2023-11-18
Ora il governo punta a paghe eque. Aumento di 2 euro per i senza tutele
Passa l’emendamento Fi alla legge sul salario minimo di Pd e M5s: l’obiettivo è estendere i contratti collettivi e applicare a tutti gli addetti di un settore il Ccnl più rappresentativo. Il testo può arrivare in Aula a fine mese.Per intervenire contro il lavoro povero, la maggioranza sta lavorando a una proposta che prevede l’introduzione della giusta retribuzione, che ha l’obiettivo di assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi, contrastare il lavoro sottopagato, stimolare il rinnovo dei contratti collettivi e impedire il dumping contrattuale. Attualmente in Italia, stando agli ultimi dati pubblicati dal Cnel, sono 43.646 i lavoratori che si vedono applicare un contratto siglato da sindacati non rappresentati al Cnel. Parliamo dunque di sigle minoritarie diverse da Cgil, Cisl, Uil, Cida, Confedir, Confsal, Cisal, Ugl e Ciu, che non garantiscono un trattamento contrattuale equiparato a quello fornito dalle maggiori sigle sindacali. La proposta della maggioranza ha dunque come obiettivo quello di andare a far sì che soprattutto a questi lavoratori venga applicato il Ccnl più usato nel settore di riferimento. Questo significa, da una parte, migliorare le condizioni di lavoro in termini di prerogative accessorie alla paga base, come può essere il welfare aziendale, l’assicurazione medica e i buoni pasto. E dall’altra, fare un salto dal punto di vista della retribuzione. Si potrebbe infatti ipotizzare un aumento in busta paga dai 2 euro in su, in base alle diverse categorie lavorative a cui si appartiene. La proposta della maggioranza, diversa dal salario minimo chiesto dal Pd, prevede infatti di andare a definire, per ciascun settore, i contratti collettivi maggiormente applicati in riferimento al numero delle imprese e dei dipendenti, «al fine di prevedere che il trattamento economico complessivo minimo del contratto maggiormente applicato sia, ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione, la condizione economica minima da riconoscersi ai lavoratori nella stessa categoria», si legge dal testo della proposta. Significa dunque che per ciascun settore lavorativo si dovrà andare a indicare il Ccnl maggiormente usato e capire quale possa essere il salario minimo di riferimento. Questo, insieme con il Ccnl individuato, dovrà essere poi esteso a quei gruppi di lavoratori che risultano essere non raggiunti da alcuna contrattazione collettiva nel settore di riferimento; a chi invece ha un contratto ma presenta una soglia di salario minimo inferiore rispetto a quella che è stata individuata come essere la paga base, e per i nuovi lavori frutto di innovazione. Con la tecnologia si stanno facendo strada sempre più nuove professioni e professionisti e a questi dovrà essere applicato il Ccnl di riferimento del settore maggiormente affine. Per quanto riguarda il rinnovo dei contratti, i dati del Cnel sottolineano come attualmente più del 50% dei lavoratori ha il contratto scaduto. Per cercare di porre rimedio a questa emergenza la proposta della maggioranza prevede la possibilità di «introdurre strumenti di incentivazione a sostegno del rinnovo dei contratti collettivi nei termini previsti dalle parti sociali o già scaduti, che comportino altresì il riconoscimento di incentivi a favore anche dei lavoratori e delle lavoratrici volti, nello specifico, a bilanciare e dove possibile compensare la perdita del potere di acquisito subita». L’idea è dunque quella di introdurre dei meccanismi premiali volti alla defiscalizzazione contributiva, se il contratto viene rinnovato prevedendo l’introduzione di un salario minimo più alto rispetto al precedente. Questo genere di incentivi dovrà «poi essere valutato con la Ragioneria di Stato», spiega la deputata di Forza Italia Chiara Tenerini, che aggiunge come l’idea è comunque quella di concedere delle agevolazioni quando si rinnova un contratto che comporta dei vantaggi per i lavoratori. L’obiettivo della proposta della maggioranza è dunque quello di «livellare al rialzo i salari rispetto alla base del settore», spiega la Tenerini, membro della commissione Lavoro alla Camera e cofirmataria dell’emendamento al testo sul salario minimo presentato da Pd e M5d sulla giusta retribuzione, che settimana prossima approderà in commissione Lavoro, per poi arrivare in Aula il 28 novembre. Il testo prevede poi che il governo entro sei mesi (giugno/luglio 2024) adotti uno o più decreti legislativi volti a intervenire in materia di retribuzione dei lavoratori e contrattazione collettiva. Proposta che dunque si differenzia dal salario minimo, voluto dalle opposizioni, per due punti principali. Il primo è che l’idea della maggioranza ha l’obiettivo di andare a sanare le posizioni lavorative fragili (contratti pirata, Ccnl non regolari e condizioni contrattuali troppo basse), mentre il salario minimo dovrebbe essere applicato a tutti i lavoratori, anche a chi presenta condizioni contrattuali migliori. Il secondo aspetto è che applicando il Ccnl più rappresentativo per una categoria lavorativa si vanno a dotare i lavoratori, non solo di un salario giusto ma anche di tutte quelle prerogative accessorie alla paga base che qualificano il rapporto di lavoro.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)