2021-02-10
I cugini di Norma Cossetto, infoibata. «La sinistra giustifica la sua morte»
Nel giorno del ricordo delle vittime, i parenti della giovane attaccano «il revisionismo di certi “gendarmi della memoria" che la colpevolizzano. Amava l'Italia e per questo i comunisti l'hanno stuprata e uccisa» Ieri, su queste pagine, Marcello Veneziani si è rivolto alle autorità chiedendo rispetto per la giornata del ricordo che si celebra oggi: «Non menatela per favore coi fanatismi nazionalistici per spiegare e al contempo per deviare la tragedia delle foibe», ha scritto. E ha colto perfettamente il punto. Perché anche questa volta, come ogni anno, il ricordo dei martiri italiani viene sporcato da polemiche e pantomime ideologiche. A Pavia un consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Paola Chiesa, ha deciso di regalare alle biblioteche delle scuole locali il volume Foiba rossa di Emanuele Merlino e Beniamino Delvecchio, dedicato a Norma Cossetto, uccisa a 23 anni dai titini e gettata in una foiba. Il Pd e l'Osservatorio democratico sulle nuove destre hanno protestato, augurandosi addirittura che gli istituti rifiutino il dono: si vede che i libri fanno ancora paura. A Vanzaghello, in provincia di Milano, un'iniziativa analoga ha suscitato lo sdegno dell'Anpi. A Firenze sono invece i consiglieri di una lista di sinistra a far baccano perché il Consiglio comunale ha invitato a parlare delle foibe lo stesso Emanuele Merlino, presidente del comitato 10 febbraio che da anni si batte per tener vivo il ricordo dei morti italiani. Siamo alle solite: presentazioni boicottate, conferenze sotto attacco. Intanto nelle librerie italiane e sui maggiori quotidiani trova tranquillamente spazio il libro E allora le foibe? di Eric Gobetti, un saggio il cui unico scopo è quello di sminuire la tragedia degli istriani e dei dalmati, il cui autore, per altro, è più un militante che uno storico. Queste sono soltanto le ultime baruffe in ordine di tempo. Settimane fa, a Reggio Emilia, è andato in scena uno spettacolo ancora peggiore. Il Comune si è rifiutato di dedicare una via a Norma Cossetto, e il comitato storico cittadino ha addirittura avanzato dubbi sulla medaglia d'oro al valore civile attribuita all'italiana da Carlo Azeglio Ciampi nel 2005. Mistificazioni, ancora mistificazioni. Ecco perché i parenti della Cossetto hanno deciso di prendere la parola per ribadire la verità, una volta per tutte. Diana, Dino e Loredana Cossetto, cugini di Norma, hanno collaborato alla realizzazione di un volume intitolato Norma Cossetto. Rosa d'Italia (appena pubblicato da Eclettica edizioni a cura del comitato 10 febbraio) e non hanno più voglia di sentire bugie.«Il problema vero è che gli infoibati o annegati nell'Istria, Fiume, Dalmazia e nella Venezia Giulia, sono stati uccisi per mano dei comunisti», dicono alla Verità. «Seguendo la narrazione i partigiani comunisti sono stati dipinti come figure immacolate, e siccome l'assassinio avvenne in modo barbaro, sadico e disumano, senza un processo e senza accertare le responsabilità di ognuno, svelare questa nuda verità innesca le reazioni che conosciamo: prima negazioniste, poi giustificazioniste, quindi riduzioniste. Fino ad arrivare alla colpevolizzazione delle vittime. Dal momento che l'oblio in cui era stata relegata la nostra tragedia dagli anni Cinquanta in poi non ha sortito gli effetti desiderati, e la nazione sta prendendo consapevolezza del vuoto storico e della manipolazione di quelle vicende, puntualmente a ridosso del giorno del ricordo spuntano i “gendarmi della memoria" che si affrettano a pubblicare libri e corrono ad accreditarsi come relatori nelle scuole sulla questione foibe».Di fronte alla manipolazione costante, i famigliari della Cossetto dicono di provare «tristezza e delusione». Non sono preoccupati dal dissenso («lo rispettiamo sempre»), ma dalle falsità storiche diffuse da libri come quello di Gobetti. «È grave che alcuni storici riportino notizie false e prive di fondamento», spiegano. Sulla vicenda di Norma, ad esempio, «alcuni dicono che “esistono solo fonti verbali circa l'accaduto tutte provenienti da un'unica fonte, la famiglia". Dimenticano il verbale del maresciallo dei vigili del fuoco, Arnaldo Harzarich, che guidò le ricerche per il recupero degli infoibati, e l'esistenza del documento numero 346 il cui originale si trova nell'archivio alleato dell'Ismlat (Istituto per la storia del movimento di liberazione di Trieste)». Un'altra falsità, spiegano i parenti, è quella secondo cui «il padre di Norma morì combattendo a fianco dei nazisti durante la repressione antipartigiana in Istria». I Cossetto spiegano che non andò così. «Il padre di Norma morì ucciso assieme all'amico Mario Bellini, in un agguato teso in una frazione vicina al suo paese, mentre si stava recando all'incontro con alcuni partigiani per avere notizie di Norma, ignorando che fosse morta».Certo, le falsità si possono smentire e correggere. Il problema è che, mentre le polemiche divampano, il ricordo delle vittime passa in secondo piano. La storia di Norma Cossetto, invece, andrebbe raccontata per filo e per segno nelle scuole, e ovunque. Avvenne tutto all'inizio di ottobre del 1943. «Venne prelevata una prima volta da casa, da un giovane partigiano di nome Giorgio, che lei conosceva, in quanto studente di un Istituto scolastico in cui Norma aveva svolto supplenza», spiegano Diano, Dino e Loredana Cossetto. «Accompagnata al comando partigiano di Visignano, fu interrogata, le fu proposto di entrare nel movimento e lei rifiutò. Fu rilasciata e a casa raccontò delle pressioni ricevute e del suo diniego. Fu prelevata nuovamente e portata nella caserma della Guardia di finanza di Parenzo assieme ad altri prigionieri, tra cui alcuni compaesani. Lì ricevette la visita della sorella Licia e di nostro padre. I prigionieri furono trasferiti poi ad Antignana poiché i tedeschi stavano occupando l'Istria ed erano ormai vicini a Parenzo. Fu infoibata tra il 4 e 5 ottobre 1943 nella foiba di Villa Surani, poco distante da Antignana. Nel dicembre 1943 fu estratta assieme ad altri corpi, 24 compiutamente identificati».Più i parenti parlano, più il ricordo diviene straziante. «Nostro padre fu presente e tagliò il filo di ferro che legava i polsi di Norma e così fece per altri tre compaesani. Vide sui seni ferite di arma da taglio e un pezzo di legno conficcato nella vagina. Nella foiba furono rinvenute 17 bustine con la stella rossa. Le salme furono deposte presso la piccola cappella di Antignana. Due donne, che portavano acqua santa e un ramoscello per benedire le salme, avvicinarono nostro padre e raccontarono quello che avevano visto e sentito, cioè che Norma era legata sopra un tavolo a subire le torture e lo stupro del branco di partigiani titini e che si sentirono le sue urla ed i suoi lamenti tutta la notte. Anche a Licia, sorella di Norma, una donna raccontò questo fatto».Non sono le uniche testimonianze. Di recente, Lucia Bellaspiga ha intervistato Giuseppe Comand: «All'epoca era un militare in appoggio ai vigili del fuoco di Pola. Nell'intervista ha parlato di due sorelle che in quei giorni cucinavano per la squadra di Harzarich. Gli raccontarono di Norma nelle mani dei partigiani titini, a subire le sevizie e lo stupro in branco: le sue urla si sentirono tutta la notte. Non escludiamo che le due donne a cui fece riferimento Comand potessero essere le stesse con cui parlò nostro padre». Di Norma Cossetto, tuttavia, si continua a dire che fu uccisa perché «fascista», come se fosse un motivo utile a giustificare lo scempio subito da una ragazza di appena 23 anni. «Pesarono il suo rifiuto di arruolarsi nelle fila partigiane», dicono i cugini, «il fatto di essere figlia del podestà fascista, di essere un'insegnante di italiano, italiana e benestante. Tutti requisiti per essere considerata una “nemica del popolo" anche se di fatto a lei non poteva essere attribuita nessuna colpa o responsabilità, perché non aveva mai fatto del male a nessuno. Chiunque l'abbia frequentata e conosciuta ne ha sempre tracciato un profilo positivo, descrivendola come una ragazza studiosa, solare e per bene. Sul suo fascismo, possiamo solo dire che era figlia del podestà ed era iscritta al Guf, anche se dalle nostre fonti, non risulta attivismo politico da parte di Norma. Sappiamo per certo che era molto impegnata nello studio, che amava l'Italia, e nutriva sentimenti di appartenenza all'identità italiana in un territorio dove stava emergendo il nazionalismo slavo in modo sempre più evidente». Italiana, e fiera di esserlo. Per questo la uccisero. E per questo, ancora oggi, la sua memoria viene calpestata. «Pensiamo che l'argomento foibe nelle scuole ancora non venga trattato con onestà intellettuale e si continui con una informazione sbagliata e incompleta», dicono i parenti. «Dovrebbero essere interpellate le associazioni degli esuli che si rendono disponibili a indicare relatori, testimoni e storici. In molte scuole ci sono ancora troppi muri da abbattere e un mare di difficoltà per chi vorrebbe fare emergere solo la nuda verità».Già, la nuda verità: sepolta sotto una coltre di terra solo perché non piace a una parte politica.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)