2022-02-24
Guerra burocratica agli esentati obbligati a convertire il certificato
Da lunedì, l’esenzione cartacea non sarà più valida. La copia digitale va richiesta ai dottori che l’hanno rilasciata, sempre più reticenti. E se a firmarla è stato un operatore dell’hub, la lungaggine si complica.Ci risiamo con un altro pasticcio. In Italia ci sono migliaia di cittadini che hanno diritto ad avere un certificato di esenzione vaccinale per motivi di salute. Con il decreto emesso il 4 febbraio, ed entrato in vigore il 5, le certificazioni di esenzione dalla vaccinazione anti Covid sono rilasciate esclusivamente in modalità digitale identificata con un codice univoco e provvedendo all’inserimento delle informazioni nella piattaforma nazionale Dgc che genera i green pass. «Entro venti giorni» dalla data di efficacia del decreto, si legge al quarto comma dell’articolo 5, «le certificazioni di esenzione dalla vaccinazione precedentemente emesse in modalità cartacea ai sensi delle circolari del ministero della Salute sono riemesse in modalità digitale ai sensi del presente decreto, su richiesta dell’interessato al medico certificatore. Decorso tale termine, cessa la validità delle certificazioni di esenzione precedentemente emesse in modalità cartacea». I cittadini che sono già in possesso del certificato devono dunque chiedere al medico che l’ha rilasciato la conversione digitale perché quello di carta non sarà più valido. Sulla questione, la Lega ha presentato un’interrogazione sottolineando che questa procedura è estremamente burocratica e onerosa e non risulta in linea con il decreto 445 del 28 dicembre 2000 e la legge 183 del 12 novembre 2011, che, sulla base del principio della «decertificazione», stabilisce come le amministrazioni pubbliche e i gestori di servizi pubblici non possano richiedere informazioni già in possesso di un’altra amministrazione. In altre parole, le amministrazioni sanitarie dovrebbero già conoscere i nominativi dei cittadini esentati, i quali non possono essere gravati dell’onere di presentare certificati rilasciati dalla stessa amministrazione, per ottenere il green pass. Ieri durante il question time alla Camera, ha risposto il ministro dell’Innovazione tecnologica, Vittorio Colao: «Dal 7 febbraio il medico che si trovi ad attestare una certificazione di esenzione dal vaccino, la caricherà direttamente sulla apposita piattaforma, che consentirà al cittadino di ricevere poi direttamente sul suo smartphone l’apposita certificazione, tramite i canali Fse, AppIO, Immuni o portale. Questo processo vale per tutti i certificati che verranno rilasciati a partire dalla messa in funzione del sistema tecnologico, avvenuta con dpcm del 4 febbraio. Purtroppo si è intervenuti su un processo che è esclusivamente analogico, quindi c’è un’assenza dei registri presso i medici di base, o anche presso strutture sanitarie, per verificare l’esistenza e l’autenticità dello stato, e in assenza di questi registri non può essere automatizzata la conversione dal cartaceo», ha aggiunto Colao. Dimenticando un dettaglio: già nelle more del decreto 105 del 23 luglio era stato previsto il decreto per il Qr Code di esenzione che è arrivato solo adesso, sette mesi dopo. Nel frattempo, si sarebbero potuti almeno prevedere registri digitali. Ma il vero pasticcio è un altro. Perché ieri Colao alla Camera ha anche precisato che «i soggetti esenti da ciclo vaccinale non dovranno recarsi dal medico per una nuova visita, ma sarà sufficiente chiedere al medico che ha rilasciato la certificazione cartacea di riemetterla in formato digitale. Non si deve rifare la visita medica, ma si può chiedere al medico di trasformare un certificato cartaceo in digitale». Non sembra proprio così. Anzi. Ricordiamo che le esenzioni possono essere rilasciate dai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta ma anche dai medici vaccinatori dei servizi vaccinali delle aziende ed enti dei Servizi Sanitari Regionali. A La Verità risulta che in alcuni hub vaccinali si siano dovuti attrezzare chiamando rinforzi proprio per fare le visite e confermare l’eventuale esenzione (quindi per rivalutare persone già valutate) da convertire poi in digitale. La vaccinazione, inoltre, può essere «omessa o differita» per la presenza di specifiche condizioni cliniche documentate, che la controindichino «in maniera permanente o temporanea». E se è temporanea può richiedere una visita di conferma. Se l’esenzione non è stata rilasciata dal medico di base ma da un medico vaccinatore presso gli hub, la situazione quindi si complica ulteriormente. Per l’organizzazione delle strutture vaccinali e degli ambulatori che devono gestire l’ennesima complicazione burocratica (senza sottovalutare il rischio per i medici di firmare l’esenzione visto che sul Qr code c’è il nome di chi l’ha concessa). Ma soprattutto per il paziente: se nei 20 giorni dall’efficacia della norma non faccio in tempo ad andare dal medico di base o nell’hub vaccinale per trasformare la mia esenzione in digitale, praticamente perdo tutto. Peccato, però, che nel decreto non abbiano previsto alcuna via di uscita per chi si trovi in questa situazione. Spunta, invece, un’altra possibile criticità all’articolo 13, dove si dice che i dati personali vengono conservati fino al termine di validità delle certificazioni verdi. Poichè al momento la validità è senza limiti, ciò fa sì che non sia previsto un termine entro il quale cancellarli. E questo sembra contrastare con i principi della normativa in tema di privacy.