2023-02-21
I centristi invocano una mediazione
Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica)
Gilberto Pichetto Fratin: «Le aziende rischiano di fallire, chiediamo una valutazione». Giuseppe Conte durissimo: «In Nadef e legge di Bilancio non c’erano buchi, dicono il falso».Sul futuro dei bonus edilizi si avvia il dialogo tra governo e categorie interessate, ma la tensione politica resta alta. Ieri infatti, mentre a Palazzo Chigi si svolgeva l’annunciata serie di incontri tra la delegazione dell’esecutivo e le associazioni di lavoratori e imprenditori edili (oltre a quelle delle banche) per trovare una soluzione alle conseguenze dello stop del Cdm, il fronte giallorosso ha mantenuto alto il tono della polemica, mentre in maggioranza si sta profilando la possibilità di qualche modifica in sede di conversione parlamentare, sulla lunghezza d’onda di quanto suggerito domenica pomeriggio dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Su questa linea si muove il ministro dell’Ambiente, l’azzurro Gilberto Pichetto Fratin, il quale osserva che «la grande questione è data dai crediti incagliati. Il problema è che le imprese hanno in pancia più di 15 miliardi di credito verso lo Stato e non riescono a incassare. Un credito che potrebbe determinare il fallimento di queste imprese». Per il ministro, dunque, l’esecutivo è «pronto a chiedere una valutazione». Sempre dentro Fi, la deputata Erica Mazzetti sponsorizza l’utilizzo degli F24 in quanto «corretta e lineare se associata all’impegno del Mef di aprire all’acquisto da parte delle partecipate».Sostiene la linea del dialogo anche il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, per il quale «il superbonus è una misura concepita male ed attuata peggio che ha disastrato il bilancio senza aver apportato benefici né all’economia né all’ambiente» ma è altresì «necessario salvaguardare gli impegni del passato e garantire le aziende che si sono impegnate nei lavori, esponendosi anche finanziariamente prima del decreto». Anche per il governatore della Liguria Giovanni Toti «che il superbonus fosse qualcosa di molto oneroso per la finanza pubblica è chiaro a tutti però si deve intervenire con attenzione e con grande sensibilità nei confronti di chi oggi è esposto, evitando di mandare in cortocircuito un sistema di cui il Paese ha bisogno».Nessun ripensamento sull’impianto del decreto, però, tengono a far sapere gli esponenti del governo più vicini al premier Giorgia Meloni, a partire dal ministro per le Imprese e il made in Italy Adolfo Urso, che chiama in causa il precedente inquilino di Palazzo Chigi: «Abbiamo eliminato un meccanismo perverso con 9 miliardi di truffe e un carico insostenibile per lo Stato ma sappiamo che va preservato un settore così significativo per la nostra economia. Draghi avrebbe voluto fermare la macchina foriera di truffe senza precedenti ma non poteva perché il partito di maggioranza relativa erano i 5 stelle, noi abbiamo fatto quel che lui avrebbe voluto fare ma non era in condizione di fare». Per il viceministro Galeazzo Bignami la logica del superbonus «non era compatibile con quelle che sono le esigenze di finanza pubblica».Sul fronte dell’opposizione, hanno destato un certo subbuglio dentro il Pd le affermazioni fuori linea di Carlo Cottarelli, che non ha rinnegato il proprio passato di commissario alla spending review e ha osservato che «i bonus edilizi sono stati un’esagerazione, che ci fosse un problema nel provvedimento originario era chiaro a tutti». Con lui il sindaco di Milano Giuseppe Sala, mentre gli altri esponenti dem accusano il governo di aver colpito la ricostruzione post-terremoto nell’Italia centrale e il leader grillino Giuseppe Conte è tornato alla carica contro il premier accusandola addirittura di aver fatto falso in bilancio sui conti pubblici: «Hanno presentato la Nadef, approvato la legge di Bilancio e di questo buco non c’è traccia. O stanno dicendo il falso, o hanno elaborato documenti pubblici falsi. Il falso in bilancio è un reato gravissimo.