2023-07-21
I dati sui consumi smontano la farsa della setta climatica
All’onda di calore fa seguito un calo delle temperature al Nord con violente grandinate in Veneto. Riparte il circo dell’apocalisse colpa dell’uomo. Peccato che Terna certifichi un giugno di 2,3 gradi più fresco del 2022». Ogni giorno ce n’è una. Nel senso che, complice il caldo, non passano ventiquattr’ore senza che spunti in tv un’ambientalista che ci impartisce lezioni di comportamento ecologico. Ieri mi è capitato di ascoltare Miriam Falco, simpatica attivista di Ultima generazione, movimento che protesta imbrattando monumenti e bloccando auto sulle strade di grande scorrimento. Turbata dai picchi di calore segnalati dalla colonnina di mercurio in Sardegna e per via dei chicchi di grandine grandi come palline da tennis caduti nel Veneto, nello studio di Canale 5 la giovane si è messa a strillare per impedire ad altri ospiti di finire il loro ragionamento. A scaldarla tanto (è il caso di dirlo) sono state alcune perplessità sulle cause degli eventi atmosferici. Lei, non avendo dubbi sulle responsabilità, ha però tirato diritto, mettendo in relazione la grandine con la diminuzione della produzione vinicola. Vi state chiedendo che cosa c’entrino i due fattori? La risposta è facile: i chicchi caduti in Veneto hanno colpito anche la zona di produzione del prosecco e da qui il ragionamento sulla prossima sparizione delle relative bottiglie in tavola. Ciò che colpisce in questi interventi sono le catastrofiche quanto sicure previsioni. Per Miriam Falco e altre come lei, non c’è motivo di non credere che le nostre vigne si stiano inaridendo e che a breve non potremo più nemmeno alzare il calice per un buon brindisi. Così come non si possono nutrire dubbi sul fatto che la grandine è direttamente connessa al cambiamento climatico. «Non lo vedete?», ha strillato la ragazza, avvertendoci dell’apocalisse. Ora, di recente io ho qualche problema di vista e infatti per leggere inforco gli occhiali. Tuttavia, quando si tratta di fare un cin cin non soltanto non ho mai avuto problemi, ma nemmeno ho trovato un produttore che si sia lamentato per la scarsità della materia prima. E dire che, venendo dalla Franciacorta, un po’ di vignaioli li conosco. Temendo di essermi perso qualche cosa, però, ho provato a dare uno sguardo alle tabelle sugli ettolitri di vino prodotti nel nostro Paese. Se prendiamo gli ultimi dieci anni, a livello italiano la produzione è passata da 38 milioni di ettolitri a 54 e nell’ultimo anno è salita del 6%. Dunque, l’allarme dell’attivista di Ultima generazione non soltanto è infondato, ma è pure una sciocchezza, in quanto il vino italiano non rischia di sparire né dalle nostre tavole né da quelle dei principali Paesi stranieri, che ci vedono tra i primi esportatori, e per di più in crescita. Ma se non esiste alcun pericolo di estinzione delle nostre vigne, non c’è neppure un allarme grandine. Fenomeni estremi come quello registrato in Veneto sono sempre esistiti, prova ne sia che da più di cent’anni le compagnie d’assicurazione offrono polizze ai contadini per proteggersi dai danni della grandine, vero rischio per chi coltiva la vigna. Ma poi, per rendersi conto che chicchi grandi come una palla da tennis non sono un’eccezione, basta leggere Mario Giuliacci, che per anni è stato il meteorologo del Tg5. Sul suo sito racconta tutti i record della grandine, a partire dal blocco di ghiaccio a forma di zucca e dal peso di un chilo e venti grammi caduto nel 1986 in Bangladesh, alla grandinata record registrata a Khericho, in Kenya, dove mediamente grandina 50 giorni l’anno (ma nel 1965 i giorni furono 113). Nell’84, Monaco di Baviera, in Germania, fu investita da una tempesta di ghiaccio che fece 400 feriti e danneggiò 70.000 abitazioni e 190 aerei pronti al decollo sulla pista dell’aeroporto. Nel 1999 a Sydney, in Australia, la tempesta durò un’ora e alla fine si contarono danni per tre miliardi di dollari. Non basta Giuliacci? Beh, senza prendersi tomi universitari leggetevi Focus, che ricorda le 20.000 persone evacuate in Canada, i 246 morti in India, la circonferenza massima di un chicco (46 centimetri) ad Aurora. Oppure date un occhio a Centrometeo, che rammenta l’eccezionale grandinata del 1997, che si abbatté su Parma e sull’Emilia.Insomma, i fenomeni estremi ci sono sempre stati e una grandinata non basta per sostenere che anche i chicchi di ghiaccio siano frutto del cambiamento climatico. Così come i danni alle vigne provocati dal maltempo non sono sufficienti per lanciare allarmi a vanvera, parlando di prossima estinzione della produzione vinicola. Nessuno nega che negli ultimi decenni ci sia stato un innalzamento delle temperature medie, ma raccontare che il mondo stia esplodendo e si abbia poco tempo per impedirlo non ha nulla a che fare con la scienza, ma semmai mi pare che siano argomentazioni da setta. Infatti, più parlano e più ci si rende conto che i giovani di Ultima generazione sono invasati. Una volta le generazioni che li hanno preceduti volevano fare la rivoluzione con il libretto rosso di Mao. Oggi, i ragazzi come Miriam Falco vogliono sempre fare la rivoluzione, ma hanno sostituito il libretto rosso con quello verde. Però si parte sempre da lì, dal voler imporre una dittatura. Prima comunista, oggi ambientalista. È il nuovo credo. Ps. Come potete leggere nell’articolo qui a fianco, la società Terna, che gestisce la rete elettrica, ieri ha diffuso i dati sul consumo di elettricità in Italia. A giugno di quest’anno, rispetto allo stesso mese del 2022 si sono impiegati 1,3 Twh in meno. Perché? Forse gli italiani sono andati in ferie e hanno spento la luce? Niente di tutto questo. Grazie a una temperatura media mensile inferiore di ben 2,3 gradi, i condizionatori sono rimasti spenti. E adesso come lo spieghiamo agli ecomalpancisti, che il mondo, o per lo meno l’Italia, non sta bruciando per il troppo caldo?
Xi Jinping e Donald Trump (Ansa)