2022-03-11
Gli invisibili: il vero obiettivo del lasciapassare verde è l’esclusione sociale di chi non cede
Hanno tolto loro diritti e servizi in modo arbitrario. Sono diventati capri espiatori senza alcun fondamento scientifico. Vengono dileggiati, mostrificati o ignorati dall'opinione pubblica. Di fatto, sono milioni gli "invisibili" che, a prescindere dalla bontà o meno delle loro ragioni, vengono privati del lavoro e non solo in virtù di provvedimenti spericolati e quasi unici nelle democrazie occidentali. Vogliamo raccontare - anche - le loro storie. Scriveteci a invisibili@laverita.infoLa dermatologa si è rifiutata di farmi una visitaVorrei fare una denuncia. Il giorno 3 gennaio 2022 alle ore 16.20 mi presento in studio all’appuntamento per una visita privata con la dermatologa a cui mi rivolgo da 30 anni. Faccio presente che mi sottopongo a visite dermatologiche ogni sei mesi circa in seguito a un tumore in situ riscontratomi qualche anno fa. Alle ore 17.28, con un’ora (come consuetudine, ed è andata pure bene) di ritardo, la dottoressa mi fa entrare nel suo studio. La prima domanda che mi rivolge è: «Lei è vaccinato?». Alla mia risposta negativa, si rifiuta di visitarmi. La motivazione è il rispetto per gli altri pazienti. Rispetto, parola grossa quando in 30 anni non ha mai rispettato l’orario di un appuntamento. Rispetto per gli altri? Ancora si gioca sull’equazione non vaccinato uguale untore. Vergogna!Luigi SegattoMi hanno costretta a chiudere la mia attivitàA 57 anni sono riuscita a coronare il sogno di aprire un’attività, ma purtroppo in tempo di pandemia. Ho aperto il 06 settembre 2020 dopo aver seguito il cantiere per il restauro dei magazzini presi in affitto. Inutile dire gli sforzi, l’impegno e le responsabilità di cui mi sono fatta carico perché ora sono felice e orgogliosa. Ho perso la mia mamma dopo un lungo periodo di coma. Ero già molto provata dalla vita quando è arrivata la pandemia. Ho voluto guardare avanti e ho deciso di realizzare il mio sogno nel cassetto coinvolgendo mia sorella. Siamo orgogliose e piene di buona volontà nonostante l’età. Vengo al sodo: dal 15 febbraio ho dovuto chiudere perché lo Stato non mi permette di lavorare in quanto ultra cinquantenne non vaccinata. Motivo della decisione di non vaccinarmi? Troppe brutte cose ho visto fare a medici e infermieri sul corpo di mia mamma.Abbiamo lavorato per mesi facendo ben otto tamponi la settimana in due, un salasso. Sempre negative. Praticamente il costo di un altro affitto. La nostra attività è l’unica fonte di guadagno per noi, l’unica. Sto producendo solo debiti. Ero in linea con i pagamenti, non è poco per un’attività con poco più di un anno di vita. Ora sono alla canna del gas. Temo che se dovessi riaprire, oltre ad andare incontro alle sanzioni, le autorità preposte possano chiudere l’attività, se non addirittura sequestrarla. Sarebbe un altro disastro, dovrei anche pagare un avvocato. Questo mese ho dovuto telefonare ai proprietari degli immobili e dir loro che sono in difficoltà. È la prima volta nella mia vita che ho dovuto scegliere se mangiare o pagare. Può il governo del mio Paese spingermi a decidere in un’ultima analisi di andare a vivere altrove?Monica PerniciaroLa burocrazia è peggio della malattiaSono un’invisibile, ma nel vero senso della parola. Ho avuto il Covid, ma per la Sanità da dieci mesi sono invisibile. Ad aprile del 2021 ho partecipato a un pranzo dove il giorno dopo ho saputo essere stata presente una persona positiva. Così dopo tre giorni sono andata in farmacia a fare un tampone rapido. Positiva. Sono rientrata a casa e mi sono messa in isolamento. La mia Asl è quella di Pietrasanta. Il giorno dopo il tampone mi arriva la mail della segnalazione della mia positività all’Azienda sanitaria toscana Intanto arriva anche la febbre e la tosse aumenta. Per fortuna il mio corpo reagisce bene e dopo una settimana i sintomi cominciano ad attenuarsi. Nel frattempo la Asl non si fa viva ma in quel momento non ci penso, sono altri i miei pensieri… Sola con il Covid con l’unica compagnia dell’infernale saturimetro a cui era affidata la mia vita perché nessun medico veniva a visitarmi. Dopo un’altra settimana torno a fare il molecolare ed è negativo. Sono guarita dalla malattia ma non dalla burocrazia! Poiché è giugno e c’è la campagna vaccinale in corso vado dalla mia Asl di competenza a richiedere il certificato di guarigione. Risposta: «Noi non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione. Lei non ci risulta come malata». Mostro tutti i miei fogli, ma vengo rimpallate tra dirigenti sanitari e addetti senza ottenere niente. Vado dal medico di base, che non mi conosce perché nel frattempo il precedente è andato in pensione, e mi dice che se voglio il pass posso tranquillamente fare le due dosi di vaccino. Alla mia replica che i guariti ne devono fare solo una e dopo nove mesi, mi viene risposto che non ci si può far nulla. Quindi o faccio due dosi o niente green pass, che sta diventando in quel periodo sempre più imperante. Ecco qui comincia la mia svolta «no vax». Ho dei diritti e dei certificati che mi danno ragione e quindi non mi vaccino. Tutti i mesi mi faccio un sierologico e ho ancora i miei anticorpi. Alessandra TonelliAlmeno mia figlia ammira il mio coraggioSono una docente di scuola media e da gennaio, dopo 22 anni di lavoro a tempo indeterminato, sono stata sospesa. Certo, questo momento pesa economicamente, poiché ho finanziamenti da pagare e la mia condizione economica è disastrosa. Il peso, però, diventa, con il passare dei giorni che scorrono uguali, un peso di natura morale. Ho lasciato in lacrime i miei alunni e ora ci sono troppi silenzi e troppi giudizi. Sì, non sono vaccinata, perché sono allergica a ogni farmaco e non mi è stata data l’opportunità nemmeno di una verifica riguardo il mio stato di salute. Ho messo l’anima nel mio lavoro e anche quando la pandemia avanzava io ero dietro una cattedra, senza tirarmi indietro in nessun modo. So che nessuno mi aiuterà, perché sono invisibile ad amici e parenti, ma non a mia figlia che mi ammira per la mia forza e il mio coraggio. Rosaria AndreozziMi chiedo se è questo il mondo che desideriamoMio figlio, 15 anni, frequenta un corso di atletica leggera presso il centro sportivo di via Gallura a Milano. Il centro, di proprietà del Comune, è affidato in concessione alla società sportiva Forza e coraggio. Secondo le vigenti norme, il green pass non è richiesto (neppure quello base) per gli sport individuali da praticare all’aperto, anche presso circoli o società sportive, come più volte ribadito, anche per iscritto, dal ministero dello Sport e correttamente applicato da innumerevoli associazioni sportive. Tutto chiaro, sembrerebbe… Non fosse che arrivano gli ultras del lasciapassare. Nonostante la norma non lo preveda, dal 10 gennaio viene purtroppo impedito a mio figlio di partecipare agli allenamenti poiché la società sportiva ha deciso unilateralmente di richiedere il green pass (addirittura rafforzato) a tutti gli atleti over 12 per qualunque sport, sia al chiuso sia all’aperto, in evidente contrasto con la legge vigente. La bizzarra motivazione fornita è che il numero di partecipanti al corso di atletica leggera è talmente alto da rendere impossibile garantire la sicurezza di tutti gli atleti.L’esclusione immotivata dal corso e l’allontanamento dai propri compagni ha provocato a mio figlio un forte disagio, ed è evidentemente causa dei danni psicofisici derivanti dall’impossibilità di svolgere un’attività sportiva con i propri pari. Fa impressione e rabbia vedere una società sportiva (che per definizione dovrebbe avere una sensibilità particolare riguardo al benessere psicofisico dei nostri ragazzi) che caccia degli adolescenti senza neppure un minimo di attenzione nel farlo: già il 7 gennaio mio figlio veniva bloccato all’ingresso e, di fronte ai suoi compagni, gli veniva intimato di non presentarsi neppure agli allenamenti della settimana seguente. Fa male anche vedere il silenzio del Comune di Milano, proprietario dell’impianto e dunque, in un certo senso, responsabile di ciò che vi avviene. Il Comune era stato prontamente da me avvisato della situazione, nella persona dell’assessore allo Sport. Anche il sindaco è stato informato con una mia mail. A oggi, non ho avuto alcun concreto riscontro.Mi chiedo se davvero è questa la società che vogliamo: una società che a parole parla di inclusività e rispetto del diverso ma che nei fatti giustifica l’ingiustizia e l’emarginazione.Luca VerdescaLa pandemia finisce. Le restrizioni invece rimangonoHo quasi 53 anni, sono una receptionist alberghiera con anni di esperienza attualmente disoccupata. A marzo 2020 abbiamo dovuto chiudere l’hotel (presso il quale lavoravo con contratto a tempo pieno e indeterminato) perché la clientela se n’era andata in anticipo e ci eravamo svuotati. Da quel momento abbiamo fatto richiesta di cassa integrazione, che a singhiozzo è stata concessa, prolungata e pagata (anche i pagamenti sono andati a singhiozzo, sono sempre arrivati «a babbo morto» rispetto ai mesi di riferimento, poi, man mano che scadeva e veniva prolungata, quei buchi sono rimasti tali, per cui a me e ai miei colleghi manca almeno un mese di stipendio che non verrà mai erogato). Dopo 21 mesi circa di Cig (in cui ho percepito grossomodo 700 euro al mese), prima ci siamo trovati con l’hotel ancora vuoto, poi il mio ex titolare ha trovato modo di affittarlo a lavoratori per lunghi periodi a prezzi stracciati per cercar di pagare almeno le spese, poi a fine novembre 2021 ha chiuso l’attività definitivamente e ci siamo ritrovati in disoccupazione. Ho cercato di resistere e non vaccinarmi. Non mi hanno convinta che fosse cosa buona e giusta, anzi mi hanno messo in testa prima una gran confusione, poi un gran scetticismo, infine una fiducia calante indescrivibile. Sto cercando lavoro da mesi, rispondendo a tutte le offerte. Finora mi ha chiamata solo una grossa ditta che si occupa di sicurezza e controllo di green pass, mi hanno offerto un contratto a tempo pieno su turni anche notturni, con uno stipendio di circa 900 euro, ma con l’obbligo di lasciapassare.Non mi spaventa la multa di 100 euro, ma se dovrò scegliere se stare ancora a casa o lavorare sarò costretta a vaccinarmi controvoglia. Temo sinceramente per la mia salute, un po’ per eventuali danni collaterali (seppur sia sana al momento, potrei avere i problemi che tanti hanno avuto), un po’ perché vedo attorno a me persone con tre dosi risultare positive e qualcuno con sintomi, quindi mi chiedo a cosa servano questi vaccini, e mi fido di chi dice che gli anticorpi naturali siano più efficaci di quelli indotti, senza considerare che a febbraio 2020 sono stata a contatto con un’amica che ha contratto il Covid (prima ancora che si sapesse che circolava un virus nuovo) e probabilmente due anni fa, in quell’occasione, mi sono infettata.Restano il fatto e la mia convinzione che, dopo due anni, la pandemia stia passando, ma le restrizioni assurde restano e uccideranno economicamente il Paese, il nostro Belpaese con le sue infinite risorse e la sua capacità di risollevarsi. Di sanitario non c’è nulla in queste decisioni, hanno solo interesse ad affossarci e a svenderci al miglior (o peggior) offerente e non ne capisco il senso.Anna RosadaSono allergica però l’esenzione è un miraggioSono un soggetto allergico fin dalla nascita. Nel corso del tempo si sono verificati episodi di allergia anche ai farmaci e addirittura, dopo anni, allergie a farmaci che avevo potuto in precedenza utilizzare. Fortunatamente ho trovato, cercando qua e là, varie prescrizioni mediche e l’ufficio cartelle cliniche del Policlinico è riuscito a consegnarmi la relazione di un accesso al pronto soccorso dove risulta che fui inviata, nel 2013, anche nel reparto di oftalmologia per verificare che non ci fossero danni alla vista per quanto erano gonfie anche le mie palpebre. Per questo motivo dal 2013 non faccio più uso di alcun farmaco. Il 30 dicembre il centro vaccinale mi ha inviato al centro vaccinale protetto, dopo sommaria visione della documentazione medica che avevo portato con me. Qualche settimana dopo il centro vaccinale protetto mi ha convocata e mi ha consigliato di effettuare prove allergologiche a eccipienti del vaccino, in particolare polietilenglicole e polifosfati. Così mi sono recata presso il mio medico curante, ho pagato 22 euro di ticket e ho effettuato presso Uod allergologia gli esami al polisorbato e al polietilenglicole, anche attraverso gli aghi intradermici. Il giorno dopo l’esame, per una orticaria dietro il collo, sono rimasta circa otto ore al pronto soccorso e ne sono uscita con diagnosi di «orticaria allergica - diagnosi aggiuntiva - reazione allergica». Dopo aver inviato la documentazione al centro vaccinale protetto, il medesimo mi ha testualmente scritto: «Valuti con il suo curante di effettuare terapia antistaminica alcuni giorni prima della vaccinazione. Ci faccia sapere». Il mio medico, in attestazione che ho inviato al centro vaccinale protetto, ha scritto che in passato ho avuto reazione avverse agli antistaminici e che con buona probabilità la reazione avversa verificatasi il giorno dopo le prove allergologiche era stata dovuta proprio agli eccipienti del vaccino. Il centro vaccinale protetto non ha risposto nulla. A quel punto ho chiesto per iscritto a mezzo email l’esonero, mi sembrava il minimo per tutelare la mia incolumità. Il centro vaccinale protetto mi ha risposto che non toccava a loro, ma al centro vaccinale che mi aveva dichiarato idonea alla vaccinazione. Mi sono allora presentata presso il centro vaccinale con tutta la documentazione, ivi compresa l’attestazione del mio medico curante. Premetto che all’inizio di tutta la vicenda il mio curante non era medico vaccinatore e che correttamente si è limitato a esprimere valutazioni ove richiesto. Il medico vaccinatore, come mi aspettavo, mi ha chiesto come mai l’esonero non lo avesse dato il mio curante. Ho lasciato, come richiestomi, il mio numero di telefono e la documentazione. Il risultato? Qualche giorno dopo mi ha telefonato un medico del reparto di Igiene dicendo che doveva esaminare la situazione come da me richiesto. Adesso mi si chiede di tornare dal mio medico per un’altra prescrizione, per la quale sono convinta che dovrei pagare un altro ticket. Il medico del reparto di igiene al telefono mi ha, comunque, voluta rassicurare: «Nulla le impedisce, eventualmente, di strappare il nostro parere e di chiedere esenzione altrove». Se questi sono molti medici italiani e questa è la tutela della salute, «annamo bene»... Silvia De SantisLa libertà di scelta esiste soltanto a parole Sono una over 50, sospesa dal 15 febbraio. Ho due figlie e sono monoreddito, quindi lo stipendio è essenziale per me e per loro, ma lo Stato mi ha privata del mio lavoro dopo 32 anni, lasciandomi «libera» di scegliere per modo di dire! Il super green pass al lavoro è una follia pura con ripercussioni gravi sul piano sociale ed economico. È così che si tutelano i cittadini tutti e si pensa al loro bene? Mascia Carnelos Dico no al siero perché sono guarito e pieno di anticorpiA marzo 2021 vengo ricoverato con polmonite bilaterale interstiziale da Covid. Sette giorni in ospedale di cui quattro con la mascherina d’ossigeno, tre di osservazione e poi vengo dimesso. Torno negativo e mi concedono un green pass con scadenza il 15 settembre. Il 1° settembre faccio un sierologico e scopro di avere 24 volte la copertura minima di anticorpi: decido quindi di non vaccinarmi (ma non sono un no vax). Il 1° dicembre ripeto il test e scopro di aver perso un po’ di anticorpi ma di averne comunque sempre tanti. Verso il 15 gennaio vengo in contatto con una persona positiva, decido quindi di effettuare un tampone che risulta negativo nonostante avessi notato un mal di testa per me insolito. Non contento il 1° febbraio ripeto il sierologico e con mio stupore scopro che gli anticorpi sono aumentati. Udite udite: ben 80.000. Per finire, il 5 marzo, a distanza di 33 giorni, ripeto il test e sono sempre a 80.000 anticorpi..Gianluca Bonfanti
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)