2021-08-01
«Ho tre Premi Tenco grazie alla musica ispirata alle radici»
Il cantautore Peppe Voltarelli si confessa: «Dal tacco d'Italia ho avuto successo anche in Argentina e Germania. Le origini contano sempre»Peppe Voltarelli, è la terza volta che vince il premio Tenco. Cosa si prova a battere Ornella Vanoni, candidata come lei?«È una gioia immensa essere apprezzati da una giuria che ti fa battere un'icona. Stando fermi col Covid abbiamo concepito questo album, Planetario, un viaggio sentimentale nella canzone d'autore di tutto il mondo, cantata in italiano, da Jacques Brel a Bob Dylan, da Leo Ferré a Vladimir Vysotski, tradotti da Sergio Secondiano Sacchi e Danile Caldarini. Credo sia piaciuto per la sua unicità».Nel 2016 ha vinto il Tenco come interprete, nel 2010 per un disco cantato interamente in calabrese, oggi come miglior interprete di canzoni. Lei suona nel mondo. Che Italia racconta?«Sono un musicista indipendente e parlo di un'Italia di gente coraggiosa. Gioco anche con gli stereotipi, ma mi interessa di più raccontare un'Italia legata ai valori contadini, quella dell'Appennino e della provincia, quel mondo che si vede meno, non ha paura, al di là di quello che va più forte dal punto di vista commerciale. Chi non vuole un riconoscimento commerciale? Figuriamoci, però ci sono altre cose».Quali?«La musica non deve per forza essere un prodotto che si consuma velocemente. La mia musica è come un'amicizia che dura un po' di più. È qualcosa come la si creava una volta, come un manufatto artigiano. Chi come me gira per il mondo solo con una chitarra e una fisarmonica non è un prodotto commerciale o un matto ma deve essere qualcosa che resta, oltre a essere una persona coraggiosa».Di quali stereotipi italiani parlava?«I soliti, rocciosi, quelli de La grande bellezza, la pasta asciutta e Il padrino o trovare per le vie di Budapest i video de La Piovra venduti per strada. Fanno parte della nostra storia ma esiste anche un'Italia poetica e propositiva, moderna e legata alle radici che non ha paura di andare controcorrente».Un aneddoto sul tema?«Ero a Unna, in Germania, dove si organizza un grande festival di musica italiana. Una manifestazione enorme. Un signore anziano, tedesco, viene sotto il palco con il dito alzato e mi dice: “Questa che stai facendo non è musica italiana". Avevo iniziato con le mie canzoni. Allora come un jukebox vivente ho dovuto “sparargli" dal vivo Domenico Modugno, Adriano Celentano e Paolo Conte. Alla fine abbiamo vinto (ride) e l'ho convinto che anche la mia era musica italiana. Ho un rapporto particolare con la Germania, consideri che le recensioni ai miei dischi escono prima lì, come anche in Argentina, che in Italia».Si può vivere di musica popolare?«Sono fortunato, vivo di questo lavoro da 25 anni ed è la mia unica attività. Quando mi invitano a raccontarlo nelle scuole la cosa che dico ai ragazzi è: cercate di capire come inseguire un sogno e organizzatevi per renderlo praticabile con il lavoro. Perché anche tu, se sei onesto intellettualmente, puoi inseguire il tuo sogno. È una pratica quotidiana che non si acquisisce comprando follower».Qualcuno in famiglia si occupava di musica?«No. Ma c'era mio nonno che suonava il clarinetto nella banda musicale in Calabria e mio zio la fisarmonica. A nove anni mi sono iscritto a una scuola di musica e a 10 anni avevo già una piccola orchestrina. Al Sud abbiamo questa cultura ancestrale: anche nei paesini in cui non c'è niente c'è la banda e gente che suona, ancora oggi. Nei Paesi latinoamericani si vive la musica allo stesso modo. Negli Usa o nei Paesi del Nord Europa invece c'è la grande considerazione della musica come professione e lavoro, non solo come hobby».Lei è un artista del Sud ma non si è ripiegato su certe dinamiche lamentose. Ha cercato di vivere positivamente quella cultura...«È la cultura dei nativi. Tutti i nativi quando guardano alle proprie radici, in modo sincero, sono così. Il mio è “un linguaggio del tacco d'Italia" che nel mondo è conosciuto alla pari dell'italiano vero e proprio. La radice non si taglia. È un elemento vivo ma va coltivato».Dopo la vittoria all'Eurofestival, i Maneskin stanno conquistando le classifiche mondiali. Nota un'attenzione particolare per la lingua italiana?«È una lingua molto ambita e amata nel mondo. È bellissimo che un gruppo così giovane abbia questo successo, mi auguro sia l'inizio di una grande carriera. Ma bisogna sempre guardare alla profondità del progetto, alle proprie radici per restare in piedi. Le nostre comunità per il mondo sono molto attive su questo fronte. Vado in Argentina, in Canada, sono stato forse l'unico interprete italiano a cantare in Madagascar. Amo la mia terra, la mia lingua, la sua poesia così attuale che fa della diversità una forza radicale».In questo periodo di pandemia non ci sono stati concerti. Cosa le ha fatto più paura?«Mi fa paura quando non si riesce a trovare la ragionevolezza per stare insieme perché amministrare vuol dire confrontarsi e aprirsi agli altri, non chiudersi. Si può sbagliare o fare bene ma bisogna sempre ascoltare per capire che strada prendere. Io la penso così, vengo da una famiglia di vecchi socialisti e sono un libertario».
Richard Gere con il direttore di Open Arms Oscar Camps (Getty Images)
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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