2021-03-23
Gli Usa rilanciano l'intesa con l'India
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Lloyd Austin e il ministro della Difesa indiano Rajnath Singh (Ansa)
Si è conclusa pochi giorni fa la visita del segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, in India. Si tratta del primo alto esponente dell'amministrazione di Joe Biden ad essersi ufficialmente recato nel Paese: segno di come il nuovo presidente americano abbia intenzione di rilanciare l'intesa con Nuova Delhi. Una mossa in funzione anticinese (ma anche antirussa). In occasione di questo viaggio, Stati Uniti e India si sono non a caso impegnati ad estendere il loro impegno militare, per arginare la crescente ascesa della Cina nell'Indo-Pacifico. Austin, e il Ministro della Difesa indiano, Rajnath Singh, hanno infatti deciso di rafforzare non soltanto la cooperazione in materia di Difesa, ma anche la condivisione di informazioni e la logistica. "L'India è un partner sempre più importante nelle dinamiche internazionali in rapido mutamento. Riaffermo il nostro impegno per un partenariato di difesa globale e lungimirante con l'India come pilastro centrale del nostro approccio alla regione indo-pacifica", ha affermato il capo del Pentagono. Austin era del resto arrivato a Nuova Delhi venerdì scorso, dove aveva avuto modo di incontrare il primo ministro indiano, Narendra Modi, e il consigliere per la sicurezza nazionale, Ajit Doval. In questo quadro, stando a un comunicato dell'ufficio del primo ministro, Modi aveva "delineato la sua visione per il partenariato strategico tra i due Paesi e aveva sottolineato l'importante ruolo della cooperazione di difesa bilaterale nei rapporti India-Stati Uniti". Un viaggio che intensifica dunque i rapporti tra Washington e Nuova Delhi e che, in tal senso, non sembra preludere a sconfessioni della linea che fu di Donald Trump. Secondo quanto riportato da Abc News, nel 2019 le due nazioni avevano infatti concluso accordi nel settore della Difesa per un valore di oltre 3 miliardi di dollari, mentre il commercio bilaterale –sempre per la Difesa– è aumentato da quasi zero nel 2008 a circa 15 miliardi di dollari nel 2019.La visita di Austin mira evidentemente a consolidare il cosiddetto "Quad": il quartetto, cioè, di nazioni indo-pacifiche (Stati Uniti, India, Australia e Giappone) che punta principalmente a contenere l'influenza di Pechino nella regione su svariati fronti: dal Mar cinese meridionale ai confini contesi con l'India, passando dallo spinoso dossier Taiwan. Non a caso, il viaggio indiano del segretario alla Difesa si è inserito in una fitta rete di incontri. Non solo, venerdì stesso, Austin aveva avuto una conversazione telefonica con il suo omologo australiano, Marise Payne (una conversazione in cui il capo del Pentagono aveva "espresso apprezzamento per la continua collaborazione dell'Australia nel sostenere un Indo-Pacifico libero e aperto)".Ma, nei giorni immediatamente precedenti, Austin aveva anche accompagnato il segretario di Stato americano, Tony Blinken, in un viaggio ufficiale a Tokyo e a Seul. E' inoltre da sottolineare come la visita indiana del capo del Pentagono sia iniziata quasi nelle stesse ore dei (tesissimi) colloqui sino-americani tenutisi ad Anchorage (in Alaska): il che evidenzia ancora di più la natura (principalmente) anticinese del viaggio di Austin. Washington ha del resto bisogno di alleati regionali per contenere Pechino, mentre Nuova Delhi vuole tutelarsi dall'aggressività del Dragone. Per quanto la situazione al confine sia di recente divenuta (parzialmente) meno tesa, India e Cina restano serrate concorrenti sul piano dell'influenza sull'Indo-Pacifico e sull'Asia Centrale (soprattutto in termini di infrastrutture e diplomazia vaccinale). Ciononostante il viaggio indiano di Austin non è stato effettuato in funzione esclusivamente anticinese. Durante la sua permanenza a Nuova Delhi, il capo del Pentagono ha chiesto infatti rassicurazioni (non senza un lieve cenno di minaccia) del fatto che l'India non prosegua nell'acquisto del sistema missilistico russo S-400. "Sicuramente esortiamo tutti i nostri alleati, i nostri partner ad abbandonare le attrezzature russe ... ed evitare davvero qualsiasi tipo di acquisizione che innescherebbe sanzioni per nostro conto", ha detto il segretario alla Difesa ai giornalisti a Nuova Delhi. Ricordiamo che, come sottolineato da Reuters, l'India abbia effettuato un pagamento iniziale di 800 milioni di dollari nel 2019 per l'acquisto del sistema e che il primo set di batterie missilistiche risulti previsto per arrivare entro la fine dell'anno. Che Austin avrebbe battuto su questo tasto era chiaro da tempo. Tuttavia, il fatto che tale pressione sia giunta negli stessi giorni della crisi tra Washington e Mosca fa assumere alla questione un significato indubbiamente più profondo. C'è tuttavia da chiedersi quanto senso abbia cercare di allontanare in questo modo Nuova Delhi da Mosca, visto che la vendita del sistema S-400 non viene troppo benvista da Pechino. Un fattore, quest'ultimo, su cui Washington avrebbe potuto far leva, per cercare di sganciare (almeno in parte) la Russia dalla Cina. Un ultimo punto problematico per quanto riguarda la convergenza tra Washington e Nuova Delhi è quello inerente ai diritti umani. Una parte della sinistra americana non nutre eccessiva simpatia per Modi, considerato un leader autoritario e non in linea con gli standard delle democrazie occidentali. È d'altronde in tal senso che il senatore dem, Bob Menendez, aveva esplicitamente chiesto ad Austin di porre sul tavolo, nel suo viaggio indiano, il tema della democrazia e dei diritti umani. L'asse con il premier indiano rischia quindi di creare turbolenze a Biden in seno al suo stesso partito.
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