2020-02-29
Giuseppi, l’infettivologo del popolo, mette in quarantena pure Zingaretti
Il segretario del Pd affonda insieme al premier ormai finito. La maggioranza si trascina per inerzia. Tramonta la pista del governissimo. Ma rispunta la pazza (e improbabile) idea di un esecutivo di centrodestra allargato.La proposta di Matteo Salvini, di sostituire il premier Giuseppe Conte con un presidente del Consiglio che porti l'Italia alle urne, il prossimo autunno, sostenuto da una maggioranza ampia, un effetto lo ha già ottenuto: ha indebolito ancora di più, ove ce ne fosse bisogno, il premier col ciuffo, scaricato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e «adottato», in termini politici, da Nicola Zingaretti. Conte, ormai, è un quasi ex premier: non ha retto alla prova dell'emergenza coronavirus, ha combinato una serie di guai che hanno fatto irritare anche il solitamente imperturbabile Mattarella, e il suo governo si trascina per inerzia, retto solo dalla mancanza di una alternativa. Il virus della debolezza politica, Conte lo ha trasmesso a Nicola Zingaretti, prima vittima del disastro dell'infettivologo del popolo, che ha disorientato ulteriormente gli italiani, già terrorizzati dall'epidemia, con una serie imbarazzante di maldestre apparizioni tv e dichiarazioni senza senso, compresi gli attacchi alle regioni, all'opposizione e perfino ai medici. Zingaretti sta affondando insieme a Conte, il quale è ormai un «diversamente piddino»: l'unico partito sul quale può contare è il Pd, visto che il M5s non ha più alcuna sostanza politica. Italia viva? Figuriamoci: Matteo Renzi non vede l'ora di sfrattare Giuseppi da Palazzo Chigi e ha collaborato in maniera decisiva a spingerlo tra le braccia di Zingaretti, che si era illuso di aver scovato il nuovo grande leader della sinistra progressista, e invece si è ritrovato a dover difendere il re degli indifendibili.«Avremo buona memoria», insiste Matteo Salvini, «ma ora servirebbe un governo, un premier, un ministro degli Esteri con le palle che sappiano difendere l'interesse italiano. È il momento del coraggio e della responsabilità. Sono disponibile a parlare con tutti», aggiunge il leader del Carroccio, «non per inciuciare, ma per il bene del Paese. Lasciamo che questo paese sia guidato da qualcuno, con idee, cuore e coraggio». Chi? Edoardo Rixi fa il nome, in tv: Mario Draghi. «Bisogna che ci sia un premier che unisce e non che divide», dice il deputato leghista, vicinissimo a Salvini, a Coffee Break, su La7, «una figura come quella di Mario Draghi potrebbe avere senso in un periodo di transizione, ridarebbe all'Italia autorevolezza in campo internazionale». Il nome di Draghi, ovviamente, sarebbe difficile da spendere per un governicchio di otto mesi, ma l'importante è mettere in crisi l'attuale maggioranza, e Salvini ci sta riuscendo benissimo. Può contare, il leader della Lega, anche su Mara Carfagna, che con la sua pattuglia di deputati e senatori, aderenti all'associazione Voce libera, in queste ore viene segnalata come in frenetica attività, dopo che l'altro ieri ha pubblicamente apprezzato l'ipotesi di un governo di unità nazionale. «La proposta del leader della Lega, Matteo Salvini», ribadisce Gigi Casciello, deputato di Forza Italia, tra i fondatori di Voce libera e vicinissimo alla vicepresidente della Camera, «ritengo meriti di essere presa in considerazione». Un governo con il Pd e il M5s comunque non sarebbe mai digerito da Giorgia Meloni: «Consideriamo l'esperienza del governo Conte fallimentare», ribadisce al Tg2 il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, «totalmente fallimentare, e dopo il governo Conte ci dovranno essere libere elezioni per dare la possibilità al nostro popolo di avere un governo serio». Anche il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, chiude la porta: «L'ipotesi del governissimo è già finita in archivio», commenta Tajani al Tg5, «neanche chi l'ha proposta, la vuole». E allora? Con un Conte ormai alla frutta, che potrebbe naufragare sul primo scoglio parlamentare, e un governissimo che non decolla, qualcuno, in queste ore, sta lavorando a una pazza idea: un bel governo di centrodestra. Proprio così: la svolta «responsabile» di Matteo Salvini è che l'applicazione concreta della linea di Giancarlo Giorgetti, grande tessitore di una trama sottilissima, delicatissima, che il numero due del Carroccio sta portando avanti come extrema ratio, contando sull'ok di Silvio Berlusconi, da sempre sostenitore numero uno della tesi che nel marzo 2018 il centrodestra ha vinto le elezioni, e sul probabile via libera della Meloni, che di fronte all'ipotesi di un governo di centrodestra allargato a una parte del M5s potrebbe riconsiderare la sua posizione «dopo Conte c'è solo il voto».Naturalmente, si dovrebbero trovare in parlamento i numeri che mancano per formare una maggioranza: una trentina di senatori e una cinquantina di deputati. Numeri che arriverebbero dal gruppo misto, dai vari cespuglietti, forse dai renziani e, naturalmente, da quei parlamentari del M5s disposti a tutto pur di non tornarsene a casa. Pensate davvero di farcela? «È difficile, non impossibile», confida alla Verità una fonte che sta lavorando in prima linea a questa ipotesi, «e comunque l'alternativa sarebbe tenersi Conte per un altro anno, e per l'Italia sarebbe una tragedia».
Carlo III e Donald Trump a Londra (Ansa)
Tyler Robinson dal carcere dello Utah (Ansa)