2019-07-03
Conte la spunta:
la nuova Europa è meno ostaggio
della tenaglia Parigi-Berlino
Ma l'Italia non era isolata? Non eravamo i malati gravi della Ue, quelli attorno a cui era stato steso un cordone sanitario e che a Bruxelles non erano nemmeno capaci di farsi ascoltare? A leggere i giornali, fino all'altro ieri il nostro Paese era guardato a vista perfino dal blocco di Visegrád, ovvero dagli ex satelliti sovietici, sovranisti sì ma non fino al punto di digerire tipi come Matteo Salvini e Luigi Di Maio. E il presidente del Consiglio Giuseppe Conte? Fino all'altro ieri era dipinto come una figura tragicomica, una specie di comparsa che recita un copione scritto da altri fingendo di essere il protagonista. Repubblica lunedì, in vista del vertice dei capi dell'Unione per decidere le nomine della nuova Commissione, titolava «Qui si fa l'Europa e l'Italia non c'è». L'incipit in prima pagina era illuminante: «L'Italia non è mai stata così sola in Europa, ai margini a causa dei conti pubblici, del caso Sea Watch, delle trattative sulle nomine della Ue, da cui, di fatto, è stata esclusa».Il resto della cronaca ve la potete immaginare. Conte veniva definito il dottor Jekyll, Salvini Mr Hyde. Conclusione: «L'Italia resta più isolata che mai». Tralascio i passaggi lirici su un Paese schizofrenico, con una personalità bifronte, interpretata dal premier e dal ministro dell'Interno, una personalità che comunque nonostante mostri due facce non riesce a farsi ascoltare in Europa. Risultato, quella stessa Italia così isolata, a Bruxelles è riuscita ad affossare la candidatura di Frans Timmermans, il politico olandese che Francia e Germania intendevano imporre alla guida della Commissione europea. Così, dopo aver scritto per giorni che i giochi in Europa erano già decisi e che l'Italia non era neppure stata consultata, in quanto, per l'appunto, isolata dal resto del mondo, all'improvviso i giornali - Repubblica in testa - si sono dovuti ricredere. Il blocco sovranista, che secondo la narrazione era stato sconfitto alle recenti elezioni europee, nell'ora delle nomine ha recuperato terreno, sorprendendo tutti e soprattutto mettendo all'angolo la cancelliera di ferro Angela Merkel, colei che avrebbe in mano i destini dell'Europa. E allora nelle redazioni giornalistiche tocca fare una strambata e raccontare un'altra storia, molto diversa da quella iniziale, ma sempre, ovviamente, per criticare il nostro Paese.Leggere per credere la ricostruzione di Repubblica sullo stop a Timmermans. «Salvini che al telefono ordina a Conte di usare il pugno di ferro ricorda il Duce che con Hitler in visita a Roma fa sfilare i carrarmati di cartapesta. Ma qui, più che a Mussolini, siamo a Ridolini. Finora, agito da un raptus di crescente e inquietante autolesionismo, il governo italiano ha sbagliato tutte le mosse nella partita a scacchi con la Ue». Premesso che i carrarmati di cartapesta fatti sfilare da Mussolini esistono solo nella fantasia degli editorialisti di Repubblica (semmai furono gli inglesi a schierare gli aerei di cartone e gli americani a escogitare l'esercito fantasma), nel quotidiano fondato da Eugenio Scalfari pur di dare addosso a Salvini e Conte riescono pure a sposare la causa di Timmermans. «Arrestare la Capitana Coraggiosa ci ha esposto a una meritata gogna planetaria», scrive Repubblica fingendo di non sapere che l'arresto è stato disposto dal procuratore che ha indagato il capitano leghista e non dal ministro dell'Interno, ma «bocciare la candidatura di Timmermans al vertice della Commissione - sposando la linea eurofobica degli irredentisti di Visegrád, a loro volta ispirati da Putin, Zar di tutte le Russie e nuovo profeta delle democrazie illiberali - ci ha messo alla berlina nell'Occidente europeo». Ora, si dà il caso che gli irredentisti di Visegrád tutto vogliano tranne che farsi ispirare da Putin. Come è noto, gli ex satelliti sovietici temono l'influenza russa come la peste e di finire nell'orbita dello zar di tutte le Russie proprio non hanno voglia. La verità pura e semplice è semmai che «l'Italia che non c'è» invece a Bruxelles c'era, e da Paese fondatore dell'Europa ha avuto un ruolo, che, può dispiacere al quotidiano della sinistra radical chic, ma ha consentito di affondare la soluzione che Francia e Germania avevano apparecchiato e che si preparavano a far digerire al resto dei Paesi membri. Non sappiamo se Ursula von der Leyen sarà migliore di Frans Timmermans e Christine Lagarde meglio di Jens Weidmann, il falco della Bundesbank che Angela Merkel voleva alla guida della Bce, ma certo non erano queste le prime scelte di Francia e Germania. Soprattutto, capitana o non capitana l'Italia ha giocato la sua parte.