2023-02-04
Gli anarchici si «prendono» Milano
Corteo nella zona della stazione centrale, oggi si replica davanti al carcere di Opera. Tensioni pure a Bologna. Roma blindata da stamane per il rischio di nuovi disordini.Come ai vecchi tempi: anarchici in piazza, massima allerta, slogan deliranti, rischio di attentati. Ieri a Milano e Bologna sembrava di essere tornati ai tempi ingloriosi. Si ridestano i mai sopiti bollori antagonisti. Nel capoluogo lombardo, centinaia di persone si sono date appuntamento previo passaparola sui social, soprattutto su Telegram. Solita sbobba: chiedere la liberazione del terrorista Alfredo Cospito, lo scioperante della fame che ha riaperto un lunare dibattito politico sul carcere duro. Alle sei di sera, dunque, presidio nei dintorni della stazione centrale: striscione nero «contro il 41 bis» e usuali rivendicazioni.Il gran finale è atteso però oggi davanti al carcere milanese di Opera, dove il vessillifero è stato trasferito per motivi di salute. Una settimana fa l’analoga contestazione era già finita in sassaiola. Al grido di «Fuori Alfredo dal 41 bis», gli anarchici sono arrivati pure da Torino, dal Veneto e dalla Val di Susa. Decine di agenti in divisa e in borghese sono stati schierati nelle zone più sensibili, anche per il timore di iniziative improvvisate. «Clima ad alto rischio» ammette il sindaco, Giuseppe Sala.A Bologna, sempre a sostegno di Cospito, gli anarchici si sono ritrovati invece davanti al Provveditorato amministrazione penitenziaria dell’Emilia-Romagna. Scrivono gli organizzatori nel volantino: «La vita del nostro compagno Alfredo è sempre di più appesa a un filo. Lo Stato, di conseguenza, risulta «assassino e stragista». Mentre il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è il «boia» che «decide sulle migliaia di persone in nome del profitto». Quale? Boh. Deliri che i ribaldi promettono di reiterare anche nei prossimi giorni. Proprio a Bologna, lo scorso mercoledì è giunta una telefonata anonima al Resto del Carlino: minacciavano un attentato. Prima, era arrivata una lettera contro la premier, Giorgia Meloni, e il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Sono solo sparate ideologiche e propagandiste, con cui la galassia antagonista cerca di ritrovare la perduta influenza? La Digos indaga.Al Viminale, comunque, si preparano al peggio. La lotta contro il 41 bis è diventata un pretesto: riemergono residuati anarcoidi, che fanno proseliti pure nelle scuole e nelle università, come dimostra l’occupazione della Sapienza a Roma. Altre manifestazioni, ulteriori tafferugli, nuovi sabotaggi. Adesso non si esclude nulla. Neppure veri attentati, spesso imprevedibili. Vedi le lettere esplosive, difficilissime da scoprire. Cospito, come dimostra la sua storia criminale, è pur sempre un teorico degli attacchi alle persone.Gli anarchici tornano a manifestare oggi anche nella capitale, dopo gli scontri di una settimana fa a Trastevere, in cui è rimasto ferito un poliziotto. Il timore è che, pure stavolta, a Roma possano esserci disordini. Eufemismo. Per questo è stato approntato un piano di sicurezza: strade chiuse, variazioni nel trasporto pubblico, spiegamento di forze dell’ordine. Già mercoledì c’era stato un corteo davanti al ministero della Salute. I rischi vengono esacerbati dagli interessi della mafia, che da anni chiede analogo allentamento del carcere duro. Una variabile che desta ulteriori e inquietanti interrogativi. Come la possibilità, rivelata dalla Verità, che Cosa nostra fornisca armi alla galassia anarchica. Del resto il deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, l’ha già rivelato nel suo contestatissimo intervento alla Camera: Cospito ha avuto contatti con i boss in carcere. E nei colloqui, ha fatto riferimenti sibillini e inquinati: «Fuori la devono pagare, non si muovono solo gli anarchici…». Una comunione d’intenti che potrebbe saldarsi, sebbene tacitamente, in piazza. Ormai vengono organizzate quotidianamente manifestazioni a favore del detenuto in sciopero della fame, già condannato per tentata strage e attentato alla sicurezza dello Stato. Quella che, adesso, le sue rivendicazioni mettono nuovamente in pericolo.