2024-02-08
Hamas detta le condizioni, Israele le straccia
Il gruppo terroristico propone il suo «piano di pace»: previsto il rilascio di 1.500 detenuti palestinesi, tra cui 500 ergastolani, oltre all’esilio per i capi jihadisti. Benjamin Netanyahu gela gli Usa: «Se ci arrendiamo alle loro richieste ci sarà un altro massacro».Il giornalista americano Tucker Carlson intervista Vladimir Putin e l’Ue lo minaccia di sanzioni.Lo speciale contiene due articoli.Benjamin Netanyahu rifiuta le condizioni poste da Hamas. Lo annuncia il premier israeliano in una conferenza stampa, dopo aver ricevuto la visita del segretario di Stato americano Antony Blinken. Quest’ultimo ha già fatto tappa in Arabia Saudita lunedì e martedì in Egitto nel quadro del suo quinto tour in Medio Oriente, finalizzato a promuovere una tregua e il rilascio degli ostaggi nella Striscia di Gaza, nonché a cercare di prevenire un’ulteriore escalation del conflitto nella regione. Ieri Netanyahu ha accolto Blinken a Gerusalemme, dove i due hanno avuto un «lungo e dettagliato incontro privato», come comunicato dall’ufficio di Netanyahu. In un secondo momento l’incontro si è esteso anche al ministro della Difesa Yoav Gallant, il capo del Consiglio di sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi, il capo dello Shin Bet Ronen Bar, il capo del Mossad David Barnea, il capo di Stato maggiore generale di brigata Herzi Halevi e altri alti funzionari israeliani. «Non ti vedevo da un po’ di tempo», ha scherzato Netanyahu con Blinken. «Sì, sono passate alcune settimane», ha risposto Blinken, che era stato in Israele per l’ultima volta all’inizio di gennaio e che ieri ha anche incontrato il presidente Isaac Herzog. Il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller ha dichiarato che il segretario di Stato americano «ha ribadito il pieno sostegno degli Stati Uniti al diritto di Israele di prevenire qualsiasi ripetizione degli attacchi terroristici del 7 ottobre oltre all’importanza di adottare tutte le misure possibili per proteggere i civili nella Striscia di Gaza». Nell’incontro sono stati affrontati anche gli sforzi per garantire il rilascio di tutti gli ostaggi a Gaza e per incrementare l’assistenza umanitaria nella regione. Blinken ha inoltre riaffermato «il sostegno degli Stati Uniti a una soluzione a due Stati, con uno Stato palestinese», sottolineando che «questa è la via migliore per garantire una pace e una sicurezza durature sia per gli israeliani che per i palestinesi, oltre a promuovere una maggiore integrazione nella regione». Poi ha parlato «dell’urgente necessità di allentare le tensioni in Cisgiordania e impedire l’espansione del conflitto». Evidente che la presenza di Blinken è collegata alla trattativa sul cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi che sono ormai da quattro mesi nelle mani di Hamas e della Jihad islamica. A questo proposito secondo il canale di informazione egiziano al-Qahera News, oggi al Cairo inizia un nuovo round di negoziati per raggiungere un accordo con Hamas e secondo il sito di notizie israeliano Ynet ci sarà anche il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Ma su quali basi si discute? Hamas ha presentato un piano che propone una tregua di quattro mesi e mezzo. Durante questo periodo, gli ostaggi sarebbero rilasciati in tre fasi, con l’obiettivo finale di porre fine alla guerra. Una bozza del documento, visionata da Reuters, illustra il piano di Hamas suddiviso in tre fasi, ciascuna della durata di 45 giorni. Durante la prima fase, che dura 45 giorni, verrebbero liberate tutte le donne israeliane detenute, i maschi sotto i 19 anni, gli anziani e i malati. In cambio, Israele rilascerebbe prigioniere palestinesi e minorenni detenuti nelle carceri israeliane e ritirerebbe le truppe dalle aree popolate. L’attuazione della seconda fase non inizierà finché non saranno stati condotti colloqui indiretti per definire i requisiti necessari per porre fine alle operazioni militari e ritornare alla calma completa. Corpi e resti dei cadaveri verrebbero scambiati durante la terza fase e Hamas prevede che prima della fine dell’ultima fase le parti abbiano raggiunto un accordo sulla fine delle ostilità. Il gruppo, che controlla la Striscia di Gaza, ha incluso in un addendum alla sua proposta anche la richiesta del rilascio di 1.500 prigionieri detenuti nelle carceri israeliane. Tra questi, vorrebbe selezionare un terzo da un elenco di palestinesi condannati all’ergastolo. Inoltre, Hamas chiede anche che i due capi jihadisti Yahya Sinwar e Mohammed Deif, ancora nascosti nel sottosuolo a Khan Younis (dove ieri è stato scoperto l’ennesimo tunnel), possano lasciare la Striscia e venire esiliati in Algeria o in Tunisia. Evidente che le condizioni poste da Hamas siano inaccettabili per Israele cosa che Netanyahu ha spiegato durante la sua conferenza stampa: «Se ci arrendiamo alle condizioni di Hamas potremo arrivare ad un altro massacro e oggi siamo sulla strada per la vittoria completa e la guerra sarà vinta nel giro di mesi e non di anni». Poi ha ribadito gli obiettivi della guerra: distruggere Hamas, restituire gli ostaggi e garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele. Netanyahu che ha definito «senza precedenti» i risultati ottenuti dall’esercito nell’offensiva contro Hamas ha confermato che dopo Khan Younis le Forze di Difesa israeliane si stanno preparando a combattere a Rafah: «Continueremo fino alla fine e non c’è altra soluzione oltre alla vittoria completa e la sconfitta di Hamas sarà la vittoria dell’intero mondo libero». Il premier israeliano ha affermato che «il ritorno degli ostaggi resta una priorità assoluta e una maggiore pressione militare aumenterà le possibilità che i prigionieri vengano liberati». Sul fronte del Mar Rosso, invece, il Comando centrale degli Stati Uniti ha dichiarato che sei missili balistici antinave sono stati lanciati dai ribelli Huthi dallo Yemen verso il Mar Rosso meridionale e il Golfo di Aden. Questo nuovo attacco era stato anticipato alcune ore prima dal portavoce militare Yahya Sarea, che aveva ribadito come tali azioni siano una risposta all’oppressione del popolo palestinese e all’intervento occidentale nell’area.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/hamas-detta-condizioni-israele-straccia-2667195546.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="pioggia-di-missili-russi-sullucraina-uno-sfiora-la-polonia-e-allarme" data-post-id="2667195546" data-published-at="1707359463" data-use-pagination="False"> Pioggia di missili russi sull’Ucraina. Uno sfiora la Polonia: è allarme Pioggia di missili ieri sull’Ucraina dopo una settimana di relativa calma. Uno di questi ha letteralmente sfiorato la Polonia arrivando a 20 km dal confine priva di virare e dirigersi verso Leopoli. Immediata la reazione polacca che ha fatto decollare tre F-16 a protezione dei cieli Nato. Le autorità polacche hanno fatto sapere di aver attivato tutte le procedure necessarie per garantire la sicurezza del proprio spazio aereo, aggiungendo che la «leadership della Repubblica di Polonia monitora costantemente la situazione». Se dovesse esserci una guerra tra Russia e Nato sarebbe «l’Apocalisse, la fine di tutto». Così l’ex presidente russo Dmitry Medvedev criticando gli allarmi lanciati da diversi Paesi europei e dagli Usa sulla presunta intenzione di Mosca di attaccare l’Alleanza Atlantica. La Russia «ha ripetutamente parlato dell’assenza di piani per un conflitto con la Nato», ha spiegato. Tanto che anche il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov è tornato a chiarire che gli obiettivi di quella che la Russia definisce la sua «operazione militare speciale» in Ucraina restano invariati. All’alba di ieri Mosca ha sparato 44 missili e 20 droni in tutto il Paese invaso ormai da quasi due anni. A esser presi di mira gli oblast di Kiev, Leopoli, Mykolaiv e Kharkiv. Nella capitale due linee ad alta tensione sono state danneggiate dai detriti dei missili provocando un blackout. Il bilancio delle vittime conta 4 morti e 16 feriti a Kiev. A Mykolaiv, decine di edifici residenziali sono stati distrutti, una persona è stata uccisa e Kharkiv sarebbe stata colpita con almeno due missili nordcoreani, assicurano le autorità della città. Secondo il ministero della Difesa di Mosca sarebbero state colpite fabbriche del complesso militare-industriale. «L’industria della Difesa dell’Ue sta aumentando la sua capacità. È aumentata del 40% dall’inizio dell’anno», ha detto affermato l’alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell durante un briefing congiunto con il primo ministro ucraino Denys Shmyhal a Kiev «entro la fine dell’anno, la quantità totale di munizioni consegnate come donazioni sarà di circa un milione e 155.000». Ancora problemi invece sul fronte aiuti Usa. La Camera degli Stati Uniti ha respinto il disegno di legge proposto dai Repubblicani che precedeva l’invio di aiuti a Israele, ma non all’Ucraina, ma il risultato di questi veti incrociati è che attualmente rimangono bloccati sia gli aiuti destinati a sostenere la guerra a Gaza che gli aiuti militari sempre più necessari a Kiev per continuare a difendersi dall’aggressione della Russia. «È vitale che il Congresso degli Stati Uniti approvi il pacchetto di aiuti all’Ucraina» ha detto il segretario della Nato Jens Stoltenberg in conferenza stampa con Jake Sullivan, Consigliere per la sicurezza nazionale Usa. «Ce la faremo, gli Usa daranno gli aiuti a Kiev» il suo commento. Nel frattempo ha suscitato grande scalpore l’intervista rilasciata dal presidente russo Vladimir Putin al giornalista statunitense Tucker Carlson. L’intervista non si sa quando verrà pubblicata ma potrebbe costare delle sanzioni in Europa al giornalista «per aver assistito un criminale di guerra» e per essere stato il «portavoce» di Putin. L’ex primo ministro belga e attuale membro del Parlamento dell’Unione europea Guy Verhofstadt ha dichiarato che poiché il presidente russo è considerato un «criminale di guerra è logico» che venga avviata un’indagine su Carlson. Verhofstadt ha anche chiesto di imporgli un «divieto di viaggio» e lo ha descritto come un «portavoce» di Donald Trump, che è stato a lungo criticato per le sue opinioni filo-Cremlino.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.