2021-02-20
Gli affari di Benotti con Finmeccanica grazie ai renziani
Il mediatore in contatto con l'ex finanziatore del Rottamatore. Sentito sui nostri scoop il portavoce del giornalista indagato.La domanda circola da settimane: perché Mario Benotti, uno degli indagati per l'affaire delle mascherine cinesi vendute alla struttura del commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, ha fatto gratuitamente il consulente per il ministro Graziano Delrio e per i sottosegretari Sandro Gozi e Luigi Bobba? Forse abbiamo trovato una possibile risposta: la possibilità di costruirsi una fitta rete di contatti, anche lavorativi, con le aziende di Stato.Partiamo dall'inizio: siamo nel 2014 e qualcuno in Vaticano chiama Gozi e gli consiglia di prendere con sé Benotti. E Gozi che fa? Presenta Benotti a Fabrizio Landi, all'epoca membro del Cda di Finmeccanica, manager del settore biomedicale, nonché primo finanziatore della Fondazione Open, la cassaforte di Matteo Renzi. Nello stesso periodo Benotti, con la sua holding Partecipazioni Spa, subentra nel Consorzio di ricerca Optel a un paio di società del gruppo Finmeccanica, che si impegna, però, a continuare gli investimenti nel settore della ricerca. Un accordo che, come vedremo, vacillerà.L'8 novembre del 2015, Landi dichiara a un quotidiano: «Ho conosciuto Benotti attraverso Gozi […]. So che ha dei rapporti con il Vaticano, suo padre lavorava all'Osservatore Romano». Il manager toscano, assiduo frequentatore della Leopolda, entra poi nel dettaglio della nascita della collaborazione tra Benotti, in ottimi rapporti con il Vaticano, e il sindaco di Firenze Dario Nardella: «Si sono trovati una sera a cena a casa mia e l'idea è nata in quell'occasione, poi ho saputo che Dario gli aveva fatto una proposta di collaborazione. Gli incontri preparatori alla visita del Papa li ha organizzati lui e non a caso lo stesso Gozi è stato tra i partecipanti». Dunque Gozi, che a febbraio 2014 affida a Benotti l'incarico di segretario particolare e di coordinatore delle attività di comunicazione nei suoi uffici di Palazzo Chigi e lo presenta a Landi, che a sua volta fa da tramite con il successore di Matteo Renzi sulla poltrona di sindaco di Firenze.Landi nel maggio del 2014 viene nominato dal governo del fu Rottamatore membro del Cda di Finmeccanica (oggi Leonardo), dove resterà in carica fino al maggio del 2017. A quei tempi l'azienda strategica nel settore della difesa detiene, attraverso alcune sue controllate, una quota del 20,92 per cento del Consorzio Optel, nel cui Cda è presente dal 2013 proprio Benotti. L'11 giugno del 2015 Finmeccanica esce dal consorzio. A subentrare nelle quote, esattamente 6 giorni dopo, è la holding di Benotti, amministrata dalla compagna Daniela Guarnieri.Nel 2015 Optel mette a bilancio un utile di esercizio di 382.157 euro, a fronte di un fatturato di 3 milioni. L'anno prima il consorzio aveva registrato perdite per quasi due milioni. Insomma il 2015 sembra l'anno del rilancio. Nel bilancio firmato dal neo presidente Benotti si legge: «Sul fronte ricavi, pari a circa 2,38 milioni, questi sono composti sostanzialmente da contributi pubblici per i progetti di ricerca chiusi nell'anno per circa 1,1 milioni; commesse per circa 750.000 euro da parte di Selex Es (oggi Finmeccanica Spa); contributi da parte della Selex Es per 530.000 euro». Il documento serve anche a evidenziare che la cessione delle quote da parte del colosso della difesa non sarà un problema: «L'uscita dalla compagine dei grandi soggetti industriali afferenti al gruppo Finmeccanica non si è tradotto in alcun modo in una diminutio nella rilevanza del rapporto con Finmeccanica, vista sia la continuità delle attività. intraprese lo scorso anno che l'incremento delle attività su commessa previste nel 2016 in favore del gruppo». Un anno, il 2016, che, per i manager, si prospetta roseo: «Proseguendo la positiva esperienza già avviata nel corso del 2015 è prevista l'assegnazione di commesse di produzione da parte della consorziata Selex Es, ora Finmeccanica». Negli anni successivi però qualcosa non deve tornare. Nel 2016 il fatturato si conferma sui 3 milioni, ma gli utili crollano a 464 euro. Nel 2017 il valore della produzione scende a 2,35 milioni e il bilancio va in rosso per mezzo milione. Non va meglio nel 2018 (fatturato da 1,2 milioni di euro, perdite per 766.000), mentre c'è un leggera ripresa nel 2019 (1,8 milioni e 163.000). Il 19 settembre del 2019 i magistrati di Firenze registrano una telefonata concitata tra Benotti e Vincenzo Scotti, il presidente della Link university in quel momento intercettato. Scotti domanda: «Come è andata con Leonardo?». Benotti: «Sono spariti! Sono scomparsi!». Scotti: «Ma hanno detto che andavano… l'avvocato avevano preso appuntamento!». La chiamata viene interrotta da un'altra telefonata. Benotti riprende la conversazione con l'animo scosso: «Ma guarda che… ma che mi devo trovare…». Quindi il giornalista perde la trebisonda: «Ma io vado alla Procura della Repubblica e Profumo (Alessandro, ad di Leonardo, ndr) gli faccio finire la carriera! Io gli faccio finire la sua carriera. Enzo, io vado alla Procura della Repubblica e tiro fuori tutto e gli faccio saltare… gli faccio finire la carriera…». Scotti cerca le motivazioni di tanto risentimento: «Ma perché oggi non si sono visti?». Benotti: «No… ci stanno prendendo per il culo […] io li mando in galera tutti uno dopo l'altro, perché io ho informato tutti. Io ho documenti di tutti […] io gli faccio creare uno scandalo che non finisce mai […]».Il mese successivo, a ottobre, Leonardo e Optel firmano una transazione tombale in cui, a quanto risulta alla Verità, viene riconosciuto un risarcimento al consorzio.Va ricordato che sono soci di Optel anche il Consiglio Nazionale della ricerca (Cnr), che detiene il 33 per cento delle quote e che «contribuisce attraverso la partecipazione di personale e prestazione di servizi», e un'altra società riconducibile a Benotti, la Microproducts it Srl, la quale entra a far parte di Optel il 26 novembre 2015. Dopo aver chiuso il bilancio 2014 con un utile di 102.041 euro, dal 2015 al 2019 la Partecipazioni ha accumulato costantemente perdite, per un totale di 1.208.121 euro, con un picco di -429.495 euro nel 2016.Il 23 dicembre del 2015 la Partecipazioni entra direttamente in affari con una società riconducibile a Landi, la Diadem srl, con sede a Brescia, fondata nel 2012, attiva nel settore della diagnostica. Maggiore azionista della Diadem è Panakes partners, una società di gestione del risparmio, di cui Landi è azionista al 33 percento e presidente del cda dal 2018. La prima quota di azioni della Diadem acquistata dalla holding di Benotti ha un valore di 1.000 euro, ma un anno dopo l'acquisto, nel dicembre 2016, la Partecipazioni acquisisce altre azioni del valore nominale di 7.200 euro, per poi cederne una parte l'anno successivo a Heber Rafael Verri, sedicente direttore scientifico della Partecipazioni e consulente della Diadem. Nel decreto urgente di sequestro notificato tre giorni fa dagli uomini della Guardia di Finanza viene evidenziato l'emissione di bonifici da parte della Partecipazioni a favore di Verri «e della società allo stesso riconducibile Diadem Research Srl per euro 286.117,71». Una parte dei soldi viene versata per rilevare le quote dello stesso Verri nella Diadem, da cui l'uomo esce definitivamente il 26 ottobre. Avviso ai naviganti. La Guardia di finanza sta portando avanti in gran segreto un delicato filone d'inchiesta sulle fughe di notizie relative all'inchiesta sulle mascherine e mercoledì ha convocato Giancarlo Frè, imprenditore nel settore di comunicazione (è amministratore delegato della Sec & partners) e portavoce di Benotti per sentirlo come persona informata dei fatti per circa due ore. Argomento del faccia a faccia le fonti dei giornalisti. A incuriosire gli investigatori potrebbero essere state alcune intemerate del suo assistito (probabilmente intercettato), che di fronte agli scoop del nostro giornale e di qualche trasmissione televisiva, ha lanciato precise accuse contro alcuni parenti al corrente, per esempio, dei suoi discussi titoli di studio e sospettati di essersi trasformati in gole profonde. Per questo i finanzieri hanno fatto domande sulla possibile provenienza delle informazioni pubblicate dal nostro quotidiano, ma anche rilanciate da programmi tv come Non è l'arena, Fuori dal coro e Quarta repubblica. Frè si tolto dall'imbarazzo, spiegando ai militari che in vita sua non ha mai chiesto a nessun giornalista di rivelargli le proprie fonti.