2025-02-11
Giudice costretta al dietrofront. Fermato sospetto miliziano Isis
Sebastiana Ciardo (Imagoeconomica)
La toga che aveva appena liberato il presunto terrorista cambia idea e convalida il trattenimento. A Palermo, un clandestino rilasciato quasi uccide un connazionale.Quarto giro, quarta versione. Il ventiseienne egiziano Mohamad A., dopo aver parlato con la polizia, con la Commissione territoriale per il riconoscimento dello stato di rifugiato e con la Corte d’appello di Palermo, ieri ha offerto a un giudice un’ulteriore rivisitazione della sua fuga dall’Egitto. E questa volta consigliera di Corte d’appello Sebastiana Ciardo ha deciso di convalidare l’ordine di trattenimento nel Centro di permanenza per il ripatrio di Caltanissetta emesso dal questore di Agrigento Tommaso Palumbo.Era stata proprio la toga palermitana, considerata vicina alla corrente progressista di Area, a non convalidare la prima richiesta lo scorso 6 febbraio. Quel giorno la consigliera, ignorando le dichiarazioni rese dal clandestino alla Polizia e alla Commissione territoriale di Agrigento per la protezione internazionale a proposito di un proprio coinvolgimento in un procedimento per terrorismo in patria, aveva dato credito all’immagine di perseguitato che aveva offerto di sé l’egiziano: « «A riprova dell’insicurezza del Paese, anche in maniera generalizzata, contro la libertà di manifestazione del pensiero e di opinione lo stesso giovane richiedente asilo Mohamad A. ha riferito di essere stato arrestato e tenuto in carcere per 5 mesi per avere solo postato sulla piattaforma social Facebook un commento critico nei confronti del proprio Paese per ragioni economiche».La Ciardo aveva anche contestato la tesi della Polizia che l’egiziano volesse sfuggire agli accertamenti delle forze dell’ordine, con un argomento originale, questo: «L’isola di Lampedusa è internazionalmente conosciuta come una zona ampiamente presidiata delle autorità perché zona di frontiera per rotte di migrazione internazionali».Eppure il procuratore generale e il questore avevano chiesto entrambi il trattenimento per un evidente pericolo di fuga.Il giudice aveva, invece, inviato gli atti alla Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue) per verificare se il diritto comunitario debba essere interpretato in modo da riconoscere come non sicuro l’Egitto, ovvero un Paese con più categorie di persone discriminate, minacciate o perseguitate. Infatti nella sua lunga ordinanza (51 pagine) aveva messo in dubbio l’affidabilità della lista di Paesi sicuri contenuta in un decreto legge del 2024 e aveva ricordato le «plurime questioni di analogo tenore già sollevate da altri uffici giudiziari italiani, sulla compatibilità tra la disciplina nazionale che ha individuato i paesi sicuri e quella unionale». Insomma la Ciardo si era accodata ai numerosi colleghi che non avevano confermato i trattenimenti albanesi e non solo quelli.Ma, con le notizie che aveva a disposizione, venerdì scorso, il questore ha subito emesso un altro provvedimento di trattenimento, questa volta paventando «un pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica». Nell’atto era specificato che «in fase di audizione il richiedente asilo riferiva di essere stato condannato per reati legati al terrorismo, con pena scontata presso il carcere governativo "Qowat a Amn Damanhour"» e che «in particolare rappresentava di appartenere all'organizzazione terroristica "Daesh" e di fare proselitismo nei confronti di bambini presso una scuola da lui creata e diretta, con finanziamenti la cui origine non è stata meglio specificata». Palumbo sottolineava anche che «durante l'audizione non è apparso chiaro se il soggetto sia evaso dalla prigione o abbia scontato interamente la pena», come sostenuto in un secondo momento.Ieri i sostituti procuratori generali Maria Teresa Maligno e Carlo Marzella hanno condiviso la preoccupazione della Polizia. Come del resto avevano già fatto la settimana scorsa. Marzella ha, però, precisato, andando in soccorso della collega Ciardo, che il clandestino ha «fatto dichiarazioni contrastanti anche rispetto a quanto dichiarato in sede di audizione davanti alla Corte d’Appello in data 5 febbraio 2025, ove non emergeva alcun problema legato al terrorismo». Poi ha sottolineato gli aspetti che erano già noti, ma che non avevano convinto il giudice a convalidare il trattenimento: «Mohamad A. si è sottratto all’obbligo di rimanere nel territorio e ciò lascia intendere che è abituato a violare la legge; inoltre, anche l’intenzione di raggiungere questi amici a Milano, di cui non ha fornito i numeri di telefono, è ulteriore indice di appartenenza all’organizzazione terroristica Daesh di cui si fa riferimento nel provvedimento della Commissione territoriale».L’egiziano, in aula, ha offerto nuovi tasselli sulla sua storia personale, più o meno discordanti con i precedenti. Ha dichiarato di «avere la foto della carta di identità nel proprio cellulare»; di «avere lasciato il proprio Paese per “un problema politico ed economico”, atteso che l’Egitto non sarebbe “un Paese democratico”, tanto che, a seguito della pubblicazione su Facebook di considerazioni critiche contro il Governo e lo Stato, era stato raggiunto dalla polizia che lo aveva sottoposto a misura detentiva, ritenendolo un terrorista solo perché “porto la barba”»; di «conoscere a memoria il Corano, circostanza che gli ha consentito di insegnarlo ai bambini e alle loro famiglie della città, presso la propria abitazione»; di «essere uscito prima dal carcere in maniera legale a seguito della liberazione anticipata intervenuta il 24 novembre 2023, pur essendo il processo ancora in corso». Ha anche assicurato che non gli sarebbero «stati contestati reati diversi da quello per il quale è sub judice», ma che gli sarebbe stata «vietata l’uscita dall’Egitto». Ha ammesso di «avere lasciato il proprio paese “illegalmente”, per il timore della polizia e delle condanne che non sarebbero “giuste”» e che si sarebbe recato in Italia «in considerazione della protezione offerta dall’ordinamento nazionale a favore dei rifugiati politici». Ha concluso dichiarando di «avere amici che sarebbero disponibili a offrirgli ospitalità a Milano», di cui avrebbe fornito i nominativi (i fogli con le generalità dei presunti conoscenti sarebbero stati depositati telematicamente dalla Questura di Caltanissetta).Pertanto il giudice, considerate le vecchie dichiarazioni autoaccusatorie rese davanti alla Commissione territoriale, di cui non sarebbe stata informata, e dopo avere preso atto del fatto che il clandestino «è privo di passaporto e di altri documenti ed è sbarcato irregolarmente a Lampedusa» (cosa che la toga già ben sapeva e, nonostante ciò, aveva messo in discussione il pericolo di fuga), ha riconosciuto il « pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica» che deriverebbe da Mohamad A., ma anche il pericolo di fuga. Per la Ciardo il primo rischio è concreto «trattandosi di soggetto sospettato di appartenere ad associazione terroristiche, il quale ha commesso reati nel proprio Paese di origine per il cui accertamento è ancora in corso il relativo processo, che ha lasciato il proprio territorio illegalmente così violando un ordine di “inibizione a lasciare il Paese” ancora vigente». Il secondo è, invece, confermato dal «mancato possesso del passaporto o di altro documento equipollente, in corso di validità» e di «idonea documentazione atta a dimostrare la disponibilità di un alloggio ove possa essere agevolmente rintracciato». Insomma, se capiamo bene, quello che non valeva giovedì andava bene ieri.Quindi il giudice ha convalidato il provvedimento del questore («che risulta legittimamente emesso»), in un’ordinanza di 7 pagine, mentre delle precedenti 51 di contestazione al decreto legge sui Paesi sicuri, nella convalida del trattenimento è rimasto solo che la sospensione del precedente procedimento «non osta all’emissione di un nuovo provvedimento di trattenimento», «qualora venga accertata la sussistenza» anche della pericolosità.L’espulsione, sembra di capire, avverrà, però, solo alla fine dell’iter per la richiesta di asilo. Infatti, l’istanza è già stata rigettata dall’apposita commissione, ma il giudice ha ricordato che la decisione può essere ancora impugnata. Nell’attesa Mohamad A. resterà nel Cpr di Pian del Lago, in provincia di Caltanissetta.Intanto a Palermo c’è stato un altro caso di sospensione di espulsione per il rinvio pregiudiziale degli atti alla Cgue che farà certamente discutere. Il 29 novembre un collegio della Corte d’Appello Palermo della sezione specializzata in protezione internazionale, presieduto da Francesco Micela, si espresso non su una richiesta di convalida, ma sull’impugnazione di un rigetto della richiesta di asilo politico. I giudici hanno deciso di sospendere l’esecutività del diniego e, di conseguenza, del provvedimento di espulsione, lasciando libero di girare per la Sicilia un venticinquenne tunisino, S.T..Nelle more della decisione della Corte lussemburghese, il giovanotto, domenica pomeriggio ha avuto il tempo di cercare di uccidere con quattro coltellate un connazionale ospite in una struttura per minorenni (ma in realtà sarebbe maggiorenne) di Castelvetrano. Il giovane è stato ricoverato presso l'ospedale civico di Palermo in prognosi riservata, mentre S.T. è stato fermato con l’accusa di tentato omicidio ed è stato trasferito nel carcere di Trapani.Il clandestino, denunciato per ingresso irregolare in Italia, è stato rintracciato presso il centro di accoglienza per richiedenti protezione internazionale dove era ospite.Le polemiche, anche in questo caso, saranno inevitabili.