
Mi è successa una cosa bellissima, mi ha scritto una donna che voleva interrompere la gravidanza, poi ha letto un mio articolo su questo giornale e ha cambiato idea. A volte basta una voce per salvare una vita. Ma questo mondo è nemico della maternità.Il potere vuole che abortiamo. La nuova Chiesa 2.0 dichiara trionfalmente che la signora Emma Bonino, 10.000 aborti e qualcosa, è una grande italiana. I giornali femminili cinguettano che abortire è come andare dal dentista o prendere una sbronza: qualcosa che bene o male, nella vita, almeno una volta succede. Il potere i nostri figli non li vuole: ci trova più belli senza, senza figli, senza un lavoro fisso (flessibilità è bello), senza una terra ( cosmopolita è bello), senza una lingua che va reinventata tutti i giorni («ministra», «sindaca», ma non «elettricisto» e «giornalisto»), senza genitori che possono essere sostituiti da uno schizzetto di sperma, oppure da un ovulo ottenuto con lacrime e sangue e una sindrome da iperstimolazione ovarica, e una gravidanza ottenuta riducendo una donna a un involucro e un bambino a un pacco. Aborto e gravidanza per altri sono due facce della stessa medaglia: se il bimbo può essere ucciso da mamma per il solo fatto che le è antipatico, ugualmente può essere venduto. Le leggi sull'aborto non affermano solo il diritto della donna a sbarazzarsi di una gravidanza che non vuole, ma il diritto a farlo a spese della comunità e in modo completamente gratuito per sé stessa, con i medici che rifiutano di compiere questo scempio esposti al pubblico ludibrio. L'aborto è uno scempio con il corpicino che finisce smembrato nel bidone dell'aspiratore, o estratto ancora vivo e che ancora si muove. Le immagini dovrebbero essere presenti ovunque e dovrebbero essere mostrate alla donna: «Signora è sicura? È questa cosa qui». Invece le immagini sono sotto censura: il Sessantotto e il femminismo hanno spinto la donna a rinnegare l'istinto materno e a riconvertirlo in consumismo. L'istinto materno è il sistema motivazionale interpersonale più potente che esista in natura e Madre natura è un'arcigna megera. La sindrome post aborto c'è sempre. Se una donna sa di aver abortito contro la propria volontà, per volontà del compagno, o del datore di lavoro, allora il rimpianto sarà riconosciuto come tale. Rimpianto se non lo sa, se non ha capito di aver subito una propaganda capillare, se crede che uccidere la sua creatura nel suo grembo sia stata la sua volontà, allora la sindrome post aborto diventa più sottile: depressione, perdita del senso del sé, un buttarsi via, scegliere sempre gli uomini sbagliati. L'istinto relazionale più potente che esista in natura diventa malattia psicosomatica, tristezza, certezza di non meritare la felicità. L'aborto è gratis, avere un bambino è tutto in salita. Mi è successo un episodio bellissimo, ho ricevuto un messaggio straordinario. Da allora camino a cinque centimetri da terra. Niente di quello che può succedermi diminuirà la mia gioia. «Volevo abortire, poi ho letto un suo articolo sulla Verità e ho cambiato idea», mi ha detto una persona. Quindi basta questo: a volte basta una sola voce che si stacchi dal silenzio/assenso perché questa eclissi della ragione, questo suicidio differito, questa soppressione della propria progenie, della nostra proiezione nell'eternità, si fermi. Una valorosa infermiera, sfidando il rischio di reprimende anche gravi, mentre faceva l'elettrocardiogramma necessario per l'aborto sussurrava qualche piccola frase: «Ci ha pensato bene? Potrebbe rimpiangerlo, e quando succederà, sarà troppo tardi». Molte donne hanno protestato, molte non hanno detto nulla, ma qualcuna ha deciso di diventare mamma e qualche mese dopo ha portato poi il neonato in visita e regalato i confetti. In Francia l'infermiera avrebbe rischiato una condanna a qualche mese per «intralcio all' aborto» (ebbene sì, questo reato in Francia esiste). Per intralcio all' aborto fu infatti condannato un ginecologo che aveva detto a una signora di essere un obiettore, e questo poteva farlo, ma non le aveva immediatamente dato il nome di un collega non obiettore, e questo era stato considerato poco cortese. Decisamente scortese è stato considerato il comportamento del ginecologo francese che, senza dire una parola, in una sala d'aspetto regalò un paio di scarpine a ognuna delle signore che aspettavano di sottoporsi all' intervento che avrebbe spostato il feto contenuto dal loro utero al bidone dell'aspiratore che lo risucchia in pezzi, smembrato. Erano scarpine carine, quelle di lana, fatte a maglia. Denuncia per violenza privata e condanna a otto mesi, fortunatamente non eseguita data l'età, 82 anni, del colpevole. Due signore cambiarono idea, il bidone dell'aspiratore non vide mai la testolina, le piccole braccia e gambe, il torace del loro fetino. Questa persona si è trovata con una gravidanza non voluta, e ha «ovviamente» pensato all' aborto. Siamo una società che presenta l'aborto come una scelta ovvia, che l'ha reso una scelta facile. L'aborto volontario è la maggiora causa di morte, di gran lunga la maggiore. Abbiamo creato una società dove le donne scelgono liberamente di uccidere la creatura che portano in grembo, rinunciando alla loro proiezione oltre la morte. È bastato a questa persona leggere quello che avevo scritto per cambiare idea. Il bimbo sta per nascere. Il suo papà e la sua mamma si sono sposati, così che oltre alla vita lui avrà il dono. Quindi tutti noi settiamo di tacere. Può bastare una voce per fermare uno scempio, e poi occorre aiuto. Occorre sostegno occorrono pannolini scarpine, tutine. Tutte cose di cui un Centro aiuto alla vita ha bisogno. Tutti possiamo adottare bambini in vicinanza: dare un aiuto al Cav più vicino.Per le donne che hanno abortito: riconoscete il dolore, riconoscete il rimpianto. Date un nome al bimbo o alla bimba. Anche se era di poche settimane, voi sapete se era un bimbo o una bimba. Se potete cercate un sacerdote che accetti di battezzarlo o battezzarla. E poi cercate il centro aiuto alla vita più vicino e adottate un'altra mamma, diventate la zia del suo bambino. Esiste lo sbaglio, esiste la colpa, esiste il perdono. Solo dalla vergogna passa la via per la vera gloria, è scritto nel Talmud. È il momento di arrivare alla gloria.Il Sessantotto è stato un vero tripudio di odio verso la donna, e quindi di odio alla più grande sacralità della donna, la sua specificità: la maternità. L'odio contro le donne si è sviluppato con una moda che voleva le donne con un indice di massa corporeo al di sotto del 18, cioè troppo magre per avere le mestruazioni e diventare madri. Molte donne, nell' ultimo mezzo secolo, hanno rinunciato alla gravidanza o l'hanno interrotta per il terrore di vedere il proprio corpo con una forma che disegnatori di moda, in maggioranza uomini che non amano le donne, e le sfilate di moda, troverebbero disdicevole. Nella gravidanza il grasso aumenta. La prossima parola quindi sarà adipe. Alla prossima puntata.
Ansa
Dieci anni fa scoppiò il Dieselgate, la truffa di Volkswagen sulle emissioni scoperta dagli statunitensi, già in guerra commerciale con Berlino. Per riprendersi, l’azienda puntò sull’elettrico e ottenne il sostegno di Ursula. Ma ad approfittarne sono stati i cinesi.
Alice Weidel (Ansa)
I Maga sfidano le censure del Vecchio continente: la vice di Alice Weidel e un militante escluso dalle elezioni per sospetti sulla sua «lealtà alla Costituzione» vanno a Washington dai funzionari di Marco Rubio e di Jd Vance.
Paolo Longobardi (Getty images)
Il presidente di Unimpresa: «Va data sicurezza alle transazioni delle pmi che operano in più valute. L’Occidente imponga standard di qualità contro la concorrenza sleale».
Mario Draghi (Ansa)
L’ex premier si accorge soltanto ora che gli obiettivi green sono «irrealizzabili». Poi critica la burocrazia continentale: «Troppo lenta, potrebbe non riuscire a riformarsi». Il suo piano B: alcuni Stati facciano da sé.