2023-10-14
Le piazze non vanno interdette però si indaghi su chi tifa jihadisti
Manifestazione filopalestinese nelle vie di Parigi nonostante il bando di Macron (Ansa)
Per vietare i cortei, Emmanuel Macron ha rispolverato leggi del 1800. Noi, piuttosto che reprimere il dissenso, dovremmo schedare chi (in giacca e cravatta) solidarizza con Hamas. E, magari, la finanzia. Ne va del nostro futuro.Emmanuel Macron ha deciso di vietare ogni manifestazione su suolo francese. Ha deciso di interdire le piazze a chi sventola bandiere palestinesi e sostiene le politiche di Hamas e quindi del mondo jihadista. Una decisione forte che è stata giustificata ripescando due vecchie leggi. La prima è una norma risalente agli anni Sessanta del 1800, poi emendata con il passare dei decenni. Regola la libertà di stampa e di espressione, ma reprime l’apologia di terrorismo. La seconda legge vieta manifestazioni antisemite. Macron teme i suoi partiti, l’opposizione di sinistra e teme di doversi confrontare con le conseguenze degli slogan di piazza. Ha paura che in caso di mano dura gli si possano incendiare le banlieue. Eppure la scelta della censura apre la strada a una serie di interrogativi e di pericolosi effetti collaterali. La libertà di espressione è insita nel nostro Dna, così come le nostre Costituzioni prevedono spazi di dissenso politico. Chi ritiene di andare in piazza per chiedere la tutela del popolo palestinese commette in automatico apologia di terrorismo? No. È vero, sappiamo che purtroppo Hamas, governo della striscia di Gaza e popolazione civile sono un tutt’uno. Ma le tre entità hanno colpe diverse ed è legittimo discutere su come il consesso internazionale e Israele debbano approcciare la loro punizione. Certo, perché anche il popolo palestinese, pur essendo a sua volta vittima, ha delle colpe. Che vanno affrontate e discusse. Ma la censura a priori non permette all’opinione pubblica di esprimere e mettere a terra le sfumature. E quindi nei fatti Parigi ottiene l’effetto opposto. Rischia di infiammare ancora di più piazze composte da migliaia di musulmani che non stanno certo ad aspettare l’ok delle prefetture o il via libera della polizia per incendiare auto o danneggiare edifici pubblici. Inneggiando, come è già avvenuto in queste ore, alla morte degli ebrei. Vogliamo dire che ha fatto bene il nostro governo a non impedire a sindacalisti e a gente dei centri sociali di organizzare riunioni pubbliche. Inoltre, il nostro Testo unico di pubblica sicurezza (Tulps) fornisce grandi tutele e interviene in caso di concreti rischi per l’ordine pubblico o l’incolumità di singoli gruppi. Detto questo e fatta l’ampia premessa, è bene conoscere il nemico che si ha di fronte. Nemico non solo di Israele ma anche dell’Europa. Hamas ha dimostrato di essere estremamente abile nel gestire la comunicazione e la propaganda sui social. Molto più di quanto possano fare i governi occidentali. Per cui dobbiamo avere presente che nel momento in cui ci sarà l’invasione di terra di Gaza le immagini dei bambini uccisi nei kibbutz saranno sostituite da quelle dei bimbi palestinesi morti sotto le bombe perché usati come scudi umani. Quelle immagini saranno utilizzate per incitare i manifestanti e quindi per far passare il concetto che in Europa c’è un’opinione pubblica contraria a Israele e contraria all’alleanza occidentale che lo deve sostenere. Hamas e i Paesi mandanti sanno come muovere le leve delle migliaia di immigrati che hanno penetrato la nostra società. Eppure per essere coerenti con i nostri principi dobbiamo correre questo rischio. Dobbiamo affrontare la sfida e il tentativo di ricatto, purché i governi non tentennino. Dobbiamo affrontare le piazze anche per risvegliare gli animi intorpiditi ed estirpare il cancro che rappresenta la cultura di morte islamista. Consentire di andare in piazza a manifestare non significa, infatti, autorizzare qualunque slogan o qualunque azione. Al contrario, ora va alzato il tiro contro l’antisemitismo e contro chi fiancheggia l’invasione islamica nel Vecchio continente. Chi tifa i jihadisti va quindi controllato, tracciato e schedato. Attenzionare non solo i terroristi, ma anche coloro che contribuiscono a far circolare somme di denaro e pure quelli in giacca e cravatta che sponsorizzano l’armamentario di giustificazioni alla fine utili solo alla causa malvagia di Hamas. In un giorno sono stati uccisi oltre 1.000 ebrei. Facendo il confronto con l’11 settembre è come se fossero morti sotto le torri 40.000 americani. L’obiettivo di Hamas è quindi la distruzione di Israele. Ma come ha dimostrato scientificamente attraverso il ratto e lo stupro di donne - semplicemente colpevoli di essere occidentali - il gruppo terroristico ha messo nel mirino anche il nostro futuro. Dunque, oggi vada in piazza chi vuole. Chi si limiterà a chiedere prudenza e magari attenzione, per evitare che il conflitto deflagri oltre i confini o che causi una carneficina senza precedenti, avrà espresso una legittima opinione. Chi proporrà soluzioni (noi non vediamo alternative) fattibili per salvare il maggior numero di vite andrà ascoltato. Ma chi fiancheggia i terroristi anche solo trovando loro scappatoie morali deve essere considerato colpevole quanto lo è un mandante. Abbiamo norme e leggi per garantire la sicurezza nazionale, che Giorgia Meloni non abbia timore a usarle.
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