2023-10-21
Hamas ne libera due e provoca gli Usa
Aviv Keren Sherf Shem, la madre di Maya, la ragazza franco-israeliana rapita da Hamas e apparsa in un video (Ansa)
Madre e figlia americane tornano in libertà grazie al Qatar, sponsor dei jihadisti. Doha: «Vedrete che la Casa Bianca sbaglia». L’Idf: «Viva la maggior parte degli ostaggi».La questione degli ostaggi a Gaza continua comprensibilmente a tenere banco. Ieri sera, Hamas ha annunciato di aver liberato due cittadine americane, una madre con la figlia, per «ragioni umanitarie», consegnandole alla Croce rossa dietro mediazione del Qatar. La liberazione di ostaggi è sempre una buona notizia sul piano umanitario. Tuttavia l’annuncio di Hamas sembra molto uno specchietto per le allodole, volto a ingraziarsi l’opinione pubblica internazionale e a cercare di evitare la reazione militare dello Stato ebraico. D’altronde, la stessa mediazione di Doha fa sorgere dubbi: ricordiamo che il Qatar intrattiene controversi rapporti tanto con Hamas quanto con l’Iran. E che non è quindi un attore realmente equidistante nella crisi in corso. Tanto è vero che è suonata quasi provocatoria la dichiarazione qatarina: «Così dimostriamo che Biden si sbaglia». Inoltre, alcune ore prima dell’annuncio del rilascio erano arrivate delle notizie preoccupanti dalle Forze di difesa israeliane. Pur avendo riferito che la maggior parte dei 200 ostaggi in mano ad Hamas è ancora in vita, l’Idf aveva sottolineato che, dei prigionieri, oltre 20 sono minorenni, mentre tra i dieci e i 20 risultano ultrasessantenni. «Israele afferma che gli ostaggi sono stati portati a Gaza, ma la loro esatta ubicazione all'interno dell’enclave è sconosciuta, rendendo il loro salvataggio più complicato», ha riportato la Reuters. Dal canto suo, Hamas sostiene di avere circa 200 ostaggi e che altri gruppi nella Striscia ne deterrebbero in totale una cinquantina.Non tutti gli ostaggi, si sa, sono israeliani. Al momento, risultano dispersi una ventina di americani, anche se il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, non ha esattamente specificato quanti tra costoro siano nelle mani di Hamas o di qualche altro gruppo terroristico. Tuttavia il senatore repubblicano, Jim Risch, mercoledì aveva affermato che i cittadini americani in ostaggio sarebbero una decina. Si tratta di un dossier molto delicato per Joe Biden, che non a caso ha affrontato il tema durante il suo discorso alla nazione di ieri. «Come ho detto alle famiglie degli americani tenuti prigionieri da Hamas, stiamo percorrendo ogni strada per riportare a casa i loro cari», ha affermato. Non dimentichiamo d’altronde che, al di là dell’evidente aspetto umanitario, Biden è ufficialmente ricandidato alla presidenza degli Stati Uniti. E che, qualora non riuscisse a portare in salvo gli americani attualmente nelle mani di Hamas, ciò potrebbe avere un impatto negativo sulle sue prospettive di riconferma (nel 1980, Jimmy Carter non fu rieletto anche a causa della crisi degli ostaggi dell’ambasciata americana di Teheran). Non a caso, secondo Bloomberg, gli Usa e i governi europei starebbero spingendo il governo israeliano a ritardare l’operazione militare di terra per consentire il rilascio di un maggior numero di ostaggi.Tra i prigionieri, si registrano inoltre otto tedeschi, 17 thailandesi e due italo-israeliani, mentre il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, ha detto che tra i 12 e i 15 italiani si trovano nella Striscia di Gaza. Il presidente argentino, Alberto Fernandez, ha reso noto che sono 16 i suoi connazionali in ostaggio. Tutto questo, mentre, secondo Downing Street, sette cittadini britannici sono attualmente dispersi: di questi, almeno due risulterebbero prigionieri. La Francia, dal canto suo, conta al momento sette dispersi a fronte di 30 vittime, mentre nelle mani dei terroristi risulta un cittadino olandese diciottenne. Sono invece quattro gli israeliano-portoghesi attualmente in prigionia, secondo le autorità di Lisbona. Intanto, l’ambasciatore russo in Israele, Anatoly Viktorov, ha detto ieri che Mosca è in contatto con Hamas per trattare la liberazione degli ostaggi.La questione complessiva sta avendo dei risvolti politici in Israele. Le famiglie di alcuni ostaggi hanno criticato Benjamin Netanyahu per aver raggiunto un accordo con Biden e Abdel Fattah Al Sisi, volto a consentire l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza dall’Egitto. «La decisione di concedere aiuti umanitari agli assassini di Gaza ha causato grande rabbia tra i familiari», ha dichiarato in una nota l’organizzazione Bring them home now, che rappresenta le famiglie degli ostaggi. «Vi ricordiamo che bambini, neonati, donne, soldati, uomini e anziani - alcuni dei quali hanno gravi problemi di salute, sono feriti e colpiti da armi da fuoco - vengono tenuti sottoterra come animali senza alcuna condizione umana, e il governo di Israele sta offrendo agli assassini baklava e medicine», ha proseguito. Nel frattempo, ieri pomeriggio la Bbc ha riportato che Israele ha rifiutato la proposta di Hamas di rilasciare alcuni prigionieri in cambio di un cessate il fuoco immediato: in particolare, secondo il Times of Israel, funzionari israeliani hanno negato che la liberazione delle due americane sia avvenuta in cambio di qualcosa.D’altronde, la dinamica è nota. Hamas spera di utilizzare gli ostaggi come fattore in grado di frenare l’imminente offensiva israeliana a Gaza. Dal canto suo, lo Stato ebraico ha tuttavia necessità di ripristinare la deterrenza, dopo il brutale attacco subito il 7 ottobre. Del resto, l’ex colonnello delle Forze di sicurezza israeliane, Miri Eisin, ha detto alla Cnn che un’operazione militare di terra è «quasi l’unico modo» per liberare gli ostaggi. È anche in quest’ottica che Biden, pur cercando di evitare un allargamento del conflitto e pur tentando di dissuadere Netanyahu da una reazione sproporzionata, ha dato pieno appoggio a Israele nel colpire fermamente Hamas.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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