2019-05-14
I gialloblù giocano a rimpiattino con il Cdm
L'ultimo Consiglio dei ministri prima del voto vedrà lo scontro finale tra le due anime del governo. Da un lato autonomia e decreto Sicurezza bis, dall'altro conflitto di interessi. Benzina per scatenare una crisi vera. E, per questo, la data continua a slittare.Luigi Di Maio e Matteo Salvini continuano il loro braccio di ferro, in attesa di un Consiglio dei ministri, atteso per domani o dopodomani, che si annuncia burrascoso. La Lega, infatti, è pronta a giocare il jolly, anzi i jolly: decreto Sicurezza bis e autonomia. Due provvedimenti che rappresentano una buona parte del programma del Carroccio: se venissero stoppati o rallentati dal M5s, per Matteo Salvini aprire una crisi di governo sarebbe una conseguenza quasi inevitabile. «Il decreto Sicurezza bis», ha detto ieri il leader della Lega, «io lo porto in Consiglio dei ministri, se poi qualcuno ha nostalgia dell'immigrazione di massa fuori controllo e dei porti aperti basta che lo dica. In questi 11 mesi ho sempre dimostrato lealtà e coerenza, la chiedo a tutti. Di Maio è contrario? Non ho capito contrario a che cosa», ha aggiunto il ministro dell'Interno, «i rimpatri sono accordi internazionali su cui sta lavorando il ministro Moavero a Bruxelles, non possono essere oggetto di un decreto del governo che invece include la norma spazza-clan, le intercettazioni per fermare gli scafisti, una multa per chi non rispetta le leggi del mare e sanzioni per chi aggredisce uomini e donne in divisa. Quindi non capisco», ha aggiunto Salvini, «cosa dispiace a Di Maio. Chi entra in Italia deve avere il mio permesso. Non ci sarà nessuna revisione del contratto di governo dopo le europee, mi basta che tutti mantengano la parola. Ad esempio nel contratto c'è l'autonomia, se il M5s ha cambiato idea, lo vadano a spiegare ai lombardi e ai veneti». A seguito delle aperture del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, ha fatto sapere il Viminale, il ministro dell'Interno Salvini ha intenzione di proporre, a integrazione del testo già diffuso relativo al decreto sicurezza bis, un fondo ad hoc presso la Farnesina con l'obiettivo di dare incentivi ai paesi che si dimostrano particolarmente collaborativi nel settore del rimpatrio dei clandestini. Gli incentivi saranno previsti nell'ambito di iniziative di cooperazione allo sviluppo di paesi terzi o in seno a intese bilaterali. Il 23 maggio prossimo, inoltre, è prevista l'apertura del tavolo tecnico Viminale-Farnesina.Sull'autonomia, ieri sono intervenuti due leghisti di peso: Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e Erika Stefani, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie: «L'ultima volta che abbiamo affrontato l'argomento autonomia», ha detto Giorgetti, «ci siamo dati delle scadenze, il presidente del Consiglio si è assunto la responsabilità di trovare un punto di intesa e di mediazione, quindi sicuramente nel prossimo Consiglio dei ministri si tireranno le somme anche per definire qual è il percorso da fare poi in Parlamento, cosa non banale». «Io sono pronta. Ho già illustrato a Conte», ha aggiunto la Stefani, «le intese come mi era stato chiesto. L'autonomia è nel contratto di governo per questo il prossimo Consiglio dei ministri sarà la sede opportuna per dare una risposta alle Regioni e chi è contrario se ne assumerà la responsabilità». Immediato l'altolà di Luigi Di Maio: «Il tema è molto semplice: finché restiamo nel contratto», ha argomentato il capo politico del M5s, «ci sono tante cose da fare e il governo va avanti. Se parliamo di una serie di derive come quelle degli ultimi mesi, il M5s non sta zitto. Per esempio l'autonomia: non può creare una scuola o una sanità di serie A e B. Dobbiamo scrivere nei prossimi mesi un provvedimento per l'autonomia che non attenti all'unità nazionale. Quando parli di governo del cambiamento», ha aggiunto Di Maio, «non puoi fare l'occhiolino a Berlusconi. Non dico che la Lega lo stia facendo, ma qui ogni giorno si sente di contatti per tornare da Berlusconi». Salvini ha replicato a muso duro: «È male informato. Mi sembra che sia qualcuno del Pd», ha detto il ministro dell'Interno, «che ragiona con qualcuno del M5s, però io non mi offendo, non sono permaloso».Al vetriolo, poi, il post su Facebook serale del capo pentastellato: «Vedo e sento molto nervosismo in Italia. Alla Sapienza», ha scritto il leader del M5s, «sono tornate le camionette delle Forze dell'ordine come non accadeva da tempo. C'è una tensione sociale palpabile, non solo a Roma, come non si avvertiva da anni. Sequestri di telefonini, persone segnalate, striscioni ritirati. Nelle piazze», ha aggiunto Di Maio, riferendosi platealmente a Salvini, pur senza nominarlo, «è tornata una divisione tra estremismi che non credo faccia bene a nessuno». Polemiche tra Lega e M5s anche sul conflitto d'interessi: «Abbiamo un bel po' di cose», ha detto Di Maio, «da fare ancora: una legge sul conflitto d'interessi e una seria legge sulle lobby». «Non sono contrario in linea di principio», ha risposto Salvini, «basta che non sia contro qualcuno o contro qualcosa basta che non sia contro qualcuno o contro qualcosa in particolare». Fronti divisi come sempre nelle ultime settimane dunque, con un eccezione significativa però. Ieri è arrivato il via libera definitivo della Camera al cosiddetto Rosatellum ter, la proposta di legge presentata dalla maggioranza che permette di applicare l'attuale sistema elettorale al taglio dei parlamentari previsto dal ddl costituzionale. Riforma ancora tutta da perfezionare, che però ora ha un binario sul quale appoggiarsi. Grazie ai gialloblù uniti.