2023-10-17
Gualtieri rifiuta i soldi degli anziani
Gli uffici anagrafe capitolini accettano solo pagamenti digitali: tagliate fuori da servizi essenziali le persone meno tecnologiche. In compenso la città è sommersa di pattume. «Perché, i soldi non vanno più bene?». La protesta gentile dell’ultranovantenne davanti allo sportello dell’anagrafe non scalfisce di un millimetro l’espressione pietrificata dell’impiegato. Non vanno più bene. Il pensionato si è svegliato all’alba per niente, ha controllato gli spiccioli nel portafoglio per niente, ha fatto due ore di coda per niente, è venuto in Comune per niente. Municipio 13 di Roma, dove il sindaco Roberto Gualtieri ha deciso di applicare regole che neppure a Seattle e a Toronto, quindi i servizi al cittadino devono essere pagati esclusivamente con il bancomat. Anche i certificati di residenza e di cittadinanza, anche gli stati di famiglia. Il nostro eroe dell’altro secolo dovrebbe rinnovare la carta d’identità ma viene brutalmente rimbalzato. No bancomat, no party.È la rivoluzione digitale del sindaco, che nella Roma dei disservizi cronici, dell’eterno allarme rifiuti, delle code chilometriche dei taxi, dei ritardi di autobus e metro ha deciso di dare un’accelerazione lunare all’operazione «zero contante» partendo dai più deboli, anzi penalizzandoli. Il cash è severamente vietato. Così anziani, extracomunitari, disabili privi del tesserino plastificato vengono rimandati a casa per 2,58 euro a certificato (se in carta libera), 16 più 21,16 di marca da bollo (se in carta legale). Ai pensionati in coda gli addetti spiegano i benefici del cashless. Loro li guardano con una smorfia da Bruce Chatwin: «Che ci faccio io qui?». La sindrome svedese di Gualtieri suona ridicola, fuori dalla realtà. In un reportage del Corriere della Sera una signora eccepisce: «A noi vecchietti ci aggrediscono, il bancomat lo abbiamo lasciato a casa». Spera di impietosire l’impiegata che scuote la testa e allarga le braccia. Niente da fare, il Comune difende il suo spicchio di rivoluzione scandinava senza tener conto dei cittadini, dei contribuenti, e anche del buonsenso. Non potendo raggiungere gli orizzonti del progressismo globalista in altro modo, Gualtieri tenta la prova di forza contro i più deboli. Scenario deprimente, anche perché l’androne è pieno, la delusione è tanta e il senso di impotenza del cittadino è assoluto.In altri uffici gli utenti hanno i numerini in mano, qui sono semplicemente numeri. È lecito al giorno d’oggi chiedere un barlume di digitalizzazione, pretendere perfino che i millennials e anche i boomer siano pratici di carte di credito e pin. Ma una quota di sensibilità, di attenzione, di tolleranza per chi ha più di 75 anni e non è dotato di bancomat dovrebbe essere scontata. Non parliamo di efficienza ma di umanità. Non è l’unica sorpresa per i romani che necessitano di certificati e fanno la fila davanti al portone dell’anagrafe ancora chiuso; l’altra riguarda il numero di pratiche che gli uffici possono sbrigare allo sportello. Non più di cinque al giorno. Il sesto ha perso, deve tornare. A meno che la persona che sta davanti abbia dimenticato il bancomat.Accade nella capitale del Paese, non un bell’esempio. Accade mentre il primo cittadino promuove se stesso come se fosse un Romolo Augustolo 2.0 e si autocelebra sui social nel silenzio dell’intellighenzia di sinistra che lo ha portato al Campidoglio. Per molto meno Virginia Raggi veniva lapidata in effigie a pranzo e a cena. Roma è immobile, da duemila anni sopporta ogni affronto con il suo meraviglioso volto di marmo. Sembra che ogni sfregio alla città eterna sia un buffetto, ma il divieto del certificato pagabile cash segna qualcosa di profondo. L’immagine innanzitutto. L’immagine e poi il nulla, mentre il novantenne esce sull’Aurelia domandandosi perché i suoi soldi non servono più. Gualtieri, interprete perfetto di questo Nulla, può tornare a giocare a scopa sullo smartphone durante i consigli comunali.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)