2022-05-15
Guarisce il malato ma finisce nei guai perché ha usato il plasma iperimmune
Toscana, forti pressione al medico che ha adottato con successo il metodo Giuseppe De Donno. Presto interrogazione della Lega in Regione.Nemmeno studi internazionali di altissimo livello riescono a convincere i talebani del «vaccino e nient’altro», che il plasma iperimmune è davvero efficace nella cura del Covid. Ricco di anticorpi anti-Sars-CoV-2, sviluppati dai pazienti guariti, ha rimesso in forze pure Franco, un sessantenne dell’Isola dell’Elba affetto da leucemia e positivo dallo scorso dicembre. Sembrava in condizioni disperate, non respirava più, dopo tre infusioni è tornato a casa e ha ripreso a lavorare sul suo trattore. Invece di ringraziare Giovanni Belcari, il medico del pronto soccorso di Portoferraio che dopo aver chiesto l’autorizzazione al comitato etico, aveva iniziato i trattamenti con il plasma detto anche convalescente, alcuni professoroni si sono indignati, protestando per l’iniziativa presa. Come riporta il Corriere Fiorentino, Spartaco Sani, primario di malattie infettive a Livorno, avrebbe inviato una dura email ai colleghi, perché «la cosa non si ripeta» e Belcari rivela di subire «pressioni fortissime». Ancora una volta, si ripropone l’assurda ostilità in cui si trovò ad operare Giuseppe De Donno, l’ex primario di pneumologia all’ospedale Carlo Poma di Mantova che in piena pandemia riuscì a bloccare il Covid nei suoi pazienti con trasfusioni tempestive, ottenendone la guarigione in oltre il 90% dei casi. Lo accusarono di essere un ciarlatano, il ministero della Salute gli scippò anche il nome Tsunami che aveva dato al suo protocollo, per intitolare uno studio che si concluse negando l’efficacia del plasma immune. Il povero dottore si suicidò la scorsa estate. Eppure il trattamento funziona, lo ricorda Marco Landi, consigliere regionale della Lega in Toscana e portavoce dell’opposizione, che sulla vicenda accaduta all’Elba presenterà un’interrogazione urgente. «La Toscana, diversamente da altre Regioni, non ha preso in considerazione la terapia contro il Covid con plasma iperimmune», ha dichiarato. «La Giunta regionale spieghi al Consiglio e a tutti i toscani perché non ha istituito una banca del plasma e quali sono i protocolli adottati». Landi ha citato anche lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine (Nejm) e di cui si è occupata La Verità riportandone le conclusioni che hanno dato ragione a De Donno. Ovvero che «la somministrazione di plasma convalescente entro 9 giorni dall’insorgenza dei sintomi ha ridotto il rischio di progressione della malattia che porta al ricovero in ospedale». I ricercatori della Bloomberg School of Public Health di Baltimora condussero, con fondi governativi, sperimentazioni in 23 sedi diverse degli Stati Uniti, dove a 592 partecipanti venne trasfuso plasma di donatori guariti dal Covid, ad altri 592 plasma di controllo, di persone che non hanno mai visto né virus né vaccino.I risultati sono stati sorprendenti, quanto prima viene effettuata una trasfusione di plasma iperimmune, tanto più velocemente si blocca l’avanzare dell’infezione. Perché, allora, la Regione Toscana ostacola il trattamento, è la questione sollevata dal consigliere della Lega? Vale la pena ricordare che lo studio Tsunami sul ruolo terapeutico del plasma convalescente, promosso da Istituto superiore della sanità e Agenzia italiana del farmaco su indicazione del ministro Speranza, e che ad aprile 2021 si concluse non evidenziandone benefici ma addirittura eventi avversi, guarda caso aveva la Toscana come capofila. C’era il protocollo messo a punto dall’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, al trial clinico partecipò pure il servizio e l’officina trasfusionale del polo sanitario senese.«Al momento, non ci sono evidenze scientifiche che indichino una “quantità minima” di anticorpi neutralizzanti in grado di garantire l’efficacia della eventuale terapia con plasma iperimmune», dichiarò l’Avis della Toscana, invitando i guariti dal Covid a donare plasma. Gli autori dello studio americano, dopo aver ricordato che «il siero o il plasma immunitario sono stati usati in modo sicuro per il trattamento di malattie infettive per più di cento anni», sottolineavano che risultati contrastanti nei trial «potrebbero essere dovuti alla mancanza di moderni progetti di studio, a piccole dimensioni del campione», così pure a una «somministrazione troppo tempo dopo l’inizio della malattia». Lo studio Tsunami, con capofila la Toscana, fu davvero così accurato per arrivare a concludere che il plasma iperimmune non serve? Il boicottaggio di questa terapia, invece efficace ma con il «difetto» di costare assai poco, continua a sollevare molti interrogativi.