2023-06-14
Stato leggero ma con più sicurezza. In questo governo c’è la sua agenda
Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Imagoeconomica)
Silvio Berlusconi ha costruito un centrodestra che prima non esisteva, basato su un programma minimo comune. Che a guidarlo sia Fdi, Lega o Forza Italia poco conta: la coalizione cammina ancora sulle idee di Silvio.Un collega mi ha chiesto perché abbiamo titolato la notizia della morte di Silvio Berlusconi con tre parole: «Ha vinto lui». Credevo di aver spiegato ieri, con il mio articolo, perché la sua fine rappresenti comunque un suo successo. Dal 1994 il Cavaliere è stato amato dal suo popolo, la maggioranza degli italiani, e avversato da coloro che lo vedevano come un intralcio sulla via per la conquista del potere. La Guerra dei trent’anni si è conclusa lunedì mattina, alle 9.30, e a vincere mentre si spegneva è stato lui. Infatti, non solo non è finita come molti anni fa auspicava Massimo D’Alema, e cioè di vederlo chiedere l’elemosina agli angoli delle strade, ma se lui se n’è andato per sempre rimane tutto ciò che ha fatto. Non mi riferisco ovviamente solo a Mediaset, alla Mondadori e a Mediolanum, cui dette vita insieme ad un amico geniale come Ennio Doris. No, penso a ciò che ha realizzato dal punto di vista politico. In queste ore molti si interrogano sul futuro di Forza Italia, dandola per spacciata, preda degli appetiti di Matteo Renzi o degli alleati. Non so neppure io quale sarà il destino del partito voluto dal Cavaliere, né riesco a immaginare chi lo guiderà e se riuscirà a sopravvivere alle fazioni interne che nell’ultimo periodo, stante la malattia del suo fondatore, avevano preso a litigare. Tuttavia, a prescindere dal destino degli azzurri, un dato mi pare certo: il centrodestra esiste ed esisterà anche senza l’uomo che lo ha tenuto a battesimo.Quando Berlusconi annunciò la sua discesa in campo io ero vicedirettore vicario del suo Giornale da appena una settimana. Vi ero arrivato insieme a Vittorio Feltri, subentrato a Indro Montanelli. Entrambi venivamo dal successo dell’Indipendente, un quotidiano semimorto che ci era stato affidato due anni prima e che lasciammo dopo averlo portato da 16.000 copie a 124.000. La prima Repubblica stava crollando sotto i colpi e le manette di Mani pulite e noi raccontavamo la caduta senza imbarazzi. Certo, il 26 gennaio, quando l’unico partito del passato rimasto in piedi era quello comunista - il solo risparmiato dai magistrati -, era difficile immaginare che un tycoon che fino a ieri si era occupato di palazzi e tv, divertendosi con il calcio, fosse capace di mettere insieme in pochi mesi qualche cosa che si contrapponesse alla gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto. Soprattutto era impossibile pensare che sarebbe stato in grado di unire gli opposti, ovvero un partito del Nord come la Lega con uno del Centrosud come quello degli eredi del vecchio Movimento sociale italiano. Invece a Berlusconi riuscì il miracolo di incollare i post-democristiani con i missini e questi con i barbari sognanti (la definizione è di Roberto Maroni, anch’egli prematuramente scomparso) della Padania.Prima il centrodestra non esisteva, c’era il pentapartito, ovvero un’ammucchiata centrista con una spruzzata liberale, socialista e socialdemocratica. Una macedonia con troppi gusti senza che l’uno prevalesse sull’altro. Ricordiamo tutti, o per lo meno tutti quelli della mia età, che cosa fu quella stagione. Berlusconi arrivò e non soltanto portò una speranza di cambiamento, ma impose due novità: un leader e un programma. Paolo Del Debbio ieri ha rammentato sulla Verità il giorno in cui fu chiamato dal Cavaliere per scrivere quello che poi, con un’invenzione geniale dello stesso Berlusconi, fu denominato Contratto con gli italiani. Prima di lui nessun partito si presentava agli elettori con un programma dettagliato di cose da fare. E nessun partito anticipava il nome di chi lo avrebbe attuato. Gli italiani votavano un simbolo, spesso per ragioni di clientela, poi, una volta aperte le urne, se la sbrigavano a Roma, decidendo chi avrebbe dovuto fare il presidente del Consiglio, chi i ministri e quali misure adottare. La Dc aveva una serie di figure intercambiabili: Andreotti, Fanfani, Rumor, Segni e così via. A un certo punto, nell’estate del 1981, toccò anche a Giovanni Spadolini, in rappresentanza di un partito, il Pri, che non era mai andato oltre il 4 per cento. I governi li decidevano e li affossavano le correnti, non certo gli italiani.Quando arrivò Berlusconi cambiò tutto. Lui era il leader di centrodestra e lui aveva il mandato popolare per applicare il famoso «Meno tasse per tutti». I partiti, con le leggi elettorali e le congiure parlamentari, hanno provato ad abbattere questa novità. Così come in molti hanno tentato di scomporre i poli, per tornare al vecchio consociativismo, dove le maggioranze si decidevano al chiuso delle segreterie. Ma il solco tracciato con la discesa in campo è rimasto e rimarrà, perché se come recita l’articolo uno della Costituzione il popolo è sovrano, dev’essere il popolo a decidere da chi farsi governare. Quando Giorgia Meloni ha vinto le elezioni, ha preso l’impegno di attuare il presidenzialismo o il premierato, cioè di restituire agli italiani l’ultima parola, quella che in tanti provano a togliere loro. Beh, se terrà fede al proposito, sarà una vittoria postuma di Berlusconi, un modo per onorarne la memoria, per segnare che dalla sua stagione non si torna indietro. In molti oggi temono il fuggi fuggi degli onorevoli di Forza Italia verso altri lidi e qualcuno l’Opa di Matteo Renzi sul partito. Premesso che non sono certo che il popolo di Berlusconi ami alla follia l’uomo che dopo aver sottoscritto il patto del Nazareno con il Cavaliere lo stracciò per portare Mattarella sul Colle, io non ho alcuna preoccupazione per quanto riguarda il destino di Forza Italia, perché penso che le idee che il Cavaliere portò trent’anni fa in politica oggi siano patrimonio di tutto il centrodestra. Che a rappresentarle sia Fratelli d’Italia, la Lega o Forza Italia poco importa. Se oggi il centrodestra è maggioranza è perché tutti i partiti che lo compongono e i leader che lo guidano pensano che il programma per far risorgere questo Paese debba partire dalla riduzione delle tasse, da uno stato più snello ed efficiente, da una maggior sicurezza nelle città, dagli investimenti nelle opere pubbliche, da un argine all’immigrazione irregolare, da una giustizia più giusta e meno manettara. In altre parole, dalla rivoluzione liberale che il Cavaliere cavalcò trent’anni fa. Ecco perché Berlusconi ha vinto. Contro di lui si è schierato l’esercito dei poteri forti, quello della magistratura e della sinistra. Hanno provato a sconfiggerlo in ogni modo, prima con la gioiosa macchina da guerra, poi tentando di levargli una rete e la banca, quindi mettendo in campo l’odiosa macchina dell’ingiustizia, infine cacciandolo dal Parlamento e infliggendogli l’umiliazione dei servizi sociali. Io ricordo quando doveva rincasare come Cenerentola, ma sarebbe meglio dire come un delinquente, prima di mezzanotte, perché le forze dell’ordine passavano ogni sera ad accertarsi che lui fosse rinchiuso in casa. Tuttavia, nonostante per trent’anni gli sia stata intentata una guerra senza quartiere, Berlusconi ha vinto. Dieci anni dopo essere stato cacciato dal Senato vi ha fatto ritorno, ma soprattutto ha fatto ritorno a Palazzo Chigi un governo di centrodestra e questa è stata la sua miglior rivincita. È vero, morto Silvio non ce ne sarà un altro, anche perché parte di lui è rimasta e, grazie al cielo, rimarrà negli anni a venire. Berlusconi ha lasciato un patrimonio e non alludo a Mediaset e alle molte proprietà del suo impero, che andranno ai figli. Penso all’eredità politica, che è un lascito ancor più grande e che credo dovrà essere ben amministrata da chi è chiamato a prendere il suo posto. Un impegno di cui mi auguro che Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani siano ben consapevoli.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Charlie Kirk con la moglie Erika Frantzve (Getty Images)