente. Un'influenza che torna utile alla Repubblica popolare all'Onu. Ecco che quindi un eventuale peggioramento della situazione in Africa potrebbe consentire a Pechino uno spazio di manovra ancora maggiore. C'è poi un ultimo punto: con un aumento dei casi, diventa più probabile il rischio di nuovi focolai in Europa a causa degli sbarchi che non si sono mai fermati.