2021-03-28
Niente studi sui vaccini in gravidanza. Due casi non bastano a sdoganarli
«Corriere» e «Repubblica» brindano per i piccoli nati con gli anticorpi grazie all'immunizzazione delle madri Ma mancano certezze su efficacia e rischi. l'Iss: «Non ci sono trial. Va valutato per donne ad alto rischio»Il primario e la foto dell'infermiera che gioca col paziente: «I genitori devono restare anche se i figli hanno il Covid»Lo speciale contiene due articoliÈ certamente una bella notizia la nascita di due bambine padovane venute al mondo già protette contro il coronavirus perché le loro mamme si sono vaccinate al terzo trimestre di gravidanza. Prima di loro, gli anticorpi della mamma vaccinata contro il Covid-19 sono stati trovati nel cordone ombelicale. Si sprecano, sulla questione, i titoli entusiastici dei giornali, come Corriere e Repubblica, in parte giustificati dai tristi dati della pandemia e dalla conferma che l'Italia è il Paese con la più bassa natalità dell'Unione europea. Entrate nel circo mediatico, queste due bambine si candidano a diventare testimonial inconsapevoli della vaccinazione anti Covid-19 sempre e comunque, nonostante la carenza dei dati scientifici. La questione non è secondaria perché, solo per un sospetto, e in mancanza di dati conclusivi, sono ancora sotto sequestro più di 600.000 dosi di vaccino Astrazeneca e si stava per mandare all'aria la già travagliata campagna di immunizzazione. Il vaccino sembra salvare o uccidere a seconda di come tira il vento. «Gli studi sono limitati, ma concordi nel suggerire che non ci sono effetti collaterali sulla mamma e sul feto. La vaccinazione quindi potrebbe essere indicata, anche in gravidanza, nelle situazioni con fattori di rischio. Potenziali rischi e benefici devono essere valutati caso per caso e discussi con il proprio ginecologo. L'infezione con complicanze respiratorie da coronavirus può determinare un serio pericolo per la donna gravida e il neonato», ha dichiarato Gianfranco Juric Jorizzo, responsabile della medicina prenatale dell'Ulss 6 Euganea, a cui appartengono le due neo mamme. Il dibattito a livello nazionale e internazionale è vivace. Come fa notare l'Istituto superiore di sanità, «per i vaccini approvati dall'Ema, e utilizzati in Italia, Pfizer-Biontech (mRna), Moderna (mRna) e Astrazeneca, non sono stati fatti trial su donne in gravidanza. Per questo, l'Iss non dispone di dati di sicurezza ed efficacia. Tuttavia», precisa, gli studi condotti finora «non hanno evidenziato né suggerito meccanismi biologici che possano associare i vaccini a mRna a effetti avversi in gravidanza e le evidenze di laboratorio su animali suggeriscono l'assenza di rischio da vaccinazione». Si allinea a quanto espresso anche a livello internazionale, il documento ad interim su Vaccinazione contro il Covid-19 in gravidanza e allattamento elaborato dall'Italian obstetric surveillance system (Itoss) dell'Iss, condiviso e sottoscritto dalle principali società scientifiche del settore. «In Italia», si legge nel documento, «la scelta di non escludere la vaccinazione in gravidanza riguarda le donne che presentano un alto rischio di esposizione al virus Sars-Cov-2 e/o hanno condizioni di salute che le espongono a un rischio di grave morbosità materna e/o feto/neonatale a seguito dell'infezione». In pratica, nonostante gli entusiasmi che possano avere alcune società scientifiche, a livello nazionale e internazionale, dagli enti regolatori americani, ai comitati competenti di Canada e Regno Unito (Joint committee on vaccination), sulla carta si va cauti: non c'è controindicazione, ma si valuta caso per caso le donne in gravidanza che appartengano a uno dei gruppi a rischio per i quali è raccomandata la vaccinazione (personale sanitario) e le donne incinte con un alto rischio di complicazioni da Covid-19. Le due neo mamme padovane sono operatrici sanitarie - una è immunologa e l'altra ginecologa - e sono mamme giovani, ma non giovanissime, perché hanno più di 35 anni e il rischio aumenta con l'età. I dati Itoss confermano che le donne in gravidanza non hanno un maggior rischio rispetto alla popolazione generale di contrarre l'infezione da Sars-Cov-2 e che, se non ci sono altre condizioni patologiche, le forme cliniche e gli esiti della malattia sono per lo più lievi. Parallelamente, uno studio Itoss mostra che presentano un rischio significativamente maggiore di sviluppare una polmonite da Covid-19 le donne di cittadinanza africana, asiatica, centro e sud americana ed est europea e quelle affette da comorbidità pregresse (obesità, ipertensione). Intanto è partito a febbraio uno studio sul vaccino di Pfizer e Biontech su 4.000 donne incinte sane per valutare la sicurezza, la tollerabilità e l'immunogenicità di due dosi di vaccino a 21 giorni di distanza, rispetto al placebo, per sette-dieci mesi. Lo studio valuterà anche la sicurezza dei neonati di madri vaccinate e il trasferimento di anticorpi dalla madre al bambino fino a sei mesi dopo la nascita. Una questione interessante è capire se questi anticorpi ottenuti a seguito della vaccinazione materna contro il Covid-19 possano proteggere il neonato come avviene in seguito alla vaccinazione contro difterite, tetano e pertosse.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)