2024-11-05
Gravina vince all’assemblea della Figc e blinda la palude del calcio italiano
Approvato a larga maggioranza il documento che modifica lo statuto, dando poteri minimi alla Lega Serie A. Ma ai club non basta e con 12 astenuti e 8 contrari hanno bocciato il testo, che lascia troppo spazio ai dilettanti.Di «epocale» c’è solo il polverone. La parola preferita dal presidente del calcio italiano, Gabriele Gravina (che la utilizza anche per un pareggio in amichevole della Nazionale) non risuona per una volta nel salone dell’hotel Hilton di Fiumicino dove il gotha del circo pallonaro si è riunito in assemblea straordinaria per cambiare lo statuto federale. E dare più potere alla lega di Serie A. Infatti viene votato a maggioranza (80%) un documento nel quale la massima categoria sale dal 12% di rappresentanza al 18% (4 consiglieri invece di 3), la Serie B passa dal 5% a 6% (1 consigliere in più) e la LegaPro scende dal 17% al 12% (1 consigliere in meno). Gli arbitri (finora al 2%) escono dall’organo politico con l’obiettivo di una maggiore indipendenza, che non necessariamente si tradurrà in una maggiore qualità, visti i disastri domenicali e pure feriali.Dovrebbe essere un riequilibrio per dare «più potere rappresentativo ai club di Serie A e professionistici, tenuto conto anche del contributo economico apportato al relativo sistema sportivo». Questo chiedeva l’emendamento del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè per salvaguardare gli interessi di coloro che portano miliardi a tutto il movimento, in primis con i diritti Tv. E di fatto questo avviene poiché le leghe professionistiche salgono al 36% di rappresentanza e superano il 34% dei dilettanti, anche se non arrivano al 51% auspicato dall’indicazione governativa. Avanti piano, quasi indietro. La filosofia di Gravina è chiara: mantenere il potere facendo leva sullo zoccolo duro dei dilettanti più i fedelissimi delle serie inferiori.Il cambiamento c’è ma è minimo e la Serie A non l’ha presa bene. Chiedeva almeno il 20%, quindi nessun club ha votato a favore del nuovo statuto (12 astenuti e 8 contrari) facendo emergere sia un malcontento frontale nei confronti della Federcalcio, sia un perdurante mal di pancia interno. Con i duri e puri (gli otto contrari guidati da Claudio Lotito e Aurelio De Laurentiis) da una parte e i dialoganti (Juventus, Inter, Milan) dall’altra. Una posizione dialettica illustrata da Richelieu Beppe Marotta: «Non si è voluto esprimere dissenso nei confronti della proposta Gravina. Si possono ottenere risultati anche senza fare muro contro muro ma ci deve essere un confronto schietto e costruttivo da entrambe le parti».È la fotografia della guerra fredda che probabilmente continuerà attraverso le carte bollate. La Lega Serie A ha infatti intenzione di far invalidare l’assemblea (hanno partecipato 253 delegati in rappresentanza di 461 voti) con un ricorso al Tar che si basa su un punto giuridico: la «straordinaria» si sarebbe dovuta tenere considerando già operativi i nuovi valori percentuali indicati dall’emendamento Mulè. Sarebbe un siluro a posteriori per Gravina, che nel suo intervento ha usato la clava contro i ricchi del calcio italiano. «Negli ultimi mesi abbiamo assistito a riunioni ufficiali e non nelle quali il linguaggio e i concetti espressi non si sono ispirati al fair play. È avvenuto di peggio, un avversario è diventato bersaglio di infamie e dossieraggi. Mi vergogno per chi si comporta così. Credo sia eloquente quanto detto dal gip di Perugia, ma molto più eloquente quanto scritto da un giudice terzo, Raffaele Cantone. Il dossieraggio continua e qualcuno si presta». Il presidente della Figc si riferiva all’inchiesta relativa ai dossier abusivi della Direzione Antimafia e al presunto complotto che ha portato alla sua iscrizione al registro degli indagati. Alle prese anche con una richiesta di sequestro di 200.000 euro da parte della procura di Roma che indaga sulla «vendita» dei diritti di LegaPro, Gravina potrebbe non ricandidarsi nel 2025. Riguardo al braccio di ferro sullo statuto, il presidente ha sottolineato che «abbiamo raccolto le richieste della Lega Serie A fatte per avere qualche delegato in più. La nostra proposta va anche oltre la realtà della Premier, presa a modello. La stessa tenacia l’avrei richiesta per altri temi centrali, la tax credit e le sponsorizzazioni dal mondo del betting da investire per le infrastrutture e il rinnovamento. Ho accolto le istanze provenienti dalla componente più rilevante, ma di fronte a qualsiasi apertura è stato sempre richiesto qualcosa in più, andando anche oltre il ragionevole al fine di mortificare l’altro». Di parere opposto il presidente di Lega Serie A, Lorenzo Casini: «Ho ascoltato rappresentazioni false di quanto avvenuto. Non siamo qui per l’emendamento Mulè ma perché la Serie A ha perso le cautele che la tutelavano, invece deve contare di più. Sono troppi anni che la Serie A è mortificata da decisioni adottate da altri contro la Serie A». Mormorii di disapprovazione in sala, battuta finale di Casini: «Questa reazione è la conferma di ciò che dico». Anche il ministro Abodi non è tenero: «Il dialogo non si è manifestato in una maniera serena in questa giornata». La guerra fredda continua. E i nodi veri - massimo campionato a 18 squadre, settori giovanili da finanziare, arbitri meno imbarazzanti, immobilismo sugli stadi - rimangono sullo sfondo. Coperti dal polverone epocale dello status quo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.