2025-03-15
Gli affari di Francia e Germania dietro la smania di guerra dell'Ue
Parigi punta a guidare la Difesa Ue grazie all’atomica, mentre Berlino pensa di sostituire le fabbriche d’auto con i carri armati. A chi conviene il piano di riarmo europeo approvato nelle sue linee generali da una bellicosa risoluzione del Parlamento europeo? A Francia e Germania, due Paesi dalle leadership in declino che per anni in Europa hanno fatto il bello e il cattivo tempo, portandoci nel vicolo cieco in cui siamo, ovvero a un passo dalla guerra e per di più nel pieno di una crisi economica. Impossibile non vedere che ReArm Europe, accompagnata dalla seconda risoluzione del Parlamento di Bruxelles, quella che critica «la politica dell’amministrazione americana di rappacificarsi con la Russia», serve a Emmanuel Macron per porsi alla guida dei «volenterosi» che intendono combattere per l’Ucraina, in modo da poter riabilitare un’immagine che in patria è ai minimi storici. Monsieur le President ha bisogno di darsi un tono, di recuperare un po’ di credibilità, di dimostrare che non è finito e tutto ciò sogna di farlo a spese dell’Europa, nel tentativo di risorgere in Francia e concludere il mandato senza essere ricordato come il peggior inquilino dell’Eliseo.Friedrich Merz, futuro cancelliere tedesco, al tempo stesso ha il problema enorme di guidare un governo di coalizione con i socialdemocratici nel pieno di una crisi economica e finanziaria. Il modello della Germania, che per anni si è retto su importazioni di gas russo a buon mercato, su robuste relazioni commerciali con la Cina e su una manodopera a basso prezzo grazie a una forte immigrazione, è crollato. Le bollette, dopo la chiusura dei rubinetti con Mosca, sono le più alte del continente. E Pechino, da terra di conquista per le berline tedesche, è diventato un pericoloso concorrente. Quanto all’immigrazione, se prima garantiva salari bassi che rendevano felici gli industriali, oggi rappresenta un problema che spaventa l’opinione pubblica, preoccupata per la propria sicurezza.Francia e Germania dunque hanno tutto l’interesse a spingere affinché l’Europa si armi fino ai denti e dia vita a un esercito del Continente. Macron ritiene di essere il solo a poterlo guidare. Parigi infatti è l’unico Paese della Ue a disporre di un arsenale atomico e dunque pur non avendo il fisico di un generalissimo, Monsieur le President si è convinto che tocchi a lui farsi avanti e infatti non perde l’occasione di sparare dichiarazioni di fuoco: una volta per sollecitare l’invio di truppe in Ucraina, un’altra per replicare a muso duro a Trump. Il galletto francese sente di avere i requisiti per ottenere, oltre a galloni e mostrine, anche il bastone del comando.Quanto a Merz, dopo aver aggirato il nuovo parlamento per avere un via libera dal vecchio a rimuovere l’ostacolo che vieta di indebitarsi, spera di riuscire a riconvertire le fabbriche di automobili in catene di montaggio per carri armati, cannoni e aerei da combattimento, come i nazisti fecero in tempo di guerra. La transizione energetica imposta dall’Unione europea a trazione franco-germanica rappresenta il colpo di grazia per i colossi dell’automotive tedeschi. Non soltanto la Cina ha rallentato gli acquisti di vetture teutoniche, ma oggi minaccia di invadere il mercato del Vecchio continente con modelli elettrici più economici e competitivi, uccidendo un settore che è considerato la spina dorsale del Paese. Per Audi, Volkswagen, Mercedes, Porsche e Bmw lavorano 800.000 persone in Germania e secondo le stime, 200.000 potrebbero presto essere considerate di troppo. Un bel problema per il nuovo cancelliere, che si somma a quello dell’industria farmaceutica minacciata dai dazi di Trump. Urge dunque trovare una soluzione, che non può certo essere solo il via libera all’indebitamento. Servono misure espansionistiche per far crescere il Pil. E che cosa c’è di meglio di un bel piano di riarmo? Le guerre sono da sempre un antidoto alla crisi economica. Non solo distraggono l’opinione pubblica, ma consentono di riempire gli arsenali e di far ripartire l’industria. Dalle quattro ruote si passerà ai cingoli. E non importa che sotto i carri armati finiscano le costituzioni europee con il loro ripudio dei conflitti per risolvere le controversie. Come spiegavo ieri, la mozione del Parlamento europeo prevede che siano rimossi gli ostacoli di legge che impediscono l’entrata in guerra. Non ci sono molte alternative: il rullo di tamburi va fermato prima possibile.
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