2022-08-31
I braccianti contro il loro ex guru: «Dove son finiti i soldi per il ghetto?»
Aboubakar Soumahoro: (Ansa)
I compagni attaccano Aboubakar Soumahoro: «Parte dei fondi per le baraccopoli spesa altrove. Tu in hotel, noi nel fango». L’alleato del Pd accusato pure di osteggiare gli altri enti operanti a Foggia. Lui si difende: «Sono un bersaglio».Dalle baraccopoli dei braccianti, al Parlamento: Aboubakar Soumahoro, sindacalista e attivista simbolo della lotta allo sfruttamento nella filiera agricola, di strada ne ha fatta. Il quarantaduenne ivoriano, naturalizzato italiano, è infatti candidato di Europa verde e Sinistra italiana per la Camera nel collegio blindato di Modena. Nel corso degli anni, Soumahoro è salito agli onori delle cronache grazie alla battaglie contro il caporalato, per la difesa degli ultimi, migliaia di immigrati costretti a vivere nella miseria delle baraccopoli dei braccianti, sommerse tra fango, degrado e criminalità. L’attivista diventa volto noto ai più grazie alle collaborazioni con L’Espresso e Propaganda Live di La7, oltre che per aver ottenuto un colloquio con l’allora premier Giuseppe Conte agli Stati generali del 2020, dopo essersi incatenato vicino a Villa Pamphilj, a Roma. L’attività sindacale di Soumahoro inizia con l’Unione sindacale di base (Usb), che lascia nel 2020 dopo una militanza ventennale per fondare, insieme a due fedelissimi fuoriusciti da Usb, la «Lega Braccianti», «un’associazione socio-lavorativa nata dal desiderio di autodeterminazione dei braccianti al fine di migliorare le proprie condizioni di vita (come esseri umani) e di lavoro (come lavoratori)». Un impegno certamente encomiabile e nobile. Che, tuttavia, oltre alle apparenze e i roboanti video sui social, parrebbe nascondere qualche ombra e ambiguità. L’attività della Lega Braccianti si è concentrata infatti quasi esclusivamente intorno alle baraccopoli di Torretta Antonacci (ex «ghetto di Rignano») e Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia. A Torretta Antonacci le cronache raccontano di un clima teso, spesso sfociato nelle intimidazioni da parte di violenti contro le associazioni che provano a gestire il campo. È successo, nel corso degli anni, anche alla Caritas di San Severo, alla Flai Cgil del Foggiano, a Intersos e a Baobab, tutte accusate di voler lucrare sulla pelle degli sfruttati. L’ultimo episodio sfociato in violenza è accaduto il 10 agosto scorso ai danni di Mohammed Elmajdi, segretario Cisl di Foggia e presidente di Anolf Puglia, associazione vincitrice del bando per la gestione del campo container del ghetto. Elmajdi ha denunciato ai carabinieri un’aggressione da parte di una decina di persone, conosciute nella baraccopoli, che lo hanno malmenato: «C’è un gruppo che si impone con la violenza e così a comandare sono sempre gli stessi. Una parte che comanda al ghetto è affiliato a Usb mentre altri sono amici di Aboubakar Soumahoro», ha dichiarato alla Verità Elmajdi, negando un coinvolgimento diretto dell’ivoriano nell’aggressione, ma specificando: «È lui, con le sue dichiarazioni contro il terzo settore, ad aver aizzato questi comportamenti». Le dichiarazioni del presidente di Anolf trovano riscontro nel racconto del ghetto da parte di un appartenente a un importante sindacato, che preferisce restare anonimo: «Conosciamo benissimo le “alleanze” di Aboubakar e i suoi metodi per accrescere il suo ego. Ha saputo lavorare sulla sua immagine in modo sapiente. Ha usato proprio il potere gerarchico che esiste, per governare pseudo scioperi o pseudo manifestazioni. È risaputo. Di nascosto c’è ben poco, restano i lavoratori, che devono tenere la bocca chiusa molto spesso, altrimenti vengono cacciati via, anche dal ghetto». Ma le dinamiche interne al ghetto non sono le uniche a far nascere qualche interrogativo sull’operato del candidato alleato del Pd. Dal dicembre scorso, infatti, si è aperto una battaglia tra Soumahoro, Usb e gli altri due soci fondativi della Lega Braccianti. Questi ultimi, infatti, scrissero alla fine del 2021 una lettera al vetriolo indirizzata all’attivista, mai divenuta pubblica ma circolata, come un passaparola, tra attivisti, sindacati e giornalisti. Tra i vari stralci, si legge: «Caro Aboubakar Soumahoro, ti abbiamo lasciato fare, raccontare, declamare, ma adesso basta. […] Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti perché i problemi non si risolvono con i tuoi selfie “autopromozionali”, l’unica attività che vieni a fare tra le nostre baracche, sempre più di sfuggita». Le accuse più pesanti sono quelle riguardanti le raccolte fondi, lanciate da Soumahoro dal 2020, per fronteggiare l’emergenza Covid nelle baraccopoli e distribuire beni primari. Si tratta di centinaia di migliaia di euro raccolti grazie a campagne di sottoscrizione pubbliche. Ma la destinazione di una parte di questi fondi, secondo i due co fondatori di Lega Braccianti e il sindacato Usb (che nel 2020 partecipò alla raccolta) sarebbe rimasta sconosciuta. In un comunicato pubblico, di Usb, si legge: «Una parte certamente è stata spesa per acquistare alimenti poi effettivamente distribuiti, ma dai calcoli più volte effettuati da chi ha partecipato all’organizzazione della distribuzione risulta evidente che una larga fetta di quelle risorse non è mai arrivata a destinazione. Da qui la domanda: dove sono finiti quei soldi?». Mentre, nella lettera a Soumahoro dai due soci della Lega, si legge ancora: «Dovremmo seguirti ciecamente, ovviamente tu in giro per hotel e ristoranti, mentre noi nelle baracche e nel fango. Adesso basta. Abbiamo dovuto contattare un avvocato per chiedere lo statuto e il bilancio della Lega Braccianti, perché ad oggi l’unico foglio che ci è stato consegnato per apporre la nostra firma è un verbale di una riunione del Consiglio Direttivo dove ti autorizzavamo ad aprire un conto e operare su di esso in piena libertà». Alla lettera di diffida per avere accesso agli atti dell’associazione, allo statuto e soprattutto alla rendicontazione economica, l’avvocato di Soumahoro ha risposto dando notizia che «Tutte le richieste formulate non possono trovare accoglimento in quanto carenti dal punto di vista di una legittimazione attiva. […] infatti, (i due co fondatori della Lega braccianti, ndr) non fanno più parte del Direttivo né, tantomeno, è loro facoltà richiedere la convocazione dell’assemblea dei soci, in base ai regolamenti statutari della medesima associazione.I due, di fatto, non possono più accedere agli atti e ai conti della Lega da loro fondata, essendone stati, a loro insaputa, espulsi. E tutte le domande poste al loro ex leader sull’effettivo uso dei fondi , restano ancora senza risposta. A richiesta di chiarimenti da parte della Verità, Soumahoro ha rigettato ogni accusa: «So di essere un bersaglio preferito di chi non condivide questa strada percorsa pacificamente, basti pensare agli scioperi e all’incatenamento a Montecitorio, e alla luce del sole. Ma trovo ingiustificabile che per colpire me e il mio impegno civile e politico, si infanghi il pacifico percorso di donne e uomini che stanno subendo da anni ogni forma di sfruttamento socio lavorativo e culturale. Per questo, rimando ai mittenti qualsiasi tentativo di diffamazione o messa in ombra della mia integrità morale tanto più in merito a fatti le cui dinamiche sono a me totalmente estranei».
Jose Mourinho (Getty Images)