2025-03-29
Groenlandia, sberle di Vance alla Danimarca
Il vicepresidente americano J.D. Vance (al centro) con la delegazione americana in visita alla base artica (Getty Images)
Il vicepresidente americano in visita alla base di Pituffik randella il Paese scandinavo: «Non ha fatto un buon lavoro per la sicurezza di questo territorio. Annessione? Armi non necessarie. Russia e Cina in agguato». Trump: «Vogliamo l’isola per la pace globale».Gli Stati Uniti tirano diritto sull’Artico. Ieri, J.D. Vance si è recato in visita in Groenlandia. E, arrivato nella base di Pituffik, ha tenuto un durissimo discorso nei confronti della Danimarca, da cui l’isola dipende.«Riconoscere che in passato ci sono state importanti partnership in materia di sicurezza non significa che non possiamo avere disaccordi con gli alleati nel presente su come preservare la nostra sicurezza condivisa per il futuro ed è di questo che si tratta», ha detto. «Non c’è alcuna forma di bullismo», ha proseguito, per poi aggiungere: «Il nostro messaggio alla Danimarca è molto semplice: non avete fatto un buon lavoro nei confronti del popolo della Groenlandia». «Avete investito troppo poco nella popolazione della Groenlandia e troppo poco nell’architettura di sicurezza di questa incredibile e bellissima massa continentale, popolata da persone incredibili. Ciò deve cambiare e, poiché non è cambiato, ecco perché la politica del presidente Trump in Groenlandia è quella che è», ha proseguito, sottolineando anche il pericolo rappresentato nell’area da Russia e Cina. «I cinesi», ha detto, «sono molto, molto interessati a quest’isola». In merito a un’eventuale annessione, il vicepresidente ha specificato: «Non crediamo che l’uso della forza militare sarà mai necessario». «Pensiamo che saremo in grado di raggiungere un accordo», ha continuato.Sempre ieri, Donald Trump ha ribadito di voler far passare la Groenlandia sotto il controllo degli Stati Uniti. «Abbiamo bisogno della Groenlandia. È molto importante: per la sicurezza internazionale, dobbiamo avere la Groenlandia», ha dichiarato. «Se guardiamo alla Groenlandia in questo momento, se osserviamo le vie d’acqua, ci sono navi cinesi e russe ovunque. Non contiamo sulla Danimarca o su nessun altro per gestire la situazione», ha proseguito, per poi aggiungere: «E non stiamo parlando di pace per gli Stati Uniti. Stiamo parlando di pace mondiale. Stiamo parlando di sicurezza internazionale».La visita di Vance si è, insomma, inserita nel quadro dei rapporti sempre più turbolenti tra Washington e Nuuk (la capitale della Groenlandia, ndr). Ieri, prima dell’atterraggio del vicepresidente, il prossimo premier groenlandese, Jens-Frederik Nielsen, ha, sì, detto di auspicare un dialogo sia con Copenaghen sia con Washington ma ha anche aggiunto che «non è un segno di rispetto per un alleato» il fatto che la visita di Vance sia avvenuta a ridosso della formazione del nuovo esecutivo locale. Sempre ieri, a parlare contro le pressioni americane è stato il prossimo ministro delle Finanze, nonché ex premier groenlandese, Múte Egede. «Mi aspetto una stretta collaborazione in un periodo inutilmente pieno di conflitti», ha affermato, dal canto suo, il primo ministro danese, Mette Frederiksen, congratulandosi con il nuovo esecutivo della Groenlandia. «Meritate partner che vi rispettino e che vi trattino come degli eguali. E l’Unione europea è orgogliosa di essere un tale partner per voi», ha inoltre dichiarato Ursula von der Leyen, rivolgendosi al neonato governo dell’isola in una neppur troppo velata polemica con la Casa Bianca.È, del resto, noto come, soprattutto negli ultimi anni, l’Artico sia diventato una regione di competizione tra Washington, Mosca e Pechino. Lo scorso novembre, il Pentagono aveva lanciato l’allarme sul fatto che, nell’area, la cooperazione militare tra Russia e Cina si fosse intensificata. A questo proposito, appare interessante il discorso pronunciato l’altro ieri da Vladimir Putin. «I piani degli Stati Uniti in relazione alla Groenlandia sono seri», ha detto. «Per quanto riguarda la Groenlandia, questa è una questione che riguarda due Paesi specifici. Non ha nulla a che fare con noi», ha aggiunto. Lo zar si è, però, anche lamentato delle attività della Nato nella regione e ha specificato: «Il numero di personale militare russo nell’Artico crescerà».Insomma, se da una parte è sembrato tendere quasi la mano a Trump, dall’altra Putin ha comunque annunciato un maggiore impegno militare russo nella regione artica. Segno che Mosca non è alla fine troppo contenta del rinnovato interesse americano per quest’area. Un discorso che vale a maggior ragione per la Cina. Non è un mistero che la Groenlandia rappresenti una porta d’accesso privilegiata all’Artico. Una regione che fa principalmente gola per due motivi: si pone innanzitutto il tema delle materie prime, senza poi trascurare quello delle rotte. Ma, attenzione. Per Trump, la questione non riguarda soltanto l’Artico in sé stesso. Il presidente americano non ha fatto mistero di voler promuovere una riedizione della Dottrina Monroe, tendendo a rafforzare l’influenza degli Stati Uniti su tutto l’emisfero occidentale. In tal senso, il dossier della Groenlandia è in qualche modo legato a doppio filo a quello di Panama: quella Panama che, a seguito delle pressioni della Casa Bianca, è recentemente uscita dall’accordo sulla Belt and road initiative. Infine, c’è un ultimo, ma non meno importante, elemento, emerso soprattutto dalle parole pronunciate ieri da Vance. L’amministrazione Trump punta a rinegoziare con gli alleati l’intera architettura di sicurezza internazionale. Non è soltanto una questione di aumento dei contributi economici alla Nato. È qualcosa di più complesso, che potrebbe intersecarsi con l’ambizione, accarezzata da Trump, di ridisegnare gli equilibri economici e valutari globali. Qualcuno lo chiama «l’accordo di Mar-a-Lago».