2021-09-20
Green pass da pazzi: scaricano pure i controlli sulle famiglie
Toccherà agli italiani verificare i documenti di baby sitter, colf, badanti e (forse) di idraulici e di tassisti. Roba da Stato di polizia: ci manca solo il capocaseggiato come nel Ventennio. In settimana le linee guida. Se non parlassimo di cose gravi e serissime, ci sarebbe perfino da sorridere pensando al meccanismo infernale inevitabilmente innescato dall'uso sempre più largo e obbligatorio del green pass. Nel delirio di delazione e colpevolizzazione reciproca che questo tipo di provvedimenti fa scattare, l'arma di distrazione di massa funziona così: i cittadini, anziché essere incoraggiati a domandarsi cosa non abbiano fatto le autorità di governo nazionali, regionali e locali rispetto ai veri luoghi di contagio (scuole e trasporti, in primo luogo), vengono subliminalmente portati a sorvegliarsi a vicenda e magari a denunciarsi tra loro (se hanno animo cattivo e gregario). Un piccolo capolavoro orwelliano: anziché incentivare le persone (con l'aiuto dei media) a controllare il potere, il Grande fratello controlla i cittadini, usandoli gli uni contro gli altri, e usufruendo dell'ausilio dei media nella caccia al reprobo, al dissidente, al renitente. E così, anche se mancano ancora le linee guida, attese in settimana, le gazzette (quasi) unificate, come in un catechismo antico, formulano già domanda e risposta. Chi deve controllare il green pass al tassista? Risposta: o la cooperativa o il cliente. E ve la immaginate la scenetta di uno che sale in taxi e per prima cosa chiede i documenti al guidatore? Un bel modo di cominciare la corsa e di distendere il clima… Oppure: chi deve controllare i documenti a colf, badante e baby sitter? Risposta: la famiglia. Con ciò, magari, ponendo le basi per privare il bimbo o il nonno della persona che li aveva fino a quel momento accuditi con amore e efficacia. Ancora: e all'idraulico? Anche stavolta i fogli d'ordine rispondono sicuri: il cliente. Figuratevi la surreale trattativa: prezzo con fattura, prezzo senza fattura, prezzo con fattura e green pass. Si scherza, ovviamente. O forse no… Altra situazione ancora più delicata: le imprese sotto i 15 dipendenti, quelle in cui l'imprenditore lavora fianco a fianco con i suoi collaboratori, che sono letteralmente di famiglia, ciascuno decisivo nella mini-organizzazione aziendale. Che si fa? Si trasforma l'imprenditore in un occhiuto vigilante? Peggio: gli si chiede di farsi aiutare dalle forze dell'ordine nella verifica, facendo sentire i collaboratori come tipi poco raccomandabili degni di essere perquisiti? O forse il retropensiero è che tutto finisca in una burla, che nessuno controllerà nessuno, salvo eccezioni totalmente legate alla casualità e all'arbitrio? I nostri governanti, la gran parte dei legislatori, la quasi totalità dei commentatori forse lo ignorano (chi per età, chi per altre ragioni), ma stanno riproponendo - mutatis mutandis - un grande classico dei regimi totalitari. Sul fenomeno della sorveglianza ossessiva sotto le dittature comuniste, esiste una vasta biblioteca e una commovente filmografia, a partire dal celeberrimo Le vite degli altri. Ma, rispetto a quanto accade ora, si può citare anche quel regime fascista che i nostri antifascisti «ufficiali» dicono di detestare, e di cui anzi denunciano periodicamente il ritorno. Poveracci: essendo forse autobiografici, nel senso che proprio esperimenti come questo rischiano di riprodurre il controllo sociale oppressivo proprio di ogni dittatura. Ecco, nella sua logica poliziesca, il regime nel Ventennio si servì anche della delazione, della «collaborazione» e delle «segnalazioni» per identificare i nemici del Partito e del Duce. I portinai erano chiamati a riferire alle forze di polizia ciò che di strano potesse essere eventualmente accaduto nel palazzo. E così i gestori di locali. Fino ai delatori e agli informatori occasionali. In un mix di ostilità politicamente motivate e di gelosie personali, di invidie e interessi contrapposti. Non vorremmo paradossalmente dare suggerimenti (in questi tempi bislacchi qualcuno potrebbe considerarli consigli da prendere in considerazione!), ma forme penetranti di controllo sociale, in quei due decenni, avvennero attraverso i comitati locali dell'Opera nazionale balilla (per i più piccoli), dai volontari delle camicie nere (per i più grandi), e soprattutto attraverso i temutissimi capi-fabbricato o capi-caseggiato. Questi ultimi, volontari di zona più o meno zelanti, più o meno fanatici, potevano fare rapporti e segnalazioni sui comportamenti individuali. Non sarà che qualcuno, senza nemmeno rendersene conto, rischia di riprodurre assurdità simili? E si torna a noi. No, non ci sarà richiesto di indossare uniformi o camicie di un colore solo. Ma - questo sì - di sospettare gli uni degli altri, di guardarci in cagnesco, di considerare ostile e potenzialmente minacciosa ogni altra persona. E di dimenticare che poi, tutti insieme, dovremo salire su un bus affollato o su un vagone della metro, schiacciati come sardine per la mezz'ora di percorso. Giusto in tempo per rischiare veramente di contagiarci. Ma che importa? L'importante, arrivati al lavoro, sarà esibire il «salvifico» lasciapassare, unico paese al mondo dove questo rito avrà luogo. Per la gioia dei Migliori e dei Competenti che ci governano.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.