2023-10-03
Il fronte della guerra a oltranza perde pezzi
La vittoria di Fico in Slovacchia e i tentennamenti della super atlantista Polonia mostrano la verità oltre la retorica: il rifiuto occidentale verso ogni soluzione diplomatica in Ucraina è sempre più insostenibile. E i nostri guerrieri da salotto impazziscono. Il «New York Times»: «La Russia pronta a testare una nuova arma nucleare». Lo speciale contiene due articoli.mirabolante campagna atlantista per la libertà e la democrazia sembra vacillare. Giorni fa è stato il premier polacco Mateusz Morawiecki (rappresentante di una nazione che è sempre stata tra le più volonterose, se non la più convinta, nel sostenere la causa ucraina) a esibire perplessità sull’invio di armi. Una posizione più dolcemente rimarcata dal presidente della Polonia, Andrej Duda: «Sia lui che io abbiamo detto che l’invio di qualsiasi nuova attrezzatura che stiamo attualmente acquistando, come gli obici K2 o i carri armati K9, è fuori discussione», ha detto Duda. «Devono servire a rafforzare l’esercito polacco». Certo, il presidente ha poi specificato che le forniture belliche e il supporto morale non verranno meno, ma la granitica approvazione dei mesi precedenti è apparsa leggermente ridimensionata. Adesso anche la Slovacchia si è affidata a un leader che sembra per lo meno scettico sull’appoggio incondizionato a Zelensky. Il neo eletto Fico, infatti, non ha lasciato molto spazio ai dubbi: «Se il mio partito dovesse arrivare al governo, indipendentemente dal fatto che ricopriremo o meno la carica di primo ministro, faremo tutto il possibile per avviare i negoziati di pace in Ucraina il prima possibile», ha detto prima del trionfo elettorale. E ha aggiunto: «Sull’armamento dell’Ucraina conoscete già la nostra opinione». Cristallino. Nel mezzo, c’è da tenere conto pure dei malumori che emergono negli Stati Uniti. Sin dall’inizio del conflitto un segmento repubblicano - magari non troppo ampio ma comunque influente - ha avuto da ridire sull’impegno americano nell’Est Europa. Nei giorni scorsi una inedita trattativa fra il Gop (Kevin McCarthy in testa) e i democratici ha portato all’accantonamento della richiesta di destinare ulteriori sei miliardi di dollari di aiuti a Kiev. Vero, non è detto che a stretto giro gli Usa non tornino a mostrare il profilo più conciliante e amorevole nei riguardi di Zelensky, ma per ora il fronte pro Ucraina incassa qualche colpo pesantuccio. Ed è esattamente a questo punto che i nostri combattenti da divano si scatenano. Ci sono gli esponenti Pd come Brando Benifeni che minacciano provvedimenti contro Robert Fico e paventano addirittura azioni del partito socialista europeo nei suoi confronti. E ovviamente non mancano gli editorialisti con fucile che, arrabbiatissimi, inveiscono contro il ventre molle dell’Occidente. Secondo Nathalie Tocci, per dire, «il rischio che si intravede è, infatti, quello dell’affaticamento: tanto statunitense, che porterebbe alla fine degli aiuti militari a Kyiv, quanto europeo, che attraverso un piccolo blocco formato da Viktor Orbán in Ungheria e Robert Fico adesso in Slovacchia, rappresenterebbe il primo domino che cade nel consenso sull’Ucraina, sia in termini di appoggio militare ed economico, sia di sostegno al processo di adesione all’Ue. È precisamente questo scenario che Putin vede come la grande speranza per ribaltare le carte in tavola ed arrivare alla vittoria su Kyiv. D’altronde, al cuore dell’ideologia del Cremlino c’è la convinzione secondo cui le liberaldemocrazie sono deboli e viziate». La Tocci s’arrischia a prevedere un lungo conflitto e va detto che non è la sola: un po’ ovunque serpeggia astio crescente verso quanti osano esprimere scetticismo sugli aiuti militari senza se e senza ma. Non stupisce, per carità. Siamo abituati alle accuse di putinismo a capocchia, e non v’era dubbio sul fatto che lo spettro dell’Orso sarebbe stato evocato per la Slovacchia come per i repubblicani americani. Non sorprende nemmeno che tutte le più recenti crisi internazionali vengano lette con le lenti ucraine. Se nel Nord del Kosovo ci sono problemi fra serbi e albanesi, subito i giornali italiani immaginano sante alleanze fra i primi e Putin, e puntano il dito contro la Serbia anche se, a ben vedere, in questo frangente ha tutte le ragioni del mondo. Lo stesso avviene con il caso del Nagorno Karabakh: se l’Azerbaigian si premura di annichilire la Repubblica di Artsakh è di nuovo colpa di Putin che ha abbandonato gli armeni e non dell’Occidente che li ha bellamente accantonati. Il fatto è che a quasi due anni di distanza dalla deflagrazione dello scontro ucraino la gran parte dei nostri commentatori non ha ancora abbandonato le categorie morali e la divisione tra buoni e cattivi. Tale vizio di forma continua a impedirci di condurre un dibattito sano e di osservare lucidamente la realtà. La nostra prospettiva, di conseguenza, è falsata. Se avessimo espunto la demonizzazione dell’avversario dalla scena, ci saremmo resi conto che l’impalcatura di bugie costruita per sostenere senza ragionare ogni iniziativa di Kiev era destinata a crollare. Ci saremmo accorti che la gran parte degli europei non vuole la guerra a oltranza. E avremmo capito pure che il grande gioco della geopolitica presto o tardi avrebbe cambiato direzione, e gli interessi ucraini ne sarebbero stati danneggiati. Sono in corso notevoli sommovimenti a livello globale, e Kiev è solo una tessera del mosaico. Che la guerra sarebbe stata lunga si sarebbe potuto e dovuto prevedere. E che ci sarebbe stato un generale raffreddamento pure. Ma da noi si è preferito evitare gli argomenti scomodi e rifugiarsi nella tifoseria. Ora i nodi iniziano a venire al pettine e noi restiamo lì, imbambolati, con la nostra parrucca in mano.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/guerra-a-oltranza-perde-pezzi-2665786061.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tajani-a-kiev-ricostruiremo-la-cattedrale-distrutta-a-odessa" data-post-id="2665786061" data-published-at="1696352287" data-use-pagination="False"> Tajani a Kiev: «Ricostruiremo la cattedrale distrutta a Odessa» Antonio Tajani scende dal treno alla stazione di Kiev in ritardo di un’ora sulla tabella di marcia. Anche gli altri ministri sono sullo stesso treno e ci potrebbe essere già stato un incontro tra alcune delegazioni. La giornata è stata piena di impegni, prima c’è stato il Consiglio dei ministri degli Esteri Ue a Kiev. con la presenza dell’alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrel e il presidente Volodymyr Zelensky, con cui Tajani ha tenuto un incontro bilaterale. Qui, tra l’altro, è stato annunciato l’ottavo pacchetto di aiuti militari mentre il presidente ucraino ha voluto ringraziare l’impegno dell’Italia su tutti i fronti, non solo quello della ricostruzione. Al termine del Consiglio straordinario dei ministri Josep Borrel ha poi annunciato di aver proposto all’Ucraina una nuova dotazione bilaterale pluriennale del Fondo europeo per la pace fino a 5 miliardi di euro. Tajani, uscendo dall’hotel Intercontinental, si è fermato e ha risposto alle nostre domande. «Siamo in sintonia con gli altri Paesi europei sopratutto in vista della presidenza italiana del G7 che inizierà in gennaio e sarà improntata al supporto dell’Ucraina. Oggi c’è stato l’accordo per la ricostruzione e da qui si apre un nuovo capitolo, un nuovo cammino che è una dimostrazione di come l’Italia sia impegnata nel rispetto e nella protezione della cultura e dei monumenti che hanno anche un valore simbolico e non solo pratico come questo primo progetto sulla ricostruzione della cattedrale di Odessa». Oltre al fronte ricostruzione ha aggiunto: «Noi stiamo spingendo molto la Cina per favorire il processo di pace perché è un importante player sopratutto sul lato russo del conflitto. Il summit che c’è stato a Gedda va nella direzione di cercare di coinvolgere la Cina nel processo di pace. Per noi è molto importante la protezione della centrale nucleare di Zaporizhzhia affinché non si rischi che venga presa di mira da attacchi che posso compromettere la sicurezza non solo dell’Ucraina. L’unita dell’Europa in questo senso è veramente importante anche per essere compatti nei colloqui di pace che speriamo prima o poi di poter ricominciare ad organizzare. Oggi di fatto c’è questo accordo per la ricostruzione della cattedrale di Odessa, ancora non ci sono cifre e tempistiche precise ma ad oggi c’è l’ufficialità e si parte con i lavori di organizzazione e con la partecipazione del museo Maxxi e della triennale di Milano». La visita di Tajani all’ambasciata italiana a Kiev inizia nel sottosuolo. Il ministro saluta il personale amministrativo, l’apparato di sicurezza, e tutto lo staff. Il bunker dove arriva fianco a fianco con l’ambasciatore è allestito come in un momento di emergenza per far vedere al ministro dove si rifugia lo staff dell’ambasciata durante gli allarmi aerei. Sugli scaffali sono stoccate le dotazioni di sicurezza con il nome di ogni singolo componente dell’ambasciata all’interno: le protezioni di sicurezza, maschere antigas, materiale medico, sacchi a pelo e quanto altro disposto dal ministero della Difesa in caso di attacco. Sul fronte della guerra, c’è apprensione per quanto pubblicato dal New York Times, secondo il quale la Russia potrebbe essere pronta a testare un nuovo missile a propulsione nucleare. Secondo il quotidiano, i movimenti di aerei e veicoli nelle vicinanze del poligono di Pankovo, nella regione di Novaya Zemlya, sono simili a quelli effettuati per i test di due missili nel 2017 e nel 2018. Mosca, nel frattempo, afferma che l’esercito russo ha respinto nel Donetsk otto attacchi ucraini nelle aree di Bakhmut e Avdiivka, infliggendo al nemico la perdita di «oltre 300 militari». Secondo la Tass, il Cremlino sarebbe convinto che la stanchezza occidentale verso il conflitto «crescerà», portando alla «frammentazione delle élite politiche».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.