2018-06-21
I tedeschi da fumetto che ci hanno invaso la televisione
Udo Gümpel e Tobias Piller, corrispondenti della stampa di Berlino, non perdono l'occasione di offendere il nostro Paese nei talk show, strizzando l'occhio alla sinistra. Sono così antipatici e faziosi da risultare comici, un duo alla Sturmtruppen.«Ancora cinque minuti con questo tedesco di fronte e prendevo la tessera della Lega». Ad ammetterlo, in un torrido studio televisivo dopo un recente talk show, è un giornalista di lungo corso con patente progressista. Ma davanti a Udo Gümpel non resiste nessuno: i primi tre minuti lo ascolti con l'attenzione che si riserva al rigore teutonico, i successivi due ti annoi e pensi al gol del Messico, poi provi a evitarlo per sempre. L'operazione è ardua perché lo storico corrispondente del gruppo Rtl ha il dono dell'ubiquità, saltabecca da Unomattina a Otto e mezzo passando per Agorà e lascia cascare su un popolo che disistima i suoi commenti ansiogeni sul tema a lui più caro: c'è un Paese allo sbando, il nostro. Ancora di più dopo che gli italiani - già da lui indiziati di cretinismo per non saper far di conto, non saper rinunciare a vivere, non saper pagare le tasse, non saper mantenere la parola - il 4 marzo gli hanno dato la delusione suprema: non sanno più neppure votare. Per herr Gümpel e il suo ciuffo d'amianto, Luigi Di Maio è un incapace, Matteo Salvini è un fascista, i populisti sono il male assoluto e l'unica salvezza è rappresentata dai minuetti radical chic degli amici che aspettano con lui, la sera, l'arrivo del ponentino e dell'ispirazione in terrazza. Il Gümpel-pensiero è tutto in una frase spaghetti-mandolino scolpita su Twitter: «I problemi d'Italia si chiamano mancanza di investimenti in ricerca, tecnologia, di scuole professionali ottime in coop con industria, troppe tasse sul lavoro, burocrazia opprimente e mafia: peccato che nessuno di questi mali sia venuto in barca o viva nei campi rom». Indro Montanelli lo avrebbe catalogato fra gli esploratori dell'ovvio che si aggirano fra piazza San Silvestro e Montecitorio; invece nella digital society ha una sua claque. Laureato in Fisica delle particelle elementari (e solo per questo avrà la nostra ammirazione a vita), Mandolino Gümpel non commenta, partecipa. Non approfondisce, tifa. Ovviamente lo fa per il suo idolo Angela Merkel e contro tutti gli altri, soprattutto Donald Trump al quale riserva frasi altamente istituzionali come questa: «Ha la mente bacata e nessuno lo controlla più». Quando s'indigna davanti alla telecamera diventa paonazzo e allora anche la massaia in tinello capisce che non ci sta spiegando l'economia, ma ce la vuole far mangiare. La sua non è una semplice missione educativa, ma un'offensiva delle Ardenne. Con due obiettivi. Il primo è difendere l'adorata kanzlerin dalle accuse degli italiani ingrati che hanno rottamato il caro Mario Monti. Il secondo è provare a sorpassare in popolarità l'altro tedesco che da un ventennio breve ci mette in riga tifando per il diluvio universale dello spread: Tobias Piller della Frankfurter Allgemeine Zeitung. Anch'egli da sempre ingessato, insoddisfatto e (ovviamente) autorevole.Piller era il titolare di cattedra del malpancismo teutonico nei confronti dell'Italia un po' europea e un po' caraibica. Lo descrisse così sul Foglio il mai dimenticato Stefano Di Michele: «Mai mezza consolazione, mai un punto di risalita. Ci vuole bene Tobias, si vede che ben volentieri dividerebbe crauti e birra, ma lo stesso gli facciamo in continuazione cadere le braccia e gli occhiali dal naso e scomporre il biondo crine». Il professor Kranz di Paolo Villaggio a confronto era un tenero zio: «L'Italia è inaffidabile», tuonava Piller. Un giorno gli chiesero cosa sarebbe successo dopo aver dato 1.000 euro a un italiano. «Si compra un i-Phone Apple prodotto in Cina, un televisore Samsung dalla Corea, paga la prima rata per un'auto tedesca o spende tutto per una breve vacanza a Sharm el Sheikh», dove peraltro i turisti più fanatici sono i tedeschi. Il Cater-Piller della Frankfurter ha commesso un errore: si è distratto un attimo, ha concesso che almeno il caffè da noi è più buono. E ha subìto l'inevitabile sorpasso di Gümpel. Piller e Gümpel, le Sturmtruppen della sinistra italiana, meno affabili di due slittinisti di Bressanone. Per loro siamo sempre sull'orlo dell'abisso. La Deutsche Bank ha più debiti di Lehmann Brothers il giorno prima del fallimento; la Volkswagen ha truccato i software delle emissioni facendo una figura planetaria; la Germania brinda da anni al surplus commerciale infischiandosene delle regole europee, ma i levantini siamo noi. Quando prende le sbandate, Gümpel non ha mezze misure. Per confutare le critiche all'Euro mosse da Salvini e supportate da un paio di premi Nobel, ha spiegato che «non esistono premi Nobel per l'Economia, quei premi li dà la banca centrale svedese ad economisti americani loro amici». Il leader della Lega se lo è inimicato a vita perché ha chiosato: «Gümpel, se ne torni a Berlino, una birretta fredda e un bel würstel».Nonostante le videoprediche catastrofiche all'ora di pranzo e a quella di cena, le previsioni non sono il suo forte. Poco prima delle elezioni tedesche, in un'intervista alla Rai, Gümpel ipotizzava un largo successo della Merkel «perché sotto la sua guida la Germania è diventata un paese leader del mondo, un paese da soft power come piace ai tedeschi» e sull'emergenza migranti assicurava: «Il tema è finito, i populisti sono deboli, oggi la Germania ha bisogno di immigrati». Sappiamo com'è andata a finire: dopo sei mesi di trattative (noi in confronto sembravamo gli Asburgo-Lorena), la Merkel ha messo insieme un accrocchio cristiano-socialista con lo spago, marcato stretto da Alternative für Deuchtsland, che proprio tenero con i clandestini non è. L'estate è appena cominciata, ma i due opinionisti tedeschi diventati famosi spargendo letame sugli italiani sono già proiettati sull'autunno e gongolano con secchiello e paletta in attesa della tempesta perfetta. La prefigura Gümpel con la bonomia che lo contraddistingue: «Avvisate il governo Lega-M5s: la pacchia del Quantitative easing sta per finire, a fine anno il rubinetto Bce si chiude. Addio promesse elettorali di spesa in deficit». Poiché vogliamo evitare di essere scontati come lui, in sottofondo non avvertiamo un batter di tacchi. E neppure una metallica, raggelante risata.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.