2023-10-03
Per i giudici i diritti dei migranti valgono più di quelli degli italiani
La sentenza che libera quattro tunisini dal centro di trattenimento fa a pugni con la logica e anche con le disposizioni europee, ma è coerente con l’ideologia che anima certi magistrati. È sempre più urgente una misura che preveda la loro responsabilità.Ci risiamo. La sinistra giudiziaria che tifa migranti prova a rendere inefficaci le misure del governo per fermare l’ingresso illegale nel nostro Paese. Lo abbiamo già visto fare in passato, con l’introduzione del reato di immigrazione clandestina e poi con il blocco dei porti, provvedimenti che i giudici hanno disapplicato e ostacolato in tutti i modi, arrivando fino al punto di processare l’allora ministro dell’Interno. Adesso, nel mirino c’è il decreto che consente il trattenimento dei richiedenti asilo. Rinchiudere i migranti in attesa di verificare se abbiano o meno diritto a essere accolti, come avviene nella maggioranza dei Paesi europei, secondo un giudice del tribunale di Catania violerebbe un sacco di regole. E allora andiamo a vedere quale di queste benedette leggi sarebbe intaccata, perché da quello dipende l’ennesimo braccio di ferro tra l’esecutivo e la magistratura. Secondo la sentenza della toga siciliana, il decreto del governo sarebbe in contrasto con la direttiva numero 33 della Ue, che fin dal 2013 sancirebbe che «nessun richiedente può essere trattenuto al solo fine di esaminare la sua domanda» di asilo. Né, secondo il giudice, che si preoccupa di smontare la cosiddetta cauzione, è possibile rinchiudere un clandestino «per il solo fatto che non può sovvenire alle proprie necessità». Cioè, che non sia in grado di mantenersi non è un requisito sufficiente per spedire nel centro un extracomunitario: tocca allo Stato, cioè a Pantalone.Il magistrato si premura anche di spiegare che ciò che confligge con le direttive comunitarie va ignorato, in quanto la Corte costituzionale, nel lontano 1989, ha stabilito che se la normativa italiana è incompatibile con quella dell’Unione, non è quest’ultima a dover essere disapplicata, ma la prima. Ovviamente, non entro nel merito delle sentenze della Consulta, che da tempo sono in conflitto evidente con il buon senso e con l’articolo 1 della Costituzione, secondo cui è del popolo, attraverso il Parlamento, la sovranità del Paese. Se ciò che decidono a maggioranza Camera e Senato può essere annullato in quanto a Bruxelles la pensano diversamente, che senso ha eleggere i propri rappresentanti e, aggiungo, mantenere migliaia di persone che ruotano intorno a Montecitorio e Palazzo Madama? Ma non è su questo che voglio porre l’accento, bensì proprio sulle contestazioni mosse dal giudice nel dispositivo con cui ha «liberato» i migranti.Nella direttiva Ue del 2013, è vero che all’articolo 8 si dice che non è possibile trattenere una persona per il solo fatto di essere un richiedente asilo, ma subito dopo, al comma 2, si legge «ove necessario e sulla base di una valutazione caso per caso, gli Stati membri possono trattenere il richiedente, salvo non siano applicabili efficacemente misure alternative meno coercitive». Perciò, non è vero in assoluto che non si possa rinchiudere un richiedente asilo: si può, ma solo in determinate circostanze. E quali sarebbero queste eccezioni? Leggere per credere: «Per determinarne o verificarne l’identità o la cittadinanza; per determinare elementi che non potrebbero ottenersi senza il trattenimento, in particolare se sussiste il rischio di fuga del richiedente; quando lo impongono motivi di sicurezza nazionale o di ordine pubblico». Tralascio il comma in cui si spiega che se l’immigrato fa il furbo, cioè cerca di ritardare l’espulsione, può essere messo in un centro, ma che sia possibile trattenere un clandestino, a differenza di ciò che sostiene il giudice di Catania, lo si arguisce dal fatto che nella direttiva è previsto che «i motivi di trattenimento siano specificati dal diritto nazionale». Che è ciò di cui si incarica il decreto del governo.Non è vero neppure il passaggio sulla cauzione, ovvero sull’impossibilità di trattenere il migrante che non è in grado di mantenersi. Il paragrafo 4 della direttiva Ue dice che gli Stati membri possono richiedere la costituzione di una garanzia finanziaria e «anche l’obbligo di dimorare in un luogo assegnato». Insomma, le norme europee bisogna leggerle tutte e non solo quelle che piacciono. Un’ultima considerazione. Nella sua sentenza, il magistrato siciliano cita anche l’articolo 13 della Costituzione, secondo cui il trattenimento deve considerarsi una misura eccezionale e limitativa della libertà personale». E con quei milioni di italiani che un dpcm ha trattenuto per settimane chiusi in casa, come la mettiamo? La legge vale solo per gli extracomunitari o anche per chi è nato qui e, in teoria, dovrebbe veder tutelati i propri diritti? Ps. La sentenza del giudice di Catania è anche uno schiaffone al presidente della Repubblica. Infatti, se ci è voluta una sconosciuta magistrata siciliana per accorgersi che il decreto è incostituzionale e contrario alle norme Ue, Sergio Mattarella che fa lassù sul Colle?
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