2020-04-11
La disfatta di Conte
Niente eurobond, resta solo il Fondo ammazza Stati: esultano tedeschi e olandesi. Noi rimaniamo in mutande, mentre il partito che sostiene il premier vuole imporre un'altra tassa su chi guadagna più di 80.000 euro lordi. Mandiamoli via prima che sia tardi.Giuseppe Conte ha perso su tutta la linea. E, purtroppo, con lui ha perso anche l'Italia. Il linguaggio pomposo dell'avvocato di Volturara Appula che tanto piace ai commentatori italiani non ha infatti incantato i ministri dell'Eurogruppo, i quali hanno tirato diritto, infischiandosene di quel che diceva Roberto Gualtieri e bocciando le richieste avanzate dal governo italiano. Dall'Europa dunque non arriveranno soldi per rilanciare l'economia piegata dal coronavirus, al massimo verrà erogato qualche spicciolo, ma se l'Italia vorrà soldi dovrà adeguarsi alle regole del Mes, cioè assoggettarsi alla Troika e cedere pezzi di sovranità nazionale.Per capire che le cose sono andate come ve le raccontiamo e non come le descrive la macchina della propaganda di Palazzo Chigi è sufficiente rivolgere lo sguardo oltre i confini nazionali e leggere ciò che hanno scritto altri, a cominciare dal giornale De Telegraaf, ossia il quotidiano più diffuso in Olanda. Sotto la testata, il titolo di prima pagina non lascia adito a dubbi: «I Paesi Bassi vincono la battaglia europea». Pur rappresentando appena il 3 per cento della popolazione, Amsterdam è stata capofila del gruppo dei Paesi del Nord che si è opposto ai corona bond e a qualsiasi condivisione del debito. Dunque a De Telegraaf c'è da credere. Ma se si avesse qualche incertezza sull'esito della riunione di giovedì sera, basterebbe guardare i tweet dei falchi che hanno condotto la trattativa, a cominciare da quelli di Wopke Hoekstra, il ministro delle finanze del governo olandese. In poche battute, l'uccellino dell'uomo forte del governo di Mark Rutte ha manifestato tutta la sua esultanza per la conclusione del negoziato: «Niente eurobond e condizioni rigorose per i Paesi che chiederanno di accedere ai fondi del Mes». Hoekstra è lieto del risultato raggiunto e ancor più felice è Jörg Kukies, altro falco, ex Goldman Sachs e attuale viceministro dell'Economia nel governo di Angela Merkel. Anche lui lo dice con un tweet: «Abbiamo vinto, siamo a posto».Chi non è a posto siamo noi. Gualtieri, l'orsacchiotto messo da Massimo D'Alema al fianco di un presidente di peluche come Giuseppe Conte, non ha ottenuto niente. Il Mes senza la Troika vale solo per le spese sanitarie. Significa che se avremo bisogno di mascherine e di siringhe potremo ottenere qualche soldo senza sottometterci a Bruxelles, ma per i disoccupati, per le aziende sull'orlo del baratro, per le famiglie e per i consumi, non c'è un euro. Il recovery fund, l'idea sposata da quel grande scienziato di Paolo Gentiloni per dare ossigeno alle imprese, sarà, per stessa ammissione del ministro dell'Economia, «una battaglia dura». Perché la proposta è stata rinviata a data da destinarsi e soprattutto senza neppure essere scesi nei dettagli di come verrà finanziato e quando.In pratica, come diciamo ormai da settimane, l'Italia è sola. Anzi, è mal accompagnata da un governo tra i più incapaci della storia, che invece dei soldi distribuisce chiacchiere. Anche ieri Conte ha ripetuto che «la sua posizione sul Mes non cambierà». «Io ho una sola parola», ha ripetuto, dimenticando che disse lo stesso prima di passare dalla Lega al Pd. Oggi di fatto Palazzo Chigi non ha una strategia e i decreti annunciati per concedere liquidità alle famiglie e alle aziende sono gusci vuoti, sprovvisti dei fondi per essere davvero efficaci. L'Italia, il secondo Paese manifatturiero dell'Europa, la terza economia del continente, non sa come uscire dal guado, o per lo meno non lo sa chi ci guida. La nostra è una nazione sospesa, privata della libertà e costretta a subire regole imposte dalla convenienza e dal cinismo di quelli che insiste a voler considerare partner. È evidente che per rompere l'accerchiamento serve coraggio, ma ancor prima servono un governo e un presidente del Consiglio che abbiano le idee chiare e non è il nostro caso. Oggi, per non essere sconfitti e ridotti in schiavitù da un Paese che campa sulle tasse degli altri (l'Olanda è di fatto un paradiso fiscale), serve respingere in blocco ciò che ci viene offerto e rovesciare il tavolo. Cominciamo ad applicare le strategie che hanno fatto la fortuna dei Paesi Bassi, introducendo la legislazione e tassazione che hanno favorito il trasloco di una serie di multinazionali, obbligando quelle italiane a rientrare. Di certo qualche soldo in più di quelli che la Ue ci vuole concedere lo porteremo a casa.Purtroppo, come dicevamo, per fare tutto ciò serve un governo capace. Invece, sapete che cosa stanno pensando i cervelloni della maggioranza? Una tassa del 10 per cento sui redditi più alti. Per Graziano Delrio, capogruppo alla Camera del Pd, è necessario introdurre un prelievo di solidarietà sugli stipendi sopra gli 80.000 euro lordi, che - sia detto per inciso - spesso è ciò che guadagna un medico, cioè quelli che oggi chiamiamo eroi. È così che il Pd li vuole premiare. Una tassa del 10 per cento sul reddito non è una patrimoniale, ma un semplice furto, che porterebbe l'Irpef per chi non sia in bolletta al 53 per cento, escluse le varie addizionali regionali e le tasse municipali. Una stangata che completerebbe l'opera iniziata dall'Europa, ammazzando l'economia. Per salvarci urge dunque cacciare al più presto Conte e compagni. Ne va della sopravvivenza di questo Paese.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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