2021-11-06
Gradi e distintivi made in China. Chiuse le indagini sulle forze armate
Dopo lo scandalo Vecciarelli, arrivano a conclusione i primi filoni investigativi. Come anticipato nelle scorse settimane dalla Verità la Procura di Roma ha dato il via alla notifica gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari nella cosiddetta operazione Minerva, la stessa che, in un filone non ancora ufficialmente definito, vede tra gli iscritti anche il nome dell'ex capo di Stato maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli. Ieri infatti, sono stati notificati gli avvisi agli indagati di due dei quattro filoni d'inchiesta aperti dai magistrati capitolini, entrambi firmati dal sostituto procuratore Carlo Villani. L'indagine era stata resa nota nel luglio dello scorso anno quando vennero applicate trentuno misure cautelari. Le investigazioni condotte dalla Polizia di Stato, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo (che ha apposto il visto sui due avvisi) e dal pm Antonio Clemente, svelavano un sistema di tangenti e corruzione negli appalti per le forniture a Esercito, Carabinieri, Aeronautica e Guardia di Finanza per un valore complessivo di 18,5 milioni di euro. Nella richiesta di misure cautelari erano indicati i nomi di 49 persone indagate e di 15 ditte, accusati a vario titolo di corruzione, frode nelle forniture e turbativa d'asta. A ricevere il primo avviso di conclusione, indirizzato a sei indagati e una società, sono stati il brigadiere capo della Guardia di finanza Vincenzo Borreca, l'imprenditore Claudio De Carolis (amministratore di fatto della Fo.mi.sa, società destinataria dell'avviso)e la moglie Veronica Sabatini, Fabio Piedimonte (considerato dai pm amministratore di fatto della La.bo.conf.) e Fabrizio Vuerich (titolare della Fireblade), tutti indagati per la fornitura di gradi tubolari in velcro per la divise della finanza. Lo stesso atto è stato notificato anche a Paolo Lucarelli (titolare della P.o.m, subappaltatrice della La.bo.conf), indagato insieme a Piedimonte e Borreca per un'altra fornitura, stavolta di distintivi di grado. Nell'ipotesi della Procura i beni forniti sarebbero «diversi da quelli pattuiti, per origine qualità e provenienza», con i gradi forniti dalla La.bo.conf provenienti «dal mercato cinese», mentre il capitolato di gara prevedeva l'obbligo di essere in possesso sia dei macchinari per la produzione, sia della certificazione di qualità e il rispetto delle normative in materia di sicurezza «eco-tossicologica». L'altro avviso riguarda lo stesso tipo di forniture, ma destinata all'Esercito Italiano e ai Carabinieri. Le indagini della procura di Roma in questo caso riguardavano dieci persone e una società (la La.bo.conf.). Oltre a Lucarelli e Piedimonte, indagati anche in questo filone, i nomi sono quelli di: Luigi Boninsegna, Antonio e Pier Niccolò Ciacci (titolari della Milplast, subappaltatrice della La.bo.conf.), il tenente colonello dell'Esercito Gianni Cicala, il maggiore dei Carabinieri Pasqualino Clemente, Melchiorre Giancone, Massimo Pardo (entrambi colonnelli dell'Esercito) e Francesco Pasquale, tenente colonnello dell'Esercito. In questo filone, ai reati già noti si aggiunge la rivelazione di segreto d'ufficio, contestata a Pardo, che nella sua qualità di pubblico ufficiale avrebbe rivelato, tramite un intermediario, a Piedimonte notizie «su un controllo a sorpresa presso la sua azienda, aggiudicataria dell'appalto per la fornitura dei distintivi di grado». Secondo l'accusa il materiale destinato all'Esercito non sarebbe stato prodotto negli stabilimenti della La.bo.conf, ma «a seguito di illegittimo subappalto» in quella dei Ciacci e in stabilimenti in Albania e Cina, mentre i gradi per le divise dei Carabinieri sarebbero stati prodotti dalla società di Lucarelli. I nomi di molti dei destinatari dei due avvisi si trovano anche tra quelli oggetto di misure cautelari nel luglio scorso. Borreca era uno dei tre militari finititi ai domiciliari, mentre Melchiorre venne sospeso dal servizio. Ai Ciacci, a De Carolis e alla moglie, a Lucarelli e Vuerich era stato applicato il divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e quello di esercitare attività imprenditoriali e uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
Continua a leggereRiduci
«The Traitors Italia» (Amazon Prime Video)