2018-10-19
I francesi ci calpestano e Mattarella sta a guardare
Che accade se un Paese viene sistematicamente violato nel proprio territorio da forze dell'ordine di un altro Paese? Finisce che i rapporti fra stati vicini si guastano e il governo del Paese che ha subìto l'incursione alza la voce per pretendere le scuse e che il comportamento dei confinanti abbia termine. Non di rado finisce che si passi dalle parole ai fatti, ossia la tensione sfoci in qualche cosa di meno diplomatico delle formali proteste. Naturalmente non pretendiamo che a causa dello sconfinamento delle pattuglie di polizia transalpine in Val di Susa l'Italia dichiari guerra alla Francia, né chiediamo che l'onta del mancato rispetto della frontiera allo scopo di riportare in Italia i migranti sia lavata con un'esibizione muscolare. Siamo per natura pacifici (...)(...) e vorremmo restarlo senza dover dare inizio a uno stupido conflitto. Tuttavia, di fronte al comportamento delle autorità poliziesche agli ordini di Emmanuel Macron, neppure ci piace che i rappresentanti dei nostri vicini siano accolti con i guanti bianchi e omaggiati di salamelecchi manco si trattasse di ospiti d'alto rango. Invece è proprio quel che sta accadendo, come se il nostro Paese in questi mesi non fosse stato maltrattato e insultato, con grave mancanza di rispetto del voto popolare.L'ospite che avremmo fatto volentieri a meno di vedere riverito e omaggiato è un signore di nome Pierre Moscovici, che da quattro anni ricopre l'incarico di commissario europeo per gli affari economici e monetari. In pratica si tratta del braccio armato di Jean-Claude Juncker, ovvero di colui che quotidianamente ci attacca. Anche Moscovici non lesina le bordate, prova ne sia che nelle ultime settimane, pur non avendone titolo in quanto la materia di cui dovrebbe occuparsi a Bruxelles è quella dei conti pubblici, si è lasciato andare a un'invettiva contro un governo che ha definito xenofobo. Del resto, non c'è da stupirsi per l'atteggiamento fortemente aggressivo nei confronti dell'Italia e dell'esecutivo scelto dagli elettori. Moscovici è della stessa pasta di Macron e infatti, non a caso, entrambi gravitavano nell'orbita socialista, negli anni più disastrosi del Ps francese, ossia quando all'Eliseo c'era François Hollande. Mentre Moscovici era stato premiato per aver diretto la campagna elettorale del presidente con un posto da ministro dell'Economia, Macron ricopriva l'incarico di vicesegretario generale della presidenza della Repubblica, e quando Moscovici preferì la poltrona di Bruxelles a quella di Parigi, il futuro presidente lo rimpiazzò ai vertici del ministero. Insomma, i due hanno fatto la staffetta, spalleggiandosi, prova ne sia che il commissario agli affari economici dell'Unione europea è oggi a Bruxelles il fido interprete del pensiero francese.Stando in questo modo le cose ed avendo un contenzioso aperto con Parigi, certo non ci aspettavamo che a Moscovici venissero stesi i tappeti rossi. È vero che al momento ricopre un incarico comunitario e non rappresenta direttamente la Francia, tuttavia, nonostante non abbia i galloni per rappresentare il governo transalpino, è chiaro che pende da quella parte. E allora ci saremmo aspettati che Sergio Mattarella, il supremo custode dei valori e dell'onore del nostro Paese, stringendo la mano al commissario si facesse sentire, chiedendo il rispetto della nostra sovranità e dei nostri confini. Volendo non provocare incidenti diplomatici e mettere sullo stesso piano Francia ed Europa, il capo dello Stato avrebbe potuto parlare fuori dalla cerimonia ufficiale, cioè mandandole a dire, ma da lontano.Invece, il sempre loquace inquilino del Quirinale, questa volta ha fatto scena muta. Anzi, approfittando delle celebrazioni a Pontedera di un suo predecessore, Giovanni Gronchi, al posto di togliersi dei sassolini per lanciarli di là dal confine occidentale, si è cavato il solito macigno contro il governo. Pur senza nominare né Matteo Salvini né Luigi Di Maio, Mattarella si è messo a parlare di patria condannando i nazionalismi. Il senso del discorso è stato chiaro: il presidente parlava a nuora perché suocera intendesse. Al centro del suo interesse non c'era Gronchi, ma i due vicepremier, accusati di essere sovranisti, cioè il peggio del peggio. Perché i due parlano spesso di rispetto della volontà popolare e pretendono pure di rispettarla. Un proposito che dalle parti di Bruxelles devono vedere come il fumo negli occhi e Mattarella, di conseguenza, pure. Risultato, nonostante i gendarmi di un altro Paese (che detto per inciso essendo partner europeo dovrebbe essere nostro amico) ci invadano un giorno sì e l'altro anche, il nostro capo dello Stato fa finta di nulla. Va bene che il silenzio è d'oro, ma anche la dignità di un Paese vale qualche cosa. O no?
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco