2021-01-10
Governo in fuga dal caso Open Arms. E l’accusa dà i numeri sui migranti
Matteo Salvini e Giulia Bongiorno (Ansa)
Matteo Salvini alla sbarra a Palermo: «Clandestini spariti nel nulla, io trattato da mafioso». Giulia Bongiorno chiama in causa Danilo Toninelli, i pm pasticciano sulla quantità dei profughi a bordo. Alla fine, udienza rinviata al 20 marzo.Manca solo l'intercettazione di Luca Palamara, quella del «Salvini ha ragione ma va attaccato». Tutto il resto ci sta dentro la grande aula bunker dell'Ucciardone a Palermo, luogo prediletto per i dibattimenti di mafia, dove il capo dell'opposizione italiana sfila in modalità imputato in un contesto processuale da Turchia di Recep Erdogan. Ci sono i magistrati (con in testa il procuratore capo, Francesco Lo Voi) che lo accusano di sequestro di persona per il divieto di sbarco della nave Ong Open Arms, ci sono sette migranti che chiedono risarcimento per le vicende del luglio 2019, ci sono le 18 variopinte parti civili (dall'associazione Giuristi democratici a Legambiente). Il cupo parallelepipedo è attraversato anche dai fantasmi di Giuseppe Conte e Danilo Toninelli, convitati di pietra in perenne fuga dalle eventuali responsabilità politiche condivise.È il processo fotocopia della nave Gregoretti a Catania con un po' di confusione in più. Non c'è niente di preciso, neppure il numero dei disperati sulla barca spagnola: secondo l'accusa sarebbero stati 107, poi corretti in 147, ma il natante era omologato per 19. C'erano a bordo 27 minori e uno dei capisaldi dei pm per circoscrivere le responsabilità all'ex ministro dell'Interno è contenuto in due lettere di Conte in cui sollecita il loro sbarco. Effettivamente i minorenni furono condotti a terra, a conferma della ulteriore sintonia istituzionale fra Viminale e Palazzo Chigi. Allora Salvini commentò: «Prendo atto che disponi che vengano sbarcati i presunti minori e darò mio malgrado disposizioni in tal senso». Per poi aggiungere su Twitter: «Mi riferiscono da Lampedusa che già otto di loro si sono dichiarati maggiorenni. Vedremo gli altri».Il leader della Lega si presenta in aula con l'avvocato Giulia Bongiorno, che conosce ogni centimetro di quel luogo simbolico dove a fine anni Novanta fu protagonista dell'assoluzione del secolo, quella di Giulio Andreotti dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Salvini indossa una mascherina che sembra realizzata apposta per far venire la bava alla bocca alla sinistra: sopra c'è l'immagine di Paolo Borsellino. E subito, a orologeria, Pd e grillini gli intimano: «Non deve strumentalizzare il giudice». Lui non si abbassa il dispositivo di protezione anti Covid e in una pausa dell'udienza spiega: «Ho appreso che due dei migranti che avrei sequestrato sono adesso in carcere, a Ragusa e a Caltanissetta, vedremo per quale motivo. Altri 44 sono spariti, andati non sappiamo dove. E io, che ho solo difeso i confini e la legge, mi ritrovo oggi imputato, nell'aula dove si tenne il maxiprocesso per mafia. Lo trovo alquanto singolare».L'unico sussulto in aula avviene quando l'avvocato Bongiorno produce alcuni documenti da allegare agli atti; si tratta di dichiarazioni e tweet dell'allora ministro dei Trasporti, Toninelli, e del diario di bordo della Open Arms. Sottolinea Bongiorno: «Non fu una scelta del ministro dell'Interno ma dell'intero esecutivo». Del resto la linea politica era determinata dal contratto di governo, vero e proprio decalogo del Conte 1. Allora il giudice per le indagini preliminari Lorenzo Jannelli, che dovrà decidere se prosciogliere o rinviare a giudizio Salvini, chiede di acquisire copia anche del contratto di governo firmato da Lega e Movimento 5 stelle. Per allegare il documento e per nominare un perito che traduca dallo spagnolo il diario di bordo, l'udienza è rimandata al 14 gennaio. Ma solo in quella del 20 marzo si entrerà nel merito dei fatti. La difesa punta a sovrapporre la vicenda a quella della nave Gregoretti a Catania, dove lo stesso pm Andrea Bonomo ha chiesto il proscioglimento per l'ex ministro. E a mettere in luce il comportamento opaco del comandante della Open Arms, Marc Reig Creus, e della responsabile di missione, l'attivista Ana Isabel Montes Mier. Domanda chiave: perché dopo l'operazione in acque libiche hanno preferito rimanere in mezzo al Mediterraneo per settimane invece che accettare l'aiuto di Malta e della Spagna? Va ricordato che i due responsabili rifiutarono l'offerta de La Valletta di far sbarcare parte degli immigrati (per una nave omologata per 19 con 147 naufraghi a bordo il diniego resta un mistero), poi dissero no al via libera da parte di Madrid e si opposero all'offerta di essere accompagnati verso le coste iberiche da una nave italiana che avrebbe garantito una suddivisione degli imbarcati e una navigazione tranquilla. Infine, nonostante sapessero che stava arrivando in loro soccorso la nave spagnola Audaz, preferirono bruciare intere giornate davanti alle coste italiane. Italia, solo Italia per provocazione e per non perdere una rendita di posizione cara alla sinistra della falsa compassione. Salvini spiega così la sua posizione: «L'Italia non aveva alcuna competenza e alcun obbligo in riferimento ai salvataggi della nave spagnola Open Arms, in quanto avvenuti fuori dalle aree di sua pertinenza». Ora il nostro Paese è considerato il ventre molle delle migrazioni dalla Libia. Secondo Frontex, l'agenzia europea sulle frontiere, nel 2020 gli arrivi illegali sono diminuiti del 13%, ma sono triplicati quelli verso l'Italia. «Il numero di arrivi irregolari nel Mediterraneo centrale è arrivato a 36.600 e quella italiana è la rotta più attiva in Europa». Una disfatta targata Luciana Lamorgese. L'udienza è aggiornata. Fuori il gelo, il disinteresse e solo tre perditempo del movimento antirazzista con lo striscione «Processo all'odio». Dentro, la pittoresca passerella delle più singolari parti civili che si preparano allo show della vita. Ci sono l'Arci Sicilia e la Mediterranea Saving Humans dell'ex tuta bianca Luca Casarini, l'associazione Cittadinanza Attiva, l'ong Ciss di Palermo («Sosteniamo i Sud del mondo»). Su tutti svetta l'Asgi, associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, che nel 2018 ricevette un finanziamento di 385.000 dollari da Open Society foundation di George Soros e in passato ha pubblicato la rivista Diritto immigrazione e cittadinanza in collaborazione con l'ala sinistra dei pm, Magistratura democratica. L'ultimo presepe è sempre il più suggestivo.