Gli Etf, scambiati in Borsa come normali azioni, piacciono perché le commissioni contenute non erodono i guadagni. Da noi hanno ancora spazio per crescere. In Italia pesano per meno della metà della media Ue.
Gli Etf, scambiati in Borsa come normali azioni, piacciono perché le commissioni contenute non erodono i guadagni. Da noi hanno ancora spazio per crescere. In Italia pesano per meno della metà della media Ue.Gli Etf sono senza ombra di dubbio i grandi vincitori del 2022 con masse in forte crescita che si confrontano con i deflussi dei cugini «ricchi», i più blasonati (e costosi) fondi d’investimento. In alcune nazioni (come la Gran Bretagna per restare nel Vecchio continente) la maggior parte dei fondi acquistati presso le banche e i broker più importanti sono transitati proprio attraverso questo tipo di investimento. Gli Etf (acronimo di exchange traded funds) sono fondi negoziati in Borsa come le normali azioni. A differenza dei fondi d’investimento tradizionali (o Sicav), però, le commissioni sono quasi sempre più basse (anche del 90% e più al confronto) perché nulla viene retrocesso per il «consiglio di investimento» a banche, promotori, private banker o consulenti finanziari. Per questa ragione sono preferiti soprattutto dagli investitori fai da te e dai consulenti finanziari indipendenti. Fra le ragioni del successo degli Etf, c’è il fatto che spesso i gestori dei fondi cosiddetti «attivi» non riescono a tenere il passo come performance nel tempo. Il motivo è presto detto: la zavorra dei costi quasi sempre finisce per «mangiarne» i rendimenti. Questo lo certifica da diversi lustri l’agenzia di rating S&P global che ogni anno redige un report (Spiva) che indica come pochissimi fondi (mediamente uno su dieci) riescano nel tempo a generare realmente extra rendimenti rispetto a un approccio passivo come quello rappresentato dalla maggior parte degli Etf. Per questa ragione, «noi raccomandiamo nei portafogli consigliati quasi sempre Etf e non fondi i cui costi cumulati in un decennio possono rappresentare per un risparmiatore un minor guadagno o una maggiore perdita nell’ordine del 10-20% del capitale investito in base al mix di investimenti del risparmiatore», ricorda Salvatore Gaziano, direttore investimenti Soldiexpert scf. D’altronde, va ricordato che in Italia il mercato dei fondi comuni resta fortemente presidiato da banche, reti e assicurazioni che contano molto su questi strumenti per accrescere la propria redditività, che dipende mediamente per oltre il 55-60% proprio da questi flussi commissionali. Secondo una ricerca di Blackwater search and advisory, in Europa sono gli investitori a detenere la maggior quantità di asset investiti in Etf, con una quota di mercato del 27%, davanti al 25% del Regno Unito e quasi il doppio dell’Italia, nonostante il nostro sia un Paese di «formiche» e con un forte stock di risparmio. La potenziale crescita del mercato degli Etf in Europa e in Italia è ancora enorme. «Nella tabella sono indicati gli 11 Etf con maggiori masse distribuiti in Italia dove il primo (iShares core S&P 500) vale da solo quasi 48 miliardi di euro di raccolta a livello europeo», ricorda Gaziano. Tutto il mercato degli Etf in Europa viene stimato attualmente come asset gestiti in circa 1.500 miliardi di euro (poco più di 100 miliardi quello italiano), un valore ancora basso se si considera che negli Stati Uniti solo un Etf, il cosiddetto Spy, che replica l’indice S&P 500, vale da solo oltre 350 miliardi di dollari.
Javier Milei (Ansa)
Pubblicata anche in Italia l’autobiografia di Javier Milei, il presidente argentino che ha stravinto le elezioni di metà mandato. La sua missione è riabilitare il capitalismo come principale leva di sviluppo: «Punire chi guadagna non porta giustizia sociale».
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
Riunione in Egitto tra le principali fazioni. Il portavoce dell’Anp: «Poste le basi per un governo unitario, stop ai gruppi armati». Ma c’è già divisione sul possibile successore di Abu Mazen, Hussein al-Sheikh, inviso alla popolazione per l’elevato tenore di vita.
(Guardia di Finanza)
La Guardia di Finanza ha scoperto una rete di aziende gestite da imprenditori spagnoli che hanno ottenuto indebitamente incentivi per la produzione di energia solare. Sequestrati conti correnti, immobili e impianti fotovoltaici.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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