2021-10-04
Green pass obsoleto: il centrodestra lo fermi
Le vaccinazioni continuano a crescere mentre ormai c'è la certezza che anche gli immunizzati possono contagiarsi e contagiare: il decreto è superato e si può attenuare alla sua conversione in legge. I partiti contrari però devono iniziare a lavorare insieme.Tra tanti dubbi, almeno quattro piccole certezze ci sono offerte dal calendario. La prima: sono passati oltre 70 giorni da quel 22 luglio in cui Mario Draghi incorse in un clamoroso infortunio, quando, parlando del green pass, lo definì testualmente «una misura con la quale i cittadini possono continuare a svolgere attività con la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose». Oggi (senza bisogno di scomodare operazioni di fact checking) tutti sanno che non è così: tecnicamente, si potrebbe parlare di una fake news. Purtroppo, anche un vaccinato può risultare contagiato e contagioso. Tra tante, una delle voci più autorevoli a confermare questa realtà è stata, in un'intervista alla Cnn divenuta virale a inizio agosto, la direttrice dei Cdc americani (Centers for Disease Control and Prevention) Rochelle Walensky, pur nel quadro di una motivata e robusta difesa della vaccinazione: «I nostri vaccini stanno funzionando eccezionalmente bene, e continuano a funzionare bene contro la variante Delta con riguardo alla malattia grave e alla morte, ma quello che non possono fare è impedire la trasmissione». Di qui la raccomandazione anche per i vaccinati di indossare la mascherina e osservare ogni cautela, specie entrando in contatto con soggetti potenzialmente a rischio, vulnerabili o fragili, o che non possono essere vaccinati. Insomma, anche un vaccinato (e magari perfino in condizioni di totale asintomaticità) può ricevere e trasmettere il contagio. Lo dimostra anche il fatto che la Harvard business school tornerà a distanza dopo un inizio del semestre in presenza a causa dell'aumento di casi di Covid fra gli studenti, nonostante il 95% dei ragazzi sia vaccinato, così come il 96% del personale.La seconda certezza è che sono passati rispettivamente 18 e 13 giorni dal 16 e dal 21 settembre scorsi: la prima data è quella in cui il cdm ha varato la versione più dura del green pass, quella che prevede l'obbligo del lasciapassare per poter lavorare, mentre la seconda data è quella di pubblicazione del provvedimento in Gazzetta Ufficiale. La terza certezza è che il decreto legge sarà operativo tra 11 giorni, dal 15 ottobre. Mentre la quarta (e ultima) è che la campagna elettorale per le amministrative è di fatto conclusa, a parte l'ultima ordalia dei prossimi ballottaggi.Morale: ci sarebbero tutte le condizioni per ridurre il tasso di isterismo e cacofonia, per raccogliere razionalmente una serie di elementi di valutazione, e, visto che la conversione parlamentare del decreto deve ancora avvenire, per pensarci due volte prima di approvarlo così com'è. Siamo proprio sicuri di voler essere il primo e unico Paese dell'Occidente avanzato a imporre un obbligo del genere? Non si pretende quanto ieri chiedeva uno degli editoriali del londinese Sunday Telegraph («È tempo di dichiarare ufficialmente la fine della crisi del Covid»), ma almeno di non esagerare nello zelo. L'Italia è tra i Paesi europei in cui la campagna di vaccinazione ha raggiunto i risultati migliori: l'83,96% della popolazione over 12 ha ricevuto almeno una dose; il 79,06% sempre degli over 12 ha completato il ciclo vaccinale. Spacchettando per fascia d'età, gli over 80 sono al 92,91%, gli over 70 al 90,06%, gli over 60 all'86,17%. Insomma, gli italiani (nonostante il caos, i televirologi del terrore, gli stop and go di governo e mainstream media) si sono comportati con una calma e una disciplina esemplari. Un problema di «resistenza al vaccino» non c'è, se non in una minoranza che merita di essere rispettata, come dovrebbe accadere in ogni democrazia, secondo l'immortale lezione di Tocqueville, per evitare i rischi di una tirannide della maggioranza.E invece? E invece si fa finta di non vedere che la versione estrema del green pass (che lo renderà obbligatorio per lavorare) sarà foriera solo di caos e disagi. Rispetto alla sicurezza (con un 20% delle forze dell'ordine che rischiano di essere non in regola); rispetto a trasporti e porti (con una paralisi logistica); rispetto alle nostre famiglie (con una metà di baby sitter e badanti che si ritroveranno nei guai); rispetto alle aziende (con interi reparti non operativi, o con piccolissime imprese colpite al cuore da defezioni decisive). Lo stesso sistema dei controlli funzionerà - per paradosso - solo se si procederà all'italiana, cioè non controllando e chiudendo un occhio. Tra l'altro, se ci si dice che tutti teniamo alla ripresa economica (pur incerta, disuguale e asimmetrica) che sarebbe in atto, perché metterla a rischio così? Per tutte queste ragioni, i gruppi parlamentari hanno undici giorni per intervenire, prima che scatti il fatidico 15 ottobre. In particolare le forze di centrodestra hanno l'opportunità di mostrare un coordinamento reale, come hanno saputo fare positivamente, ad esempio, in occasione delle ultime leggi di bilancio: presentino emendamenti comuni, lavorino per estendere il consenso parlamentare (al Senato basta poco per essere in maggioranza), e parlino insieme al Paese evitando di farsi dividere e disarticolare, come sogna la sinistra e come spera chi immagina di tenere l'Italia sospesa in una sorta di perenne semi-commissariamento.
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La consulenza super partes parla chiaro: il profilo genetico è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio. Un dato che restringe il cerchio, mette sotto pressione la difesa e apre un nuovo capitolo nell’indagine sul delitto Poggi.
La Casina delle Civette nel parco di Villa Torlonia a Roma. Nel riquadro, il principe Giovanni Torlonia (IStock)
Dalle sue finestre vedeva il Duce e la sua famiglia, il principe Giovanni Torlonia. Dal 1925 fu lui ad affittare il casino nobile (la villa padronale della nobile casata) per la cifra simbolica di una lira all’anno al capo del Governo, che ne fece la sua residenza romana. Il proprietario, uomo schivo e riservato ma amante delle arti, della cultura e dell’esoterismo, si era trasferito a poca distanza nel parco della villa, nella «Casina delle Civette». Nata nel 1840 come «capanna svizzera» sui modelli del Trianon e Rambouillet con tanto di stalla, fu trasformata in un capolavoro Art Nouveau dal principe Giovanni a partire dal 1908, su progetto dell’architetto Enrico Gennari. Pensata inizialmente come riproduzione di un villaggio medievale (tipico dell’eclettismo liberty di quegli anni) fu trasformata dal 1916 nella sua veste definitiva di «Casina delle civette». Il nome derivò dal tema ricorrente dell’animale notturno nelle splendide vetrate a piombo disegnate da uno dei maestri del liberty italiano, Duilio Cambellotti. Gli interni e gli arredi riprendevano il tema, includendo molti simboli esoterici. Una torretta nascondeva una minuscola stanza, detta «dei satiri», dove Torlonia amava ritirarsi in meditazione.
Mussolini e Giovanni Torlonia vissero fianco a fianco fino al 1938, alla morte di quest’ultimo all’età di 65 anni. Dopo la sua scomparsa, per la casina delle Civette, luogo magico appoggiato alla via Nomentana, finì la pace. E due anni dopo fu la guerra, con villa Torlonia nel mirino dei bombardieri (il Duce aveva fatto costruire rifugi antiaerei nei sotterranei della casa padronale) fino al 1943, quando l’illustre inquilino la lasciò per sempre. Ma l’arrivo degli Alleati a Roma nel giugno del 1944 non significò la salvezza per la Casina delle Civette, anzi fu il contrario. Villa Torlonia fu occupata dal comando americano, che utilizzò gli spazi verdi del parco come parcheggio e per il transito di mezzi pesanti, anche carri armati, di fatto devastandoli. La Casina di Giovanni Torlonia fu saccheggiata di molti dei preziosi arredi artistici e in seguito abbandonata. Gli americani lasceranno villa Torlonia soltanto nel 1947 ma per il parco e le strutture al suo interno iniziarono trent’anni di abbandono. Per Roma e per i suoi cittadini vedere crollare un capolavoro come la casina liberty generò scandalo e rabbia. Solo nel 1977 il Comune di Roma acquisì il parco e le strutture in esso contenute. Iniziò un lungo iter burocratico che avrebbe dovuto dare nuova vita alle magioni dei Torlonia, mentre la casina andava incontro rapidamente alla rovina. Il 12 maggio 1989 una bimba di 11 anni morì mentre giocava tra le rovine della Serra Moresca, altra struttura Liberty coeva della casina delle Civette all’interno del parco. Due anni più tardi, proprio quando sembrava che i fondi per fare della casina il museo del Liberty fossero sbloccati, la maledizione toccò la residenza di Giovanni Torlonia. Per cause non accertate, il 22 luglio 1991 un incendio, alimentato dalle sterpaglie cresciute per l’incuria, mandò definitivamente in fumo i progetti di restauro.
Ma la civetta seppe trasformarsi in fenice, rinascendo dalle ceneri che l’incendio aveva generato. Dopo 8 miliardi di finanziamenti, sotto la guida della Soprintendenza capitolina per i Beni culturali, iniziò la lunga e complessa opera di restauro, durata dal 1992 al 1997. Per la seconda vita della Casina delle Civette, oggi aperta al pubblico come parte dei Musei di Villa Torlonia.
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Oltre quaranta parlamentari, tra cui i deputati di Forza Italia Paolo Formentini e Antonio Giordano, sostengono l’iniziativa per rafforzare la diplomazia parlamentare sul corridoio India-Middle East-Europe. Trieste indicata come hub europeo, focus su commercio e cooperazione internazionale.
È stato ufficialmente lanciato al Parlamento italiano il gruppo di amicizia dedicato all’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), sotto la guida di Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Affari esteri, e di Antonio Giordano. Oltre quaranta parlamentari hanno già aderito all’iniziativa, volta a rafforzare la diplomazia parlamentare in un progetto considerato strategico per consolidare i rapporti commerciali e politici tra India, Paesi del Golfo ed Europa. L’Italia figura tra i firmatari originari dell’IMEC, presentato ufficialmente al G20 ospitato dall’India nel settembre 2023 sotto la presidenza del Consiglio Giorgia Meloni.
Formentini e Giordano sono sostenitori di lunga data del corridoio IMEC. Sotto la presidenza di Formentini, la Commissione Esteri ha istituito una struttura permanente dedicata all’Indo-Pacifico, che ha prodotto raccomandazioni per l’orientamento della politica italiana nella regione, sottolineando la necessità di legami più stretti con l’India.
«La nascita di questo intergruppo IMEC dimostra l’efficacia della diplomazia parlamentare. È un terreno di incontro e coesione e, con una iniziativa internazionale come IMEC, assume un ruolo di primissimo piano. Da Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-India non posso che confermare l’importanza di rafforzare i rapporti Roma-Nuova Delhi», ha dichiarato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea.
Il senatore ha spiegato che il corridoio parte dall’India e attraversa il Golfo fino a entrare nel Mediterraneo attraverso Israele, potenziando le connessioni tra i Paesi coinvolti e favorendo economia, cooperazione scientifica e tecnologica e scambi culturali. Terzi ha richiamato la visione di Shinzo Abe sulla «confluenza dei due mari», oggi ampliata dalle interconnessioni della Global Gateway europea e dal Piano Mattei.
«Come parlamentari italiani sentiamo la responsabilità di sostenere questo percorso attraverso una diplomazia forte e credibile. L’attività del ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a Riad sul dossier IMEC e pronto a guidare una missione in India il 10 e 11 dicembre, conferma l’impegno dell’Italia, che intende accompagnare lo sviluppo del progetto con iniziative concrete, tra cui un grande evento a Trieste previsto per la primavera 2026», ha aggiunto Deborah Bergamini, responsabile relazioni internazionali di Forza Italia.
All’iniziativa hanno partecipato ambasciatori di India, Israele, Egitto e Cipro, insieme ai rappresentanti diplomatici di Germania, Francia, Stati Uniti e Giordania. L’ambasciatore cipriota ha confermato che durante la presidenza semestrale del suo Paese sarà dedicata particolare attenzione all’IMEC, considerato strategico per il rapporto con l’India e il Medio Oriente e fondamentale per l’Unione europea.
La presenza trasversale dei parlamentari testimonia un sostegno bipartisan al rapporto Italia-India. Tra i partecipanti anche la senatrice Tiziana Rojc del Partito democratico e il senatore Marco Dreosto della Lega. Trieste, grazie alla sua rete ferroviaria merci che collega dodici Paesi europei, è indicata come principale hub europeo del corridoio.
Il lancio del gruppo parlamentare segue l’incontro tra il presidente Meloni e il primo ministro Modi al G20 in Sudafrica, che ha consolidato il partenariato strategico, rilanciato gli investimenti bilaterali e discusso la cooperazione per la stabilità in Indo-Pacifico e Africa. A breve è prevista una nuova missione economica guidata dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Tajani.
«L’IMEC rappresenta un passaggio strategico per rafforzare il ruolo del Mediterraneo nelle grandi rotte globali, proponendosi come alternativa competitiva alla Belt and Road e alle rotte artiche. Attraverso la rete di connessioni, potrà garantire la centralità economica del nostro mare», hanno dichiarato Formentini e Giordano, auspicando che altri parlamenti possano costituire gruppi analoghi per sostenere il progetto.
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