
Dopo le lodi del Papa al mattone di Gianni Vattimo, vediamo quali volumi si potrebbero accatastare sul comodino di Francesco.Italiani popolo di santi, poeti e navigatori. Ma non di lettori è cosa risaputa. Eccetto l'estate. Infatti sotto l'ombrellone gli italiani riscoprono il libro che spesso gareggia fin quasi con il sudoku e le formine di sabbia. Quest'anno poi a risollevare gli editori, ancora mogi per la non assegnazione del Nobel alla letteratura con annesso giro d'affari, è giunto un aiuto davvero provvidenziale, quello di papa Bergoglio.Da quando Gianni Vattimo, perso sulla via di Damasco, ha inviato a Sua Santità una copia del suo ultimo libro sull'essere (un mattone dal titolo sbarazzino di Essere e dintorni), ricevendone in cambio una telefonata di lodi - onore che Vattimo divide solo con Bruno Vespa - gli editori hanno subodorato il recensore e influencer perfetto, perciò da allora intasano con le loro novità la Santa Sede, sperando di poter apporre sopra una fascetta «letto e approvato da papa Bergoglio», sorta di moderno e più redditizio imprimatur.Sicché quest'estate papa Francesco ne avrà di libri sul suo augusto comò; dopotutto è anche una forma di contrappasso visto che lui per primo subissa gli scaffali delle librerie. Finora i volumi estivi che più avrebbero colpito Sua Santità sono: Casi umani di Selvaggia Lucarelli, diario ed elenco degli uomini con cui l'autrice è andata per dimenticare un amore vero (l'amore era grande e quindi è grande pure l'elenco); in Francia già pensano di tradurlo con il titolo di Bonjour finesse.Clandestino. La caccia è aperta di Furio Colombo, d'acchito Bergoglio pensava fosse la sua storia in Vaticano, cronistoria del suo papato, quando poi ha capito che è una difesa a spada tratta dei migranti, l'ha subito chiuso ché quella litania l'ha inventata lui per primo. Suca - 40 parolacce da colorare con unicorni bastardi, si sa che Bergoglio adora svecchiare formule e rituali, perciò ben venga questo testo di nuova pedagogia dell'editore Salani ormai stufo del troppo compito Pinocchio e della troppo vestita Fata turchina. C'era una volta la Rivoluzione. Il Sessantotto e i dieci anni che sconvolsero il mondo di Jacopo Fo, tra la gragnuola di lacrimosi amarcord per i 50 anni della rivoluzione fallita (solo la rivoluzione ché oggi quei rivoluzionari - Fo incluso - sono tutti ben sistemati), Bergoglio ha scelto questo titolo perché a pagine è il più sottile. Ci sono poi alcuni libri di esponenti della sinistra italiana, la quale vede ormai in papa Francesco non più un pericoloso pusher di oppiacei per i popoli, ma l'unico faro della sinistra mondiale. Ecco quindi In viaggio di Gianni Cuperlo, il quale ogni sei mesi gode masochisticamente a redigere un esiziale bollettino medico della sinistra; qui a viaggiare non è lui ma il solito Pd ormai ridotto a Ebreo errante della politica. Harambee! di Matteo Richetti, questo titolo anche se un po' datato è subito piaciuto a Bergoglio per via dell'assonanza con il romanesco «embè» (parola pare tra le più usate da Sua Santità negli appartamenti pontifici); in vista del prossimo congresso piddino il nuovo Matteo della sinistra italiana ha bisogno di qualsiasi spinta, persino celestiale, per sbaragliare l'avversario Nicola Zingaretti, il quale può già contare sull'effetto nazionalpopolare di Andrea Camilleri, infatti pare che il discorso di Zingaretti al congresso si ridurrà tutto a un incazzoso: «Montalbano sono».Alla fine, per rifarsi la bocca dopo questa gran scorpacciata di novità librarie (in verità più simili a bazzoffie che a sode scritture), Bergoglio è ritornato al suo classico del cuore, anteposto ai Fioretti di san Francesco e forse persino ai Vangeli, l'unico per il quale scriverebbe una prefazione davvero sentita, cioè l'Oracolo manuale e arte di prudenza di Baltasar Gracián. Più che al Poverello d'Assisi e ai suoi fioretti, Bergoglio pare infatti rifarsi alle massime del suo celebre confratello spagnolo nella Compagnia di Gesù. In quel capolavoro di machiavellismo del Siglo de oro, Gracián sembra quasi anticipare alla lettera le azioni di Bergoglio: «Essere senza macchia … innamorare la gente … cifrare gli scopi … guadagnare il nome di pio … non essere inaccessibile … dare valore alle proprie cose … non mostrarsi cerimonioso … sapersi adattare … valersi della novità … tenere viva l'attenzione». E infine l'ultima massima, la più importante, perché rivelatrice di tutto il papato di Bergoglio: «In una parola, santo». Francesco appunto.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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2025-09-17
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