2023-09-06
Grillo fa il video-piazzista di Pechino. E spara balle: «La Cina non inquina»
Il fondatore del M5s pubblica un filmato in cui, grazie all’intelligenza artificiale, parla la lingua del Dragone. Spinge per la ratifica della Via della seta, l’intesa commerciale abbozzata da Conte nel 2019. E oggi a rischio.Ormai Beppe Grillo raziona sempre di più le sue pillole di saggezza. L’ultima riguarda la Cina. Ne ha parlato (in un filmato in cui, grazie all’intelligenza artificiale, sembra parlare il cinese, ndr) con tale verve, con tale convinzione, con tale trasporto che da ora in poi, pronunciandolo alla cinese, potremmo anche chiamarlo Beppe Glillo.Dopo aver fatto il solito sproloquio che potremmo intitolare «cenni sull’universo», ci ha resi partecipi del fatto che, nientepopodimeno, la rivoluzione tecnologica e l’intelligenza artificiale - udite udite - stanno cambiando il mondo. Siamo, cioè, anche noi poveri ignoranti, nel pieno della rivoluzione tecnologica. Meno male che ce lo ha detto il Glillo pallante, ora sì che la sappiamo lunga.A parte, dunque, una premessa alla Hegel sulle sorti dello Spirito assoluto e della Storia, il fondatore del M5s è passato, poi, a parlare della Cina e ci ha spiegato che essa è il cuore della rivoluzione tecnologica. Per sapere questo bastava parlare con un qualunque imprenditore brianzolo che ha bisogno della componentistica elettronica e che la medesima Cina ha messo in ginocchio. Eppure Glillo ha proclamato questa incredibile «novità» alla stessa stregia di come si proclama un testo sacro: solo che i testi sacri vanno proclamati prima di bere, non dopo. Poi ha infilato una di quelle scivolate che cominciano a metà campo e finiscono con una testata data contro al palo della porta, altrimenti la scivolata stessa sarebbe durata tre o quattrocento metri. Ha affermato, il «plofeta» Glillo, che la Cina ha contribuito a oltre il 30% della crescita del Pil globale. Questa non è una notizia, è una balla globale: infatti, come affermano tutti gli istituti tipo il Fondo monetario internazionale (Fmi), che Glillo trascura, tipo la Banca mondiale, tipo la Banca centrale europea (un po’ meno affidabile) i numeri sono i seguenti: il Pil mondiale ammonterebbe a 104 trilioni di dollari e dal 1871 gli Stati Uniti d’America sono la più grande economia del mondo. Ad oggi gli Stati Uniti hanno un Pil di 35,3 trilioni di dollari, la Cina 19,9 trilioni di dollari. Non si capisce come Grillo possa dire che Pechino abbia contribuito per il 30%, raggiungendo a mala pena il 20% del Pil totale.Ora, non si tratta di parlare di pesto alla genovese per cui su 100 chili il 20% o il 30% non manda in fallimento nessuno: infatti Glillo ha detto, con un’ironia da risate a crepapelle, che lui, oltre la Via della seta, vuol fare la Via del basilico. Io, nel mio piccolo, gli consiglio di perseguire questa strada: primo, perché farebbe del bene alla Liguria, sua Regione di residenza; secondo, perché sarebbe una via più a sua dimensione, piuttosto che avventurarsi in geopolitica mondiale o in economia globale della quale, evidentemente, non conosce neanche i dati. Ma perché tutto questo can can sulla Cina proprio in questo momento? Risposta semplice: il governo sta decidendo se ratificare ulteriormente l’accordo che si chiama Via della seta che è sostanzialmente un piano di colonizzazione fuori tempo da parte della Cina stessa nei confronti dell’Unione europea e del bocconcione dell’Africa.L’Italia aderì al progetto nel 2019, durante il promo governo di Giuseppe Conte, e firmò un memorandum d’intesa. In questi giorni il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato il suo omologo Wang Yi e, mentre Tajani ha detto che questo accordo non ha portato grandi risultai per l’Italia, Wang (dall’etimo incerto ma attribuito da alcuni all’italiano «vanga») ha detto il contrario, sostenendo che l’interscambio commerciale tra i due Paesi, negli ultimi cinque anni, è salito da 50 a 80 miliardi: non specificando, quel furbetto di Wang Yi, chi ha importato quanto e chi ha esportato quanto. Dubitiamo che, alla fine, sia andato a loro sfavore.Ma perché il Movimento 5 stelle, il presidente Giuseppe Conte, non so se anche la Casaleggio Associati e soprattutto il fondatore-affondatore Beppeng Glillo, hanno questi sentimenti quasi di amore per la Cina? Addirittura Glillo, nel suo discorso direi panegirico sulla Cina, ha detto che non è vero che la Cina è il maggior inquinatore mondiale. Anche qui in barba alle centinaia di studi che dimostrano il contrario. Perché tutto questo fervore? Chi c’è dietro? Forse la convinzione che la Cina, con i suoi centri Confucio, sia veramente il soggetto geopolitico che può rigenerare la politica globale? Non si capisce se i 5 stelle pensino di passare alla storia per questo o di passare (politicamente) alla cassa, naturalmente tutto nella estrema legalità, nella estrema «onestà, onestà», comunque per il bene del Paese e non per il loro bene personale. Sinceramene non so rispondere ma questo ardore mi puzza un po’.
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
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Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)
Ansa
A Chisinau gli azzurri faticano a sfondare il muro moldavo e sbloccano solo negli ultimi minuti con Mancini e Pio Esposito. Arriva la quinta vittoria consecutiva della gestione Gattuso, ma per la qualificazione diretta al Mondiale si dovrà passare dai playoff di marzo.