2020-08-03
Pure la Francia è piena di inchieste a orologeria. In questo siamo cugini
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La Procura nazionale finanziaria di Parigi è stata al centro di numerose polemiche. Dal 2019 è stata avviata dall'allora ministro della giustizia, Nicole Belloubet, un'ispezione alla Pnf. Ancora in corso.All'inizio del 2017 l'attenzione dell'opinione pubblica transalpina era tutta concentrata sulle elezioni presidenziali con le quali, nel successivo mese di maggio, i francesi avrebbero scelto il loro nuovo capo di Stato. In quel periodo il favorito dei sondaggi era François Fillon. Poi scoppia il Penelope gate e addio vittoria.Nicolas Sarkozy si è trovato in una situazione simile a quella in cui è finito il suo ex primo ministro. In questo caso però non si parla di un presunto uso improprio di fondi pubblici o privati. Qui si è sospettato che numerosi avvocati di grido del foro parigino siano stati intercettati, a causa di un loro legame più o meno forte con Thierry Herzog, legale dell'ex presidente francese. Nel 2013 dentro una sede del sindacato dei magistrati viene scoperto un muro ricoperto di fotografie di vari esponenti politici, a queste si aggiungevano quelle di alcuni giornalisti e personaggi del mondo dello spettacolo. Sopra questa galleria di ritratti campeggiava la scritta «il muro dei pirla».Lo speciale contiene quattro articoli.Sentenza di condanna per Silvio Berlusconi, chat dell'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, dichiarazioni di alcuni giudici sul processo a Matteo Salvini sugli sbarchi dei migranti. I lettori della Verità conoscono queste vicende perché il nostro quotidiano se n'è occupato a più riprese. Si tratta di fatti che contribuiscono ad alimentare i dubbi sull'indipendenza della giustizia in Italia. Fortunatamente questa macchina funziona anche grazie a tantissimi magistrati e funzionari che lavorano onestamente e che, in alcuni casi, vivono sotto il peso di minacce, semplicemente perché svolgono il proprio dovere. Quando dei dossier come questi vengono portati a conoscenza dell'opinione pubblica si riaprono i dibattiti sulla riforma della giustizia, la separazione delle carriere dei magistrati, l'indipendenza dei giudici e altri temi legati all'applicazione delle leggi in Italia.Ma le criticità presenti nel sistema giudiziario non sono una specificità tutta italiana. Anche in Francia le polemiche sull'indipendenza della magistratura vengono periodicamente ravvivate dai fatti di cronaca. Per esempio, tra giugno e luglio di quest'anno le rivelazioni di alcuni magistrati, già competenti su vicende giudiziarie che hanno cambiato il corso della politica transalpina, hanno scatenato un putiferio. Tra le vicende al centro di queste polemiche c'è l'inchiesta per impieghi fittizi a carico dell'ex primo ministro francese François Fillon. Il procedimento è stato aperto nel 2017 quando Fillon era candidato (in vantaggio) alla presidenza della Repubblica. Un'altra vicenda riguarda invece l'ex capo di Stato francese, Nicolas Sarkozy, che alcuni magistrati avrebbero voluto condannare a tutti i costi, anche a costo di scatenare una sorta di caccia all'uomo tra alcuni dei più famosi avvocati parigini.Le polemiche sulla giustizia non sono dunque rare anche dall'altra parte delle Alpi. Nel 2013 la creazione della Parquet National Financier (la Procura Nazionale Finanziaria, ndr) era stata pesantemente criticata perché. Secondo vari osservatori del mondo giudiziario, questa nuova istituzione nasceva da dei buoni propositi ma portava in sé vari vulnus, in particolare in materia di difesa. Questa struttura era stata fortemente voluta dal presidente di allora, François Hollande, dopo lo scandalo che aveva coinvolto il suo ministro del bilancio, Jérôme Cahuzac. L'ex membro del governo transalpino aveva prima negato e poi ammesso di possedere di conti in Svizzera. Allo stesso anno risale anche scandalo del «muro dei pirla» scoperto nella sede del sindacato della magistratura. Nonostante siano passati sette anni da quel fulmine che ha colpito la categoria dei giudici transalpini, della vicenda si parla ancora regolarmente perché è sintomatica della visione politica che hanno alcuni magistrati francesi delle proprie funzioni.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/giustizia-politicizzata-in-francia-2646862904.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="una-giustizia-a-orologeria-per-francois-fillon" data-post-id="2646862904" data-published-at="1596372768" data-use-pagination="False"> Una giustizia a orologeria per François Fillon? All'inizio del 2017 l'attenzione dell'opinione pubblica transalpina era tutta concentrata sulle elezioni presidenziali con le quali, nel successivo mese di maggio, i francesi avrebbero scelto il loro nuovo capo di Stato. In quel periodo il favorito dei sondaggi era François Fillon. Grazie alla vittoria alle primarie del centrodestra l'ex primo ministro aveva un netto vantaggio sui propri concorrenti: Marine Le Pen, Jean-Luc Mélenchon, Benoit Hamon e, soprattutto, su Emmanuel Macron.Tutto sembrava filare liscio come l'olio per l'ex capo dell'esecutivo di Parigi finché, il 25 gennaio, il settimanale satirico Le Canard Enchainé non ha pubblicato un articolo nel quale si diceva che Penelope Fillon, la moglie dell'ex primo ministro, e l'ex supplente in parlamento Marc Joulaud, sarebbero stati impiegati per anni, in maniera fittizia, dal candidato presidente come assistenti parlamentari. Era l'inizio del Penelope gate.Il giorno stesso, con insolita rapidità, la Procura Nazionale Finanziaria (Pnf) ha aperto un'inchiesta preliminare con l'accusa di appropriazione indebita di fondi pubblici, uso improprio di beni aziendali e occultamento di tali comportamenti contestati. Il primo febbraio dello stesso anno il settimanale satirico ha scritto che anche i figli dell'ex primo ministro - Charles e Marie Fillon - sarebbero stati impiegati fittiziamente come collaboratori parlamentari. Il tutto, secondo il giornale, sarebbe costato più diverse centinaia di migliaia di euro. Va detto che la pratica contestata all'ex premier francese era estremamente diffusa tra i parlamentari di tutti gli schieramenti politici.Dopo una prima intervista al tg di TF1, il 17 febbraio 2017, Fillon ha preso la parola per denunciare un «colpo di Stato istituzionale» e comunicare l'intenzione di non ritirarsi dalla corsa per l'Eliseo. Il 14 marzo l'ex capo dell'esecutivo francese veniva ufficialmente indagato per appropriazione indebita di fondi pubblici.Il 23 aprile 2017 si tenne il primo turno delle elezioni presidenziali. François Fillon arrivò terzo, con il 20,01% dei voti. Davanti a lui: Marine Le Pen (21,30%) e Emmanuel Macron (24,01%). Il resto della storia è nota. All'Eliseo finirà l'ex ministro di François Hollande mentre la carriera del candidato del centro-destra sarà definitivamente conclusa.A tre anni di distanza - giusto qualche giorno prima dell'inizio del lockdown francese dovuto al Covid-19 - si è aperto il processo contro i coniugi Fillon e l'ex supplente. La Procura Nazionale Finanziaria ha chiesto l'arresto e la pena dell'ineleggibilità per l'ex premier. Il 29 giugno di quest'anno è arrivata la sentenza di primo grado. I tre imputati sono stati giudicati colpevoli e condannati a varie pene. François Fillon, in particolare, è stato condannato a cinque anni di carcere, di cui due con la condizionale, a pagare un'ammenda di 375.000 euro e all'ineleggibilità per dieci anni. I tre hanno fatto appello. Raccontare i principali passaggi del processo contro l'ex capo dell'esecutivo francese è importante per capire le conseguenze che hanno avuto le dichiarazioni rilasciate il 10 giugno scorso da Eliane Houlette, magistrato in pensione ed ex dirigente della Pnf. In quella data, davanti alla commissione d'inchiesta parlamentare dedicata all'indipendenza della giustizia, il magistrato ha dichiarato di aver subito delle pressioni nel procedimento a carico dell'ex premier. Tali pressioni sarebbero state esercitate dai superiori del giudice Houlette, in particolare dal procuratore generale presso la Corte d'Appello, Catherine Melet-Champrenault. Anche quest'ultima è stata sentita dalla commissione dell'Assemblea Nazionale. Durante il suo passaggio davanti ai deputati, il magistrato ha detto che aveva chiesto alla Pnf solo «quattro richieste di informazione» sul procedimento contro i Fillon. Inoltre, Melet-Champrenault ha spiegato che dalla Pnf erano risalite più informazioni «spontaneamente» rispetto alle «domande della procura generale». Pochi giorni dopo il passaggio in commissione, Houlette ha fatto un mezzo passo indietro e ha cercato di spegnere l'incendio.Tuttavia, poco più di un mese dopo queste dichiarazioni, l'ex magistrato della Pnf ha fatto un'altra uscita bomba. Questa volta davanti al Consiglio Superiore della Magistratura d'Oltralpe.Come rivelato ancora dal Canard Enchainé, Eliane Houlette ha dichiarato al Csm di Parigi che «su domanda esplicita della procura generale», sarebbero stati inviati a quest'ultima «17 rapporti via posta elettronica e le sintesi di audizioni». Inoltre, ha aggiunto la giudice in pensione, «a questi scambi via posta elettronica si aggiungevano delle domande orali e le riunioni settimanali con il procuratore generale, dedicati essenzialmente a questa procedura». Come detto, i coniugi Fillon hanno fatto appello al giudizio di primo grado. Non è da escludere che prossime fasi del processo possano riservare nuovi colpi di scena. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/giustizia-politicizzata-in-francia-2646862904.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="nicolas-sarkozy-l-uomo-da-abbattere" data-post-id="2646862904" data-published-at="1596372768" data-use-pagination="False"> Nicolas Sarkozy, l'uomo da abbattere Nicolas Sarkozy si è trovato in una situazione simile a quella in cui è finito il suo ex primo ministro François Fillon. In questo caso però non si parla di un presunto uso improprio di fondi pubblici o privati. Qui si sospetta che numerosi avvocati di grido del foro parigino siano stati intercettati a causa di un loro legame più o meno forte con Thierry Herzog, legale dell'ex presidente francese. La vicenda è complessa e inizia nel 2014.In quell'anno, temendo di essere oggetto di intercettazioni insieme al suo cliente, l'avvocato Herzog apre una linea telefonica cellulare intestandola a un certo Paul Bismuth. Un nome rivelatosi poi di fantasia. Secondo varie ricostruzioni fornite dalla stampa francese i due, senza sapere di essere intercettati, usano l'utenza intestata al nome fasullo per parlare delle indagini legate all'affaire Liliane Bettencourt (ex erede dell'impero l'Oréal, deceduta nel 2017, ndr) che aveva coinvolto anche Eric Woerth, ex ministro di Fillon. L'ereditiera e l'ex ministro sono stati poi scagionati. Nicolas Sarkozy e il suo legale si parlano anche di una presunta soffiata sul dossier Bettencourt che sarebbe arrivata loro grazie a un giudice della cassazione francese Gilbert Azibert. Tale soffiata riguardava delle possibili intercettazioni a loro carico. Azibert sarebbe stato interessato a un incarico di prestigio a Monaco per il quale Sarkozy avrebbe dovuto mettere una buona parola per ringraziarlo della soffiata. Alla fine però la raccomandazione non arrivò forse perché Sarkozy temeva di essere stato intercettato.Questo cambio di decisione da parte dell'ex capo di Stato francese avrebbe indotto i magistrati della Procura nazionale finanziaria (Pnf), a fare di tutto per scoprire se Sarkozy avesse ricevuto un'informazione riservata. Come rivelato da una lunga inchiesta pubblicata dal settimanale Le Point, i magistrati della Pnf avrebbero dunque fatto intercettare, e in certi casi addirittura geolocalizzare, alcuni dei più famosi avvocati del foro parigino. Tra questi ci sarebbe stato anche Eric Dupond-Moretti, diventato all'inizio di questo mese ministro della giustizia del governo guidato da Jean Castex. Secondo il settimanale, alla Pnf sarebbero arrivati a spulciare i dettagli delle bollette telefoniche degli avvocati. Il tutto era volto a cercare di capire se uno dei principi del foro avesse ricevuto delle soffiate da parte di qualche magistrato e le avesse trasmesse al duo Sarkozy-Hertzog. Il tutto avvenuto con buona pace per il diritto alla privacy personale e per il segreto professionale dei legali. Le intercettazioni e il passaggio al setaccio delle bollette hanno portato ad un nulla di fatto. Le indagini, sempre secondo Le Point, si sono concluse alla fine dello scorso anno. Il problema è che per tuttio questo tempo nessuno ha informato Sarkozy e il suo avvocato dell'esistenza di questa inchiesta. Si tratta di un dettaglio non di poco conto, visto che nel frattempo, per l'ex capo di Stato francese si stava preparando un processo per corruzione in merito alla vicenda di Azibert. Tale processo è fissato per il prossimo mese di novembre. Molti degli avvocati intercettati pensano di fare causa allo Stato. Inoltre, il primo luglio scorso, poco prima dell'uscita di scena del governo guidato da Edouard Philippe, l'allora ministro della giustizia, Nicole Belloubet, ha annunciato l'avvio di un'ispezione alla Pnf. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/giustizia-politicizzata-in-francia-2646862904.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="il-muro-dei-pirla-costruito-dai-giudici" data-post-id="2646862904" data-published-at="1596372768" data-use-pagination="False"> Il «muro dei pirla» costruito dai giudici Che i rapporti tra il sindacato della magistratura francese e la destra transalpina non fossero idilliaci non era un mistero per nessuno. Ma nel 2013 è arrivata la «prova provata» di questo rapporto conflittuale, per dirla con un eufemismo. Clément Weill-Raynal(*), un giornalista del canale pubblico France 3, ha girato di nascosto un video all'interno di un ufficio del sindacato della magistratura. Il contenuto è stato pubblicato dal media di destra Atlantico.fr. Nel video si vedeva un muro dell'ufficio sindacale ricoperto di fotografie di vari esponenti politici, a queste si aggiungevano quelle di alcuni giornalisti e personaggi del mondo dello spettacolo. Sopra questa galleria di ritratti campeggiava la scritta «il muro dei coglioni». La maggior parte delle personalità appiccicate al muro erano, manco a dirlo, di destra o simpatizzanti di questa area politica. Tra questi, si ricordano: Nicolas Sarkozy, accompagnato da una buona parte degli ex membri della sua maggioranza che ha retto il Paese fino al 2012, Christine Boutin, all'epoca presidente del Partito Cristiano-Democratico transalpino, Nicolas Dupont-Aignan, leader del partito sovranista Debout La France. A onor del vero, tra i ritratti c'erano anche quelli dell'allora ministro dell'interno Manuel Valls che, all'epoca, era socialista e poi è diventato macronista, nonché quello di Jacques Attali. Tra i personaggi fotografati c'era il polemista Eric Zemmour ma anche il padre di una giovane che nel 1979 era stata violentata e assassinata.La scoperta aveva provocato delle vive polemiche sulla faziosità dei magistrati. Molti degli affissi avevano protestato vivamente. L'autore del video era stato sospeso temporaneamente dalla propria azienda e l'allora ministro della giustizia Christiane Taubira - la “madre" della legge che ha introdotti in Francia il matrimonio tra persone dello stesso sesso - aveva reagito piccata. L'esponente del governo si era detta «costernata» di fronte a un comportamento definito «per lo meno fuori luogo da parte di una organizzazione sindacale dei magistrati». Poi aveva girato il dossier al Consiglio Superiore della Magistratura d'Oltralpe che, però, non si era voluto pronunciare, in quanto considerava la vicenda al di fuori dalle proprie competenze. Poi, con estrema lentezza, la giustizia ha fatto il suo corso per arrivare al 31 gennaio 2019, quando il tribunale ha emesso una sentenza di condanna contro Françoise Martres che all'epoca della scoperta del muro era presidente del sindacato della magistratura. Per la verità la pena comminata è stata molto blanda. I giudici hanno condannato la loro collega a pagare un'ammenda da 500 euro oltre a 5.000 euro di danni e interessi a una delle persone incollate sul muro. Tutti gli altri ricorsi presentati dalle personalità sul muro, sono stati respinti.(*) Clément Weill-Raynaln è l'autore del libro Le Fusillé du mur des cons (Edizioni Plon - non tradotto in italiano)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)