2020-05-30
Gualtieri frena sulla vendita di Mps
Roberto Gualtieri (Massimo Di Vita, Mondadori Portfolio via Getty Images)
L'Antitrust Ue dà il via libera alla creazione di una bad bank. Ma il Tesoro non vuole correre il rischio di dover procedere, dopo la cessione, a un nuovo aumento di capitale.Il Monte dei Paschi ieri ha ingranato la quarta in Piazza Affari mettendo a segno un balzo del 12,7 per cento. Il motivo di tanto entusiasmo? Confermando indiscrezioni apparse sul quotidiano MF, il commissario alla Concorrenza Ue, Margrethe Vestager, ha detto che c'è un via libera informale della Commissione Europea alla creazione di una bad bank in cui riversare gran parte dei crediti deteriorati attualmente in bilancio. Bruxelles ha «dato conforto all'autorità italiane» sul progetto in cantiere da ormai più di un anno cui ora manca solo il semaforo verde della Bce. Ma la Vestager ha rivelato anche un dettaglio non di poco conto: «Ci sono contatti in corso, da quanto possiamo vedere non si tratta di una operazione di aiuto pubblico ed è stata decisa prima della crisi del coronavirus: spetta a ogni Stato decidere se notificare o meno, finora l'Italia non ha fatto una notifica». In sostanza, la notifica, ovvero la comunicazione del nullaosta dell'Antitrust europeo ricevuta già prima dell'inizio del lockdown, non è stata fatta dal governo, o meglio dal Tesoro. L'azionista di controllo (con il 68%), è sempre stato infatti l'interlocutore degli sherpa del Dgcomp (la direzione generale della Concorrenza Ue). Perché tacere la buona notizia? Forse perché passare dalle parole ai fatti per il Mef è diventato più complicato. Con il rischio di dover procedere, dopo la cessione, a un nuovo aumento di capitale per riportare in equilibrio i coefficienti patrimoniali della banca costretta anche a fare i conti - come tutto il sistema - con l'impatto del Covid. Non a caso la stessa Mps ieri ha precisato in una nota che a seguito del via libera «informale» da parte della Commissione sono state avviate le interlocuzioni con la Bce e la Consob per definire i profili autorizzativi dell'avvio dell'operazione: «Sono in corso approfondimenti in merito alla composizione del compendio che, alla data del presente comunicato, non sono state completati».Il progetto, ricordiamolo, prevede la scissione del Monte in due: una good bank e una bad bank in cui finirebbero circa 9,7 miliardi di crediti deteriorati che sarà presa in gestione da Amco (ex Sga, controllata del Tesoro) ma a prezzi di mercato, così come viene chiesto da Bruxelles. Gli accordi raggiunti nel 2017 con la Commissione Ue a valle del salvataggio pubblico prevedevano l'uscita del Mef entro la fine del 2021. La pulizia dei crediti deteriorati è dunque necessaria per trovare un nuovo socio di riferimento privato che potrà finalmente procedere con il rilancio della banca. Va, però, ricordato che una parte della maggioranza, a cominciare dai 5 stelle, vorrebbe rinviare la privatizzazione e qualcuno preferirebbe addirittura un Monte di Stato a tutti gli effetti. Nel frattempo, nonostante la ripresa del titolo in Borsa nell'ultimo anno (+5,6%), la minusvalenza teorica per il Tesoro resta pesante: le azioni viaggiano attorno a 1,3 euro, assai distanti dai 6,49 euro pagati dallo Stato per ricapitalizzare l'istituto senese.Quale sarà l'exit strategy del capo del Mef, Roberto Gualtieri? «È una domanda che va rivolta all'azionista», aveva risposto il 7 maggio l'ex ad di Mps, Marco Morelli, prima di passare il testimone a Guido Bastianini. «Quello che posso dire è che è meglio non aspettare le scadenze canoniche di un piano ma trovare una nuova soluzione il più velocemente possibile», aveva aggiunto invocando anche un nuovo piano di ristrutturazione «con un terreno di gioco livellato rispetto agli altri concorrenti e spetta all'azionista chiederlo».