2023-10-24
Guterres: «L’attacco non viene dal nulla». Israele: «Si dimetta»
Scontro tra Gerusalemme e l’Onu. L’Idf: «Invasione ritardata per tattica». Razzi contro base Usa in Iraq, sospetti sull’Iran.Il tempo passa. E intanto l’offensiva israeliana di terra a Gaza continua a essere rimandata. La posizione ufficiale dello Stato ebraico è che l’operazione si farà e che i ritardi sono dovuti a questioni di natura tattica, oltre che strategica. Da questo punto di vista, sono significative le parole pronunciate ieri dal capo di Stato maggiore dell’Idf, Herzi Halevi. «L’Idf e il Comando meridionale hanno preparato piani offensivi di qualità per conseguire gli obiettivi della guerra», ha dichiarato, per poi aggiungere: «L’Idf è pronto per la manovra e prenderemo una decisione con i vertici politici riguardo alla forma e ai tempi della fase successiva». Halevi ha inoltre precisato che l’offensiva di terra sarebbe attualmente ritardata da «considerazioni tattiche e anche strategiche». «Questa guerra ha un unico indirizzo: la leadership di Hamas e tutti coloro che hanno agito sotto il suo comando. Pagheranno il prezzo per quello che hanno fatto», ha concluso.Tuttavia, domenica, la Cnn aveva riferito che l’amministrazione Biden stava esercitando pressioni per ritardare l’operazione. In particolare, l’obiettivo della Casa Bianca sarebbe quello di «consentire il rilascio di altri ostaggi tenuti da Hamas e far sì che gli aiuti raggiungano Gaza». È quindi assai probabile che il governo israeliano e quello americano stiano cercando di trovare una sintesi tra esigenze differenti. Se Israele ha necessità di ripristinare la deterrenza dopo il brutale attacco subito da Hamas, Joe Biden punta alla liberazione degli ostaggi e a scongiurare un allargamento del conflitto. In questo quadro, il Pentagono ha inviato alcuni consiglieri militari, tra cui il generale James Glynn: un esperto di guerra, che ha combattuto contro l’Isis. Nel mentre, il segretario di Stato americano, Tony Blinken, ha detto che i civili palestinesi «devono essere protetti», auspicando che Hamas non li usi come scudi e che gli aiuti umanitari entrino a Gaza: aiuti che tuttavia, secondo Biden, non sarebbero arrivando «abbastanza velocemente». La Casa Bianca, pur ribadendo il suo no al cessate il fuoco, si è detta favorevole a «pause umanitarie». Hamas ha fatto sapere di avere a disposizione 35.000 miliziani pronti a combattere a Gaza. Inoltre l’Idf ha intercettato un commando di uomini-rana della stessa Hamas che stava effettuando un’incursione nel Sud d’Israele. Le autorità sanitarie di Gaza, controllate sempre da Hamas, hanno poi riferito che sarebbero finora 5.700 le vittime dall’inizio delle ostilità. Nel frattempo, ieri un massiccio lancio di razzi è partito dalla Striscia contro la regione di Tel Aviv, mentre l’Idf ha riferito che le forze aeree israeliane hanno colpito tre cellule terroristiche e una posizione di Hezbollah in Libano: dall’8 ottobre a oggi sono stati 30 i miliziani di questa organizzazione terroristica a rimanere uccisi in azioni militari contro Israele. Dall’altra parte, un attacco israeliano nel Sud della Striscia contro un edificio residenziale ha provocato 32 vittime, mentre ieri sera, suonavano le sirene sulle alture del Golan, indicando un possibile lancio di razzi dalla Siria.È intanto salita alle stelle la tensione con l’Onu. A innescare la miccia è stato un controverso discorso del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha affermato: «È importante riconoscere anche che gli attacchi di Hamas non sono venuti dal nulla». «Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione», ha aggiunto, per poi concludere: «Le rimostranze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas. E questi terribili attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese». Parole a cui ha duramente replicato lo Stato ebraico. «Signor segretario generale, in che mondo vive?», ha chiesto polemicamente a Guterres il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen. L’ambasciatore di Israele all’Onu, Gilad Erdan, ha inoltre invocato le dimissioni del segretario generale, dopo aver definito «scioccanti» le sue affermazioni. «È davvero triste che il capo di un’organizzazione nata dopo l’Olocausto abbia opinioni così orribili», ha anche detto. Nel frattempo, il Medio Oriente è in fibrillazione. La Cina ha dispiegato alcune navi da guerra nell’area: una mossa che tuttavia, almeno stando a quanto ha riferito da un organo del Pcc come il Global Times, non sarebbe collegata alla crisi israeliano-palestinese. Dall’altra parte, aumentano le tensioni tra Usa e Iran. Due giorni fa, la Cnn ha rivelato che, secondo l’intelligence americana, le milizie appoggiate da Teheran avrebbero intenzione di intensificare gli attacchi contro i soldati statunitensi in Medio Oriente. Guarda caso, ieri sera la base irachena Al Asad, che ospita soldati americani, è stata colpita da due grandi razzi. Dal canto suo, il Pentagono ha detto lunedì di non ritenere che gli attacchi finora avvenuti contro le forze statunitensi siano stati «esplicitamente ordinati» da Teheran. Ha tuttavia aggiunto che, trattandosi di milizie spalleggiate dagli ayatollah, gli Usa riterranno l’Iran «responsabile». È d’altronde significativo che, lunedì, il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amirabdollahian, ha avuto un colloquio con il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, per discutere della crisi di Gaza. La Repubblica islamica è sempre più coinvolta. La Casa Bianca non dovrebbe farsi trovare impreparata.