2018-11-01
I censori che adesso si sono svegliati dormivano quando il Pd faceva danni
Ma se voi foste il governatore della Banca d'Italia, ossia il capo di un istituto che dovrebbe avere a cuore la stabilità finanziaria del Paese, in un momento delicato come quello che l'Italia sta attraversando, vi mettereste a denunciare i rischi «gravi che lo spread fa correre a imprese e famiglie», con la possibilità di concorrere ancora di più alla salita del pericoloso indice? O, pur rimanendo coerenti con il vostro pensiero su rigore e rispetto delle regole europee, misurereste le parole? Non so che cosa fareste voi, ma so che se ieri fossi stato nei panni di Ignazio Visco sarei stato un po' più prudente, magari assecondando le parole di quell'altro governatore, quello della Bce, che risponde al nome di Mario Draghi. Poco tempo fa il presidente della Banca centrale europea disse infatti che le dichiarazioni possono fare danni. E quelle di ieri del numero uno di via Nazionale qualche danno lo hanno certamente fatto, perché se un signore autorevole come il banchiere dell'istituto centrale si presenta per celebrare la giornata mondiale del risparmio e dice che con questo governo si rischia che il risparmio sia fregato, beh, poi non ci si può certo attendere che i risparmiatori festeggino correndo a comprare i titoli del debito del nostro Paese. Se uno sente dire al custode della stabilità finanziaria che l'Italia rischia l'instabilità, che volete che faccia se non chiamare il proprio consulente finanziario e dare ordine di vendere? E se per caso ad ascoltarlo non fosse il singolo investitore, ma un gestore professionale di fondi, un americano o un giapponese, dopo avere udito il suo discorso seguirebbe l'esempio del piccolo risparmiatore o no? Lo stesso quesito ce lo potremmo porre a proposito degli analisti delle varie società di rating: dopo Ignazio Visco e i suoi consigli nella giornata del risparmio mondiale, che faranno? Alzeranno il rating sul nostro debito, consigliando caldamente di investirvi, o si riprometteranno di abbassarlo quanto prima, invitando i loro clienti a stare alla larga da Bot e Btp?Credo che le risposte siano scontate e dunque non c'è da stupirsi se lo spread sale e la Borsa scende. Anzi, semmai c'è da stupirsi che il temibile indice che ha già fatto fuori un governo non sia ancora schizzato a 500 punti sui Bund della Germania. Sono settimane che da Bruxelles e da altre varie postazioni non proprio filo italiane si mitraglia Palazzo Chigi. La sede del nostro governo ormai è una specie di casamatta dove appena uno mette fuori la testa è bersaglio di tiri di cannone. Una volta Pierre Moscovici, un tipo che è riuscito a bocciare la manovra dell'esecutivo gialloblù ancora prima di vederla, dimostrando dunque di avere doti di preveggenza (che però non gli sono serviti a capire che il suo partito, i socialisti francesi, sarebbe stato spazzato via dagli elettori). Un'altra Valdis Dombrovskis, anch'egli straordinariamente lesto a bocciare le misure economiche ancora prima di averle in mano (dimostrando come il collega transalpino di disporre di una palla di vetro, dentro la quale però non appaiono i risultati del suo partito, in quanto ormai ridotto ai minimi termini). Infine Jean-Claude Juncker, che con l'Italia sembra avere una partita aperta (lui però le previsioni non le fa usando i fondi di caffè ma quelli del bicchiere). Insomma, la tempesta di parole non poteva che scatenare una tempesta finanziaria, con i risultati a tutti noti in queste settimane.Certo, uno potrebbe obiettare che Ignazio Visco è a capo di un'authority e non dell'ufficio stampa di Giuseppe Conte, dunque non è compito suo suonare il violino per magnificare le opere dell'esecutivo. A parte che di cose da magnificare al momento ne contiamo pochine, c'è da dire che un conto è trasformarsi in portavoce e un altro è alzare la voce contro decisioni e misure che ancora non sono neppure operative, addossando a ciò che neppure è ancora stato approvato ogni responsabilità per il rallentamento del Paese. Se lo spread sale e il Pil scende non è certo responsabilità di 8 miliardi di spesa in più decisa da Luigi Di Maio e compagni. Semmai i mercati ci guardano con scetticismo e gli investitori girano alla larga dai nostri titoli di Stato perché, dopo aver promesso di ridurre il debito, negli ultimi sette anni lo abbiamo costantemente aumentato fino ad arrivare alla cifra record di più 200 miliardi. Tuttavia non risulta che i vari Moscovici, Dombrovskis e Juncker fossero così accaniti contro Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. E non ricordiamo neppure dure parole pronunciate nel tempio del risparmio. Insomma, fino a ieri andava tutto bene, anche rinviare di anno in anno miliardi di clausole di salvaguardia che venivano scaricate sulle spalle dei prossimi governi. Lo sapevano anche i bambini che non c'erano le coperture per gli 80 euro e per tante altre misure varate dai governi rossi, eppure si lasciava che anche il bilancio dello Stato si colorasse di vermiglio. E adesso che se ne cominciano a vedere i risultati, fra i Catoni non c'è n'è nessuno che abbia le guance color porpora per la vergogna.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)