2022-07-30
Gli utili di Eni volano. Trovati giacimenti negli Emirati Arabi e in Costa d’Avorio
Scoperte nuove riserve di gas offshore. L’inflazione spinge i guadagni a 7,39 miliardi contro gli 1,103 di un anno fa.Il primo semestre 2022 per Eni è un periodo da incorniciare. In primis, per i nuovi giacimenti che il Cane a sei zampe ha trovato, e poi per i numeri da capogiro che il gruppo guidato da Claudio Descalzi ha messo a segno. Una buona notizia anche per gli italiani, visto che il 30% del gruppo è a controllo pubblico e che le cedole in parte finiranno nelle tasche dello Stato. Sul fronte del gas, il gruppo ha annunciato una importante scoperta di gas nel suo primo pozzo esplorativo denominato Xf-002, nel Blocco 2 offshore di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, con risorse addizionali scoperte tra 1 e 1,5 trilioni di piedi cubi di gas, rinvenute su un obiettivo più profondo. La scoperta segue quella in livelli più superficiali dello stesso pozzo. Il gas totale nei due livelli è tra i 2,5 e 3,5 trilioni di piedi cubi. Inoltre, il gruppo ha da poco perforato con successo il pozzo Baleine East 1x, il primo pozzo di esplorazione nel blocco CI-802 e la seconda scoperta sulla struttura Baleine, nell’offshore della Costa d’Avorio. I risultati molto incoraggianti hanno permesso di aumentare del 25% i volumi di idrocarburi del campo di Baleine, che sono ora stimati in 2,5 miliardi di barili di olio e 3,3 trilioni di piedi cubi di gas associato. Il pozzo ha raggiunto la profondità finale di 3.165 metri, in una profondità d’acqua di circa 1.150 metri. Baleine East 1x si trova a circa 5 chilometri a Est del pozzo di scoperta Baleine 1X, nel vicino blocco Baleine CI-101, e rappresenta la prima scoperta commerciale nel blocco CI-802 che conferma l’estensione del campo di Baleine.Il gruppo ha anche chiuso la prima metà dell’anno con un utile di 7,39 miliardi, in netto aumento rispetto agli 1,103 miliardi dello stesso periodo del 2021. Ebit e utile netto dei primi sei mesi dell’anno salgono rispettivamente a 11 e 7 miliardi di euro. Anche il secondo trimestre ha dato soddisfazione agli azionisti con un utile netto di 3,81 miliardi (929 milioni nello stesso periodo del 2021). Il risultato ante imposte si è fermato a 5,8 miliardi di euro, in aumento del 13% rispetto al primo trimestre dell’anno e in rialzo del 180% rispetto all’anno precedente. A fare la parte del leone è stata proprio la parte di esplorazione e produzioni (4,87 miliardi) e del refining & marketing (1,1 miliardi). «I solidi risultati conseguiti e l’aggiornamento delle nostre previsioni sul mercato di riferimento ci consentono di migliorare la remunerazione degli azionisti aumentando il programma 2022 di acquisto di azioni proprie a 2,4 miliardi», ha detto Descalzi commentando i risultati del secondo trimestre e del primo semestre del gruppo. «In un contesto di incertezza e volatilità dei mercati, ci siamo attivati rapidamente per garantire nuovi flussi di approvvigionamento», ha continuato. «In Italia, ci siamo proattivamente impegnati nella ricostituzione degli stoccaggi di gas in previsione della prossima stagione invernale e le nostre raffinerie hanno aumentato significativamente i tassi di lavorazione per garantire un adeguato flusso di prodotti petroliferi per soddisfare la richiesta di mercato». D’altronde, Eni ha realizzato questi numeri grazie agli aumenti straordinari di gas e petrolio, che pesano sulle tasche dei consumatori ma che almeno in parte rientreranno nelle casse pubbliche attraverso le cedole della partecipata statale. In particolare, i conti del primo semestre si sono basati su una quotazione media di petrolio Brent di 113,7 dollari (+65% rispetto al 2021). Lo stesso vale per il gas, con valori quasi quadruplicati fino a superare i 1.000 euro per mille metri cubi.Sul fronte dei dividendi, nel 2021 è stato pagata una cedola di 0,43 euro per azione per un totale di 1,52 miliardi. Un terzo circa di questo ammontare finirà nelle casse dello Stato. La prima rata 2022, in pagamento a settembre, sarà di 0,22 euro. Inoltre, a causa della revisione dello scenario di prezzo per il Brent, previsto a 105 dollari al barile per l’intero 2022, nonché degli effetti dell’apprezzamento del dollaro e dei più robusti flussi di cassa, il programma di acquisto di azioni proprie è stato aumentato da 1,3 a 2,4 miliardi di euro.Descalzi ha anche sottolineato l’impegno nel cercare nuove forniture. «In un contesto di incertezza e volatilità dei mercati, ci siamo attivati rapidamente per garantire nuovi flussi di approvvigionamento. Dopo gli accordi sulle forniture di gas con i nostri partner in Algeria, Congo ed Egitto nella prima parte dell’anno, a giugno Eni è entrata nel progetto North Field East in Qatar, il più grande sviluppo di Gnl al mondo. In Africa orientale, abbiamo avviato la produzione di gas del progetto Coral South Flng operato da Eni, il primo a valorizzare il grande potenziale del Mozambico».Anche in tema di stoccaggio Descalzi ha ricordato che il gruppo si è «proattivamente impegnato nella ricostituzione degli stoccaggi di gas in previsione della prossima stagione invernale».