2021-03-09
Gli scafisti picchiavano i migranti e gli attivisti delle Ong li coprivano
Spuntano le foto, risalenti al 2017, di un trafficante che pesta i clandestini davanti ai militanti delle Onlus. Ma il capitano della Vos Hestia si rifiutava di denunciarlo alle autorità: «Io non sono qui per fare la spia»Le immagini sono state scattate di nascosto da un agente sotto copertura che si era finto volontario. Si vede uno scafista che prende a colpi di cinghia i migranti davanti ad alcuni operatori della nave Vos Hestia dell'organizzazione Save the children. Altre foto sorprendono il trafficante di uomini che impugna un tubo di ferro giallo mentre un giovane si ripara il volto, poi mentre il malavitoso sale a bordo della nave della Ong, e infine mentre gironzola senza pensieri per il porto di Reggio Calabria. Nessuno l'ha denunciato, a partire dai testimoni oculari delle violenze compiute sui disperati. In altri scatti appaiono tre scafisti che si avvicinano ai volontari, smontano il motore del gommone dei migranti e se ne vanno; altri ancora su un gommone affiancano la Vos Hestia preannunciando l'arrivo di un carico di naufraghi. E addirittura viene immortalato un volontario di un'altra nave, la Iuventa (la prima imbarcazione umanitaria sequestrata, nel 2017), che riporta verso le coste libiche tre barchini. Non sia mai che gli scafisti debbano interrompere la loro lucrosa attività perché mancano i taxi del mare.Le foto sono la base delle accuse rivolte dalla Procura della Repubblica di Trapani contro le Ong. Addebiti gravissimi per quella che dovrebbe essere un'organizzazione priva di lucro e ricca di bontà: a comandanti e capi missione anche della nave di Medici senza frontiere sono contestati i reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e falso. Il comandante di Vox Hestia, Marco Amato, era pure stato intercettato. La linea che aveva imposto era quella di non aiutare gli inquirenti: «A bordo ho altri ruoli e non quello di fare la spia o l'investigatore», aveva urlato Amato a un collaboratore. E su chiunque sgarrasse piovevano minacce: «Appena torna lo scemo vedo cosa vuole fare, altrimenti lo mando a fare in c…». Lo «scemo» sarebbe un marinaio che aveva indicato alla polizia due scafisti. Una volta attraccata la nave in porto, la consegna restava quella del silenzio. Era vietato segnalare alle forze dell'ordine i nomi e i volti dei trafficanti di uomini. «È evidente che Amato fosse a conoscenza di quanto commesso in pregiudizio dei migranti, ma nessuna segnalazione è stata fatta alle autorità di polizia presenti allo sbarco, né sui giornali di bordo», è scritto nella relazione mandata alla Procura dallo Sco (Servizio centrale operativo) e controfirmata dalla Guardia costiera. Immagini e intercettazioni sono contenute nel fascicolo dell'indagine chiusa nei giorni scorsi nei confronti di 21 persone che operarono tra il 2016 e il 2017 su tre navi, la Vos Hestia, la Vos Prudence e la Iuventa, che le Ong avevano preso in affitto per trasformarle in taxi del mare. I pubblici ministeri sono pronti a chiedere il processo per 21 persone. Anche se risalgono al 2017, le foto sono saltate fuori ieri sulle pagine di Repubblica. E cancellano il ritratto zuccheroso delle Ong preoccupate soltanto di salvare vite umane: con gli schiavisti libici esistevano accordi, complicità, silenzi, intese per aggirare la legge. Il meccanismo è stato confermato dal ministro Luciana Lamorgese nella deposizione resa al processo di Catania contro Matteo Salvini: le navi delle Ong si piazzavano al limite delle acque libiche, recuperavano i migranti e poi, per ottimizzare le spese, aspettavano altri carichi per ripartire alla volta dell'Italia con il pieno di disperati e fare pressioni per ottenere un porto sicuro di sbarco. Il Viminale sapeva ma non denunciava: la stessa Lamorgese ha confermato queste operazioni non in una dichiarazione pubblica ma in una deposizione in tribunale.Di fatto, le parole del ministro avvalorano l'accusa formulata dai pm di Trapani Brunella Sardoni e Giulia Mucaria: le Ong si davano appuntamento in mare con gli scafisti per recuperare i migranti. I capi missione delle navi di Save the children e Medici senza frontiere operavano non tanto a beneficio dei migranti, ma «nell'interesse e a vantaggio delle Ong, che così ottenevano maggiore visibilità pubblica e mediatica con conseguente incremento della partecipazione - anche economica - dei propri sostenitori». In questo modo le Ong conquistavano adepti danarosi alla causa del salvataggio. L'inchiesta romana di Mafia capitale lo aveva già fatto capire: la tratta dei migranti è un business enorme. La settimana scorsa si è saputo che l'organizzazione «umanitaria» degli ex autonomi Luca Casarini e Beppe Caccia ha ricevuto 4.600 euro per ognuno dei 27 migranti trasbordati dalla Maersk Etienne alla Mare Ionio lo scorso 20 agosto: in totale 125.000 euro incassati dalla Ong Mediterranea saving humans. Lo dicono i pm della Procura di Ragusa. «Un accordo di natura commerciale» in piena regola, scrive il procuratore, non certo un gesto generoso di aiuto caritatevole, per di più camuffato da un'inesistente emergenza sanitaria attestata da presunti soccorritori imbarcatisi illegittimamente. Ma complicità, accordi commerciali, omertà per nascondere la volontà di scaricare in Italia il maggior numero di fuggitivi anche a costo di aggirare o violare la legge.