2022-05-31
«Ha confessato molestie, resta con i minori»
Papa Francesco con il cardinale Matteo Maria Zuppi (Ansa)
A Milano un prete ha ammesso abusi su una ragazzina. Sospeso dal servizio per cinque anni, non si sarebbe mai davvero ritirato ed è stato affidato al fratello sacerdote, accusato pure lui di violenza sessuale. La storia in un esposto-denuncia arrivato in Procura.«Il pensiero è sempre per le vittime della pedofilia». Con una frase più volte ascoltata, il neopresidente della Conferenza episcopale ha mosso il primo passo sul terreno più impervio, mostrandosi deciso ad allontanarsi dagli infingimenti passati: «Il loro dolore è la nostra prima preoccupazione». Al termine dell’assemblea generale della Cei, il cardinale Matteo Zuppi non ha avuto dubbi e ha posto in cima ai dossier del suo mandato il più delicato e scottante, quello che negli ultimi anni ha creato le maggiori contraddizioni: da una parte il Vaticano ha mostrato la volontà (soprattutto in papa Francesco) di spazzare via doppiezze e omertà, dall’altra gli apparati diocesani e la stessa amministrazione pontificia hanno continuato a stendere un velo di silenzio che nulla ha a che vedere con il dono della trasparenza.Fuori dall’equivoco, alla presenza dei rappresentanti delle associazioni delle vittime di abusi, Zuppi ha tenuto a sottolineare che «la Chiesa è dalla parte delle vittime, non c’è nessuna volontà di copertura, non abbiamo interesse a cantarcela e a suonarcela da soli, vogliamo una chiarezza vera». E ha annunciato per il 18 novembre il primo report sui casi e sulle attività di prevenzione aggiungendo con convinta partecipazione: «Lo dobbiamo a chi ha sofferto». Il problema, come sempre, è passare dalle parole ai fatti e una imbarazzante vicenda che ha come teatro Milano, con due fratelli preti coinvolti in vicende controverse, potrebbe essere un banco di prova per testare il nuovo corso. Alla Procura della Repubblica, qualche giorno fa, è arrivato un esposto-denuncia firmato da Francesco Zanardi, presidente di «Rete L’Abuso», che da anni è in prima linea per contrastare e denunciare i casi di pedofilia nel clero italiano. La storia parte da una recente sentenza del Tribunale canonico dell’arcidiocesi che ha condannato il sacerdote Alberto Lucchina a un’ammonizione pari a cinque anni di sospensione per un abuso degli anni Novanta. «Perché reo confesso di molestie sessuali e psicologiche ai danni di una donna, quando aveva 14 anni». Lo scandalo è scoppiato nel novembre del 2020; la vittima era assistita nell’audizione canonica dall’avvocato Daniela Cultrera, che ha riferito come «l’ammissione è stata piena e dimostrativa della colpevolezza di Lucchina che, a quanto comunicava la diocesi di Milano, si sarebbe autosospeso e domiciliato in una casa per anziani dove avrebbe già scontato uno dei cinque anni di sospensione». Dopo aver pubblicato la sentenza e il commento sul sito di «Rete L’abuso», Zanardi si è visto subissare di mail di parrocchiani, di genitori preoccupati per i figli, di preti anonimi scandalizzati per la ricostruzione. Si legge nell’esposto: «Emerge infatti da diverse testimonianze giunte all’associazione che don Alberto Lucchina non si è mai ritirato dal servizio ed è stato affidato al fratello Maurizio, anche lui sacerdote, attualmente con un procedimento pendente per violenza sessuale a carico, non a danno di minori, ma di una donna maggiorenne disabile». Ora la Procura dovrà stabilire i contorni della vicenda ma è inopportuno che un parroco condannato non venga (a detta di alcuni parrocchiani) sospeso dal servizio e venga affidato al fratello denunciato per reati simili. Prosegue l’esposto indirizzato al procuratore capo Marcello Viola: «Da due differenti segnalazioni e successive verifiche emerge che il Lucchina condannato svolgerebbe attività ricreative, e religiose come la confessione, appartandosi e restando a stretto contatto con adolescenti». Tutto ciò accade in due parrocchie di Milano, zona Isola, le stesse che furono teatro dell’abuso della quattordicenne negli anni Novanta. Commenta Zanardi: «Il sacerdote risulta irresponsabilmente posto a contatto con minori. Siamo molto preoccupati perché la possibile tendenza compulsiva delle condotte abusanti possa indurre Lucchina alla reiterazione. Senza contare che quelle parrocchie stanno organizzando l’oratorio estivo con i ragazzi delle medie e i più piccini. E con il coinvolgimento dei due fratelli».Una nuova tegola sull’arcivescovo Mario Delpini, promosso da papa Francesco nonostante una pesante leggerezza passata: il tentativo di insabbiamento del caso di don Mauro Galli, condannato in primo grado e l’anno scorso in appello a 5 anni e 6 mesi per abusi sessuali a Rozzano (i fatti avvennero nel 2011) nei confronti di un ragazzo che all’epoca aveva 15 anni. Il 9 giugno sul caso si pronuncerà la Cassazione. Allora Delpini era vicario episcopale e invece di spingere per l’apertura di un’«indagine previa», come da diritto canonico, fece trasferire d’ufficio il sacerdote a Legnano, in una parrocchia con due oratori, sempre a contatto con adolescenti. Se è vero che «il dolore è sempre per le vittime e non c’è nessuna volontà di copertura» (come sottolinea il cardinal Zuppi), è fondamentale che anche la più grande diocesi d’Europa sia allineata.