2022-11-19
I favori a Berlino in Ue si chiamano «parità»
Margrethe Vestager (Getty images)
Margrethe Vestager risponde all’eurodeputato Antonio Maria Rinaldi per giustificare il liberi tutti sugli aiuti di Stato, arrivato proprio con il maxi piano di sostegni tedesco. Ma il nuovo corso non garantisce a ogni Paese le stesse opportunità, visto che premia la Germania.Alle istituzioni europee, in particolare la Commissione, va riconosciuto il pregio di parlare chiaro. È necessario quasi sempre sorbirsi la lettura di documenti enciclopedici, ma in genere la fatica è ben ripagata.Solo lo scorso 30 ottobre vi abbiamo riferito dei vincoli straordinariamente laschi che la Commissione ha deciso di porre ai singoli Paesi membri per gli aiuti di Stato a favore delle imprese colpite dalla crisi. Importi massimi di aiuto che - al ricorrere di determinate condizioni - partivano da 4 milioni a impresa per arrivare alla straordinaria cifra di 150 milioni.Abbiamo subito fatto notare che quelle soglie sembravano disegnate su misura per le imprese tedesche a favore delle quali era stato da poco annunciato un piano da parte del governo di Olaf Scholz per complessivi 200 miliardi di aiuti diluiti su più anni, di cui il primo pacchetto da 91 miliardi è già definito.Qualche giorno prima che il nuovo Quadro temporaneo sugli aiuti di Stato fosse reso noto, l’onorevole Antonio Maria Rinaldi, del gruppo Identità e democrazia, aveva interpellato sull’argomento degli aiuti tedeschi il commissario alla Concorrenza nonché vicepresidente esecutivo della Commissione Margrethe Vestager. La domanda era finalizzata a comprendere la compatibilità di quegli aiuti appena annunciati con le norme che li vietano e con il Quadro temporaneo in discussione proprio in quei giorni.La risposta scritta è giunta giovedì e, nella sua essenzialità, conferma il quadro che avevamo tratteggiato sin dal primo momento: davanti alla crisi, ognuno per sé e Dio per tutti, tanto la Commissione ha aperto le gabbie e lascerà passare di tutto.Dapprima la Vestager fa una premessa importante. Cioè tutti gli aiuti, ancorché ammissibili ai sensi del Quadro temporaneo, devono essere preventivamente notificati alla Commissione e, per quanto riguarda la Germania, nulla è stato ancora notificato a Bruxelles.Ma è ciò che segue a lasciare perplessi. La Vestager ricorda che il 29 ottobre è stato adottata una nuova deroga al Quadro temporaneo, con le caratteristiche di cui vi abbiamo già riferito. A tale Quadro vengono attribuite una serie di virtù. Innanzitutto, «mira a far sì che i beneficiari sostengano una parte dei costi da soli», si legge testualmente. E già qui siamo curiosi di comprendere come questa condizione sarà soddisfatta nel caso del salvataggio del gigante dell’energia tedesco Uniper, a favore del quale il governo tedesco è intervenuto a settembre con 16,5 miliardi tra capitale e prestiti. Come avverrà la suddivisione degli oneri del salvataggio? Il burden sharing vale solo per gli azionisti e obbligazionisti del Monte dei Paschi e delle quattro banche mandate in liquidazione a fine 2015?Inoltre, il Quadro temporaneo ha anche il fine di «mantenere gli incentivi alla riduzione del consumo energetico» e intende destinare «gli aiuti laddove siano più necessari». E su questo nulla da obiettare.L’auto assoluzione ex ante arriva proprio alla fine, all’insegna del motto «la miglior difesa è l’attacco». Forse consapevole delle critiche che le pioveranno addosso quando dovrà approvare le misure tedesche - che prima o poi saranno notificate - la Vestager ha il coraggio di affermare che «il quadro temporaneo di crisi contribuisce a garantire condizioni di parità». Sì, avete letto bene. Quell’insieme di regole che costituiscono il via libera alla palese violazione dell’equità delle condizioni di concorrenza (il famoso «level playing field» con cui per anni ci si è riempiti la bocca a Bruxelles) viene ineffabilmente presentato come il suo contrario.Alla Vestager vorremmo chiedere quali condizioni di parità vengono garantite se si consentono soglie di aiuti il cui eccezionale importo è in grado di stravolgere qualsiasi leale concorrenza? Prima le imprese tedesche - spalleggiate dal governo nazionale - hanno sfruttato in modo opportunistico un mercato dell’energia sbilanciato sull’unico fornitore russo, e poi, quando il castello di carte è crollato, devono essere protette, senza costi per gli azionisti? Che mercato è quello che consente un tale spropositato azzardo morale, senza sanzionarne i partecipanti? Quale parità di concorrenza è quella che dovrebbe vedere tali aiuti non soggetti alla scure della Commissione? I panni dell’occhiuto vigile sono stati indossati solo quando c’è stato da discettare sulla natura pubblica o privata di 300 milioni di aumento di capitale per la banca Tercas a opera del Fondo interbancario, salvo poi perdere in ben due gradi di giudizio?Tra i compiti difficili che attendono il governo di Giorgia Meloni e il suo ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, c’è anche quello di cominciare a smontare tale castello di menzogne, che vengono pure ripetute in modo beffardo.