2021-11-03
I fattoni ne hanno abbastanza: fine del rave
Come previsto dagli organizzatori, dopo tre giorni di bagordi la festa abusiva a Torino si è conclusa. Le forze dell'ordine hanno intercettato solo gli ultimi irriducibili dei 6.000 esagitati radunati in barba alle leggi e alle norme Covid. Ora resta l'immondizia.Dopo tante promesse non ci sono rimborsi per il caos di Ferragosto. Luciana Lamorgese garantì ristori però il padrone del campo non ha visto nulla. Idem il Comune: «Spesi 35.000 euro per pulire». Lo speciale comprende due articoli. L'ennesimo rave party illegale indisturbato del 2021 è terminato allo scoccare della mezzanotte del terzo giorno, così come avevano previsto gli organizzatori. Tre notti di musica techno, droghe e superalcolici al confine tra Nichelino e Borgaretto, alle porte di Torino, su 10.000 metri quadri occupati abusivamente. Quando polizia e carabinieri ieri hanno fatto irruzione nell'ex capannone Fiat Allis, ora di proprietà della Fondazione dell'Ordine mauriziano, hanno trovato solo 300 dei circa 6.000 partecipanti stimati quando la musica, nei giorni scorsi, era a palla. Molte persone uscite lunedì mattina dal perimetro delimitato dai check point delle forze dell'ordine non sono più riuscite a rientrare. Tant'è che furgoni, caravan e automobili sono stati abbandonati lì dai raver. I veicoli controllati sono circa 1.500, mentre sono oltre 3.000 gli identificati. Verranno tutti denunciati per occupazione abusiva di terreni ed edifici. Come dopo ogni rave party ora bisognerà smaltire le tonnellate di rifiuti abbandonati lì: cumuli di immondizia, centinaia di bottiglie di plastica e di vetro, vestiario e avanzi di cibo. Quando carabinieri e polizia sono entrati c'era ancora una struttura a forma di torta di compleanno gigante, per i festeggiamenti per il gemellaggio tra raver italiani e francesi. Ma oltre ai rifiuti c'è anche un'altra questione: «Resta il problema di carattere sanitario per un gigantesco assembramento che sembra aver coinvolto persone arrivate anche da Francia e Olanda, dove l'andamento dei contagi da coronavirus è in ascesa», sottolinea il sindaco di Nichelino Giampiero Tolardo. Il tutto mentre ai cittadini viene chiesto il green pass sul posto di lavoro ma anche nei luoghi ricreativi. Il problema sanitario, però, sembra non toccare neanche da lontano il sindaco di Torino Stefano Lo Russo che, dopo aver fatto i complimenti al prefetto e al questore, ha difeso pure il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese: «Sembrano del tutto strumentali le polemiche politiche nei confronti del ministro». La gestione dell'ordine pubblico, invece, ha deluso l'assessore alla Sicurezza della Regione Piemonte Fabrizio Ricca: «Dal Viminale ci aspettavamo un'azione più forte per prevenire eventi simili. Non essendo il primo rave, cominciamo a pensare che qualcuno abbia capito quale sia il buco organizzativo da parte del ministero per potersi infilare». Il deputato di Fdi Ylenja Lucaselli tuona: «Tutto questo costituisce una beffa ai danni di chi rispetta le regole. Chiedere a Luciana Lamorgese un passo indietro non è polemica, ma la mera constatazione di inadeguatezza al ruolo». I sindacati delle forze di polizia, inoltre, cominciano ad alzare la voce. Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, ha detto alla Verità: «Non possiamo condividere l'inerzia dei decisori nell'intervenire e bloccare il maxi rave che si è svolto alle porte di Torino. Il nostro Paese sta diventando una terra di conquista da parte di facinorosi che arrivano da ogni dove senza timore reverenziale né rispetto per le istituzioni e per le forze dell'ordine. Ancora una volta chi doveva ascoltare e prevenire ha fallito, mettendo a repentaglio la vita dei cittadini relativamente alla sicurezza e alla salute. Si chiede agli italiani il green pass anche e soprattutto nei luoghi di lavoro, ma si permettono tali assembramenti clandestini? Il cortocircuito che si crea è ormai evidente a tutti, e rischia che passi il terribile messaggio “forti con i deboli e deboli con i forti"». Felice Romano, segretario nazionale del Siulp, chiede «leggi più severe, sia per l'autorizzazione dei rave party sia per il sequestro del materiale necessario per realizzarli». Inoltre, propone di portare la multa di 276 euro prevista dalla legislazione attuale a 30.000. «Sono certo», valuta il sindacalista, «che la gente starebbe più attenta». Anche perché l'organizzazione dei rave comincia a essere particolarmente frequente. Per Halloween ne era stato organizzato un altro nelle campagne di Andria. Quasi una settantina di partecipanti avevano occupato un terreno di proprietà privata su cui erano stati sistemati un gruppo elettrogeno e impianti acustici. A scoprire la festa sono stati i carabinieri che hanno identificato 23 persone che saranno denunciate per concorso in occupazione abusiva di terreni ed edifici. Un venticinquenne, trovato in possesso di alcuni grammi di marijuana, è stato denunciato. Undici le auto controllate. Lo sgombero dell'area è terminato nel primo pomeriggio di ieri. Anche in questo caso dopo quasi tre giorni di sballo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-fattoni-ne-hanno-abbastanza-fine-del-rave-2655481420.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dopo-tante-promesse-non-ci-sono-rimborsi-per-il-caos-di-ferragosto" data-post-id="2655481420" data-published-at="1635883071" data-use-pagination="False"> Dopo tante promesse non ci sono rimborsi per il caos di Ferragosto «Passata la festa, gabbato lo Santo» recita un antico proverbio italiano. Così possiamo sintetizzare l'epilogo del rave avvenuto in provincia di Viterbo la scorsa estate. Finito il rave di Valentano, lo Stato si è dimenticato (almeno fino ad oggi) delle promesse fatte al sindaco di questo paesino del Viterbese, che dall'alto della sua collina domina il lago di Bolsena e al proprietario del terreno che per giorni ha subito di tutto. Andiamo per ordine e ricostruiamo velocemente quanto accaduto e perché lo Stato, in questo caso il ministro Luciana Lamorgese, non ha mantenuto i patti con Stefano Bigiotti (primo cittadino di Valentano) e Piero Camilli (proprietario dei terreni invasi per il rave di Ferragosto). Migliaia di persone hanno attraversato indisturbate l'unico punto di accesso a quella piana antistante il laghetto di Mezzano (dove troverà la morte per annegamento un giovane britannico) e installato le attrezzature per i vari concerti in un'oasi naturalistica riconosciuta dalla Regione Lazio. Quando gli organizzatori e i partecipanti a questo mega raduno se ne sono andati è iniziata la conta dei danni. Pesanti per il proprietario del terreno, l'imprenditore e sindaco di Grotte di Castro, Piero Camilli, ma anche per il Comune di Valentano obbligato al ripristino dello stato dei luoghi. Mentre il primo si è visto costretto ad aprire un contenzioso civile contro il ministro Lamorgese - e quindi lo Stato - il secondo è in attesa che qualcuno si faccia vivo e paghi i danni come promesso dal ministro in persona in sede di audizione alla Camera. Camilli, come confermato dal suo legale, ha chiesto oltre 1 milione di euro di risarcimento. L'inchiesta penale «procede a grandi passi verso l'archiviazione» ha dichiarato alla Verità l'avvocato dell'imprenditore, Enrico Valentini: «Abbiamo già citato per danni il ministero dell'Interno. Sapevamo che dopo la grande attenzione mediatica di quei giorni tutto sarebbe finito nel dimenticatoio. Andremo avanti chiedendo un risarcimento di oltre 1 milione di euro, per furti e danneggiamenti, all'unico soggetto su cui al momento possiamo rivalerci e cioè lo Stato». Nessuna tutela, quindi, per chi subisce una violenza da parte di questi nomadi della musica techno. Non parliamo dello scaricabarile sulle presunte responsabilità. Chi pagherà, semmai un tribunale darà ragione all'imprenditore viterbese, i danni alle fattorie, i furti di gasolio e nei casolari che in quell'area sono rimasti per giorni in balia di tanti scalmanati? Gli organizzatori dei raduni scommettono su questa totale assenza dello Stato. Sperano di cavarsela, come succede quasi sempre, con denunce che il più delle volte finiscono nel dimenticatoio e puntano sul fatto che non hanno nulla da perdere, visto che le attrezzature prese in affitto non possono essere sequestrate. Il sindaco di Valentano, Stefano Bigiotti, raggiunto telefonicamente dalla Verità ha dichiarato: «Per smaltire i rifiuti lasciati sui terreni e per sanificare le aree utilizzate come latrine da oltre 10.000 persone, abbiamo speso oltre 35.000 euro. Il ministro Lamorgese, quando ha riferito in aula in merito ai fatti avvenuti sul nostro territorio, ha dichiarato che avrebbe provveduto a risarcire la nostra amministrazione per tutte le spese sostenute. A oggi, al di là di quelle affermazioni, non abbiamo ricevuto nulla in termine di soldi, tantomeno siamo stati chiamati da qualche funzionario o dirigente del ministero che ci spiegasse come fare per ottenere i ristori. Aspettiamo fiduciosi». Il primo cittadino non ha neanche voglia di tornare sulle polemiche che lo hanno visto tra i protagonisti di quei giorni complicati. Rassegnato ad aspettare i soldi da parte del governo per poter chiudere il bilancio comunale e rientrare di quelle spese non previste. Se da una parte 35.000 euro possono sembrare una cifra bassa in termini di pubblica amministrazione, in un paesino di 2.700 anime con quei fondi si poteva certamente realizzare qualcosa di più utile per la comunità. Il rave di Valentano e gli errori commessi in quella circostanza non hanno insegnato nulla alle forze dell'ordine e al ministro Lamorgese, ancora una volta beffati e derisi da questi scalmanati come dimostra l'ultima kermesse tenutasi nel Torinese. La Verità, nei giorni successivi a Ferragosto, entrò in possesso della nota prefettizia inviata da Viterbo al ministro Lamorgese (costretta poi a riferire in aula).
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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