2024-05-01
Gli europei stanno peggio. Ma per la sinistra il problema è che così votano male
Per il Censis aumentano i cittadini in difficoltà economica Ma guai a dare colpe all’Ue: il problema è solo il sovranismo. Dobbiamo ancora una volta ringraziare Repubblica per averci offerto uno straordinario esempio della mentalità dominante ai vertici dell’Europa, un saggio del più puro pensiero elitario continentale. Il ragionamento prende le mosse dal rapporto del Censis sullo stato dell’Unione europea, dal quale emergono dati sconfortanti. Si scopre ad esempio che il 34% degli elettori europei «hanno visto ridursi i propri livelli reddituali, vivono in province periferiche rispetto agli assi produttivi dell’Europa». Su 233 territori analizzati dagli esperti del Censis nei 27 Stati europei, in 75 dal 2008 al 2024 si è verificata una variazione negativa dei redditi pro capite. In ben 75 zone d’Europa i redditi non hanno mai raggiunto i livelli pre-crisi, ma anzi hanno conosciuto una variazione notevole: -8,1%. Tra le nazioni più colpite ci sono Grecia, Italia e Spagna, e in misura minore Francia, Austria, Ungheria e Belgio. Poi alcuni territori di Germania e Portogallo.Tuttavia la situazione peggiore si registra in Grecia e in Italia: «Se si considerano i 20 territori europei caratterizzati dalle variazioni peggiori, 11 si trovano in Grecia e 7 sono in Italia, in particolare il Lazio (-16% dei redditi pro capite), l’Umbria (-14,7%), la Provincia di Trento (-14,6%) e la Toscana (-14,6%). Di tutti i cittadini europei che hanno sofferto questo declassamento sociale, 4 su 10 sono italiani (il 39,1%). E 6 regioni italiane hanno un Pil pro capite, a parità di potere d’acquisto, ancora inferiore al 75% del Pil pro capite medio dell’Unione». Fin qui un ritratto a tinte più che fosche che è difficile non trovare realistico. Ma eccoci al punto. Di fronte a questi dati quale sarà mai la preoccupazione espressa da Repubblica? Sentiamo: «Un elettore su tre dell’Unione europea arriverà al seggio col “profondo malessere dei perdenti”. Oltre 120 milioni di potenziali votanti sbalestrati dalle crisi degli ultimi tre lustri, con gli stipendi impoveriti, il tenore di vita peggiorato, una sfiducia montante verso l’Europa facile da macchiettizzare a matrigna».Capito l’antifona? Il dramma è che in Europa ci sono parecchi «disagiati» (così li definisce il giornale progressista) i quali soffrono «la bruciante percezione di avere perso posizioni sul terreno del proprio benessere, delle proprie disponibilità economiche e del tenore di vita». La scelta dei termini dice quasi tutto. I cittadini europei, lo certifica il Censis, si sono in effetti impoveriti. Ma la loro resta comunque una «percezione». Ancora una volta, la realtà non è quella che le persone avvertono con gli occhi, con la carne, con il buon senso e la ragione innata. No, la realtà è una costruzione: poiché qualcuno ha deciso che l’Unione europea è di per sé una cosa buona, ecco che quanto di negativo si può pensare nei suoi riguardi deve per forza essere sbagliato. Frutto di una errata percezione. Non è l’Ue a operare male, sono i cittadini a non coglierne le virtù. Il mondo circostante, in buona sostanza, è pura illusione e solo le menti illuminate possono coglierne l’intima verità dopo aver sollevato il velo di Maya. Se i profeti delle antiche religioni spingevano gli adepti al risveglio o al distacco dalle miserie del mondo, ora l’insistenza sull’inconsistenza del reale ha ben altro scopo e ben altra funzione. Serve, nei fatti, per riprogrammare gli elettori, e spingerli a prostrarsi al pensiero predominante, l’unico ritenuto legittimo. Di fronte ai numeri agghiaccianti dell’impoverimento delle classi medie (quelle più danneggiate nell’ultimo ventennio) qual è la preoccupazione dell’élite europeista e dei suoi corifei? Semplice: temono che la cittadinanza si sposti a destra. Repubblica lo scrive chiaramente: «La rabbia dei disagiati d’Europa», titola, «Un voto su tre preda dei sovranisti». Tutto chiaro: il disastro non sta nel fatto che un elettore su tre sia stato colpito da una crisi apparentemente inarrestabile. Ma nella possibilità che questo elettore scelga un partito populista o sovranista.L’elettore in questione potrebbe non recarsi alle urne oppure - come spiega il Censis - andarvi «con un fardello sulle spalle: il percepito tradimento della promessa di miglioramento delle proprie condizioni». Di nuovo la maledetta percezione. Devono essere proprio imbecilli questi europei se davvero non si rendono conto di quanto l’Europa abbia fatto per loro, di quanto li abbia benedetti. Motivo per cui bisogna - come spiega il presidente del Consiglio europeo Charles Michel sempre a Repubblica - «convincere i cittadini della bontà del progetto europeo, della sua necessità». Il tema è sempre lo stesso: «Fermiamo la destra che minaccia gli ideali Ue».Le parole, ancora una volta. Il modo in cui si fa riferimento alla destra è particolarmente suggestivo. Nella realtà, la destra italiana (e non solo) ha stretto ottimi rapporti con le gerarchie europee e di sicuro non ha dimostrato quella carica eversiva che era accusata di avere. Ma non importa: quel che conta è il racconto, la narrazione. E nella narrazione prevalente il Bene sta solo da una parte, cioè a sinistra, e tutto il Male si concentra a destra. Non rileva che i progressisti abbiano scelto negli anni la macelleria sociale, non rileva che la popolazione rigetti alcuni degli ideali imposti dai presunti liberali. La realtà, si diceva, è una costruzione che va smontata e ricostruita a mezzo stampa, un errore da correggere tramite propaganda. Se state male, insomma, è soltanto colpa vostra: non sapete scorgere la bellezza della povertà, ignoranti che non siete altro.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)